La rinascita di Cavasin, dopo anni di inattività trionfa nuovamente in Italia
Il Barisardo ha vinto, con cinque giornate di anticipo, il suo campionato di prima categoria sarda. 108 gol fatti, solamente 9 subiti ed una mostruosa differenza reti che si fa presto a calcolare. 21 partite giocate, 20 vittorie, un pareggio e, sempre per un semplice calcolo matematico, zero sconfitte. Basterebbero queste poche righe per raccontare una storia, quella di una società che investe sul territorio, molto ambiziosa e che ha dominato un campionato dalla prima all’ultima giornata. Ma la storia di questa squadra è ancora più particolare. Ad allenarla infatti, c’è un signore di 66 anni che vanta, tra le altre cose, una panchina d’oro conquistata alla guida del Lecce, in Serie A, nella stagione 99-00. L’allenatore protagonista di questa storia è Alberto Cavasin.
La Stagione del Barisardo
Dall’ultima stagione in cui ha allenato in Serie A, sono passati ormai 10 anni ma la voglia di calcare quel prato verde non sembra essere cambiata. La scelta che fa, ad agosto 2021, non è delle più convenzionali. Cavasin, vola in Sardegna e diventa l’allenatore del Barisardo in prima categoria. Inizia così la storia che stavamo raccontando. Barisardo è un piccolo comune di quasi 4000 persone in provincia di Nuoro, chiamato così, nel 1862 dal Re Vittorio Emanuele II, che affianca “Sardo” a “Bari” per evitare confusioni col capoluogo pugliese.
La notizia è sicuramente molto curiosa. Un allenatore che non hai mai calcato i campi di provincia, sceglie di ripartire in una terra non sua dalla prima categoria. I risultati però sono sin da subito incoraggianti. Il Barisardo vince e convice. Le prime 5 partite di campionato sono un manifesto di quello che sarà il proseguo campionato; segnano 21 gol e ne subiscono 2. Pareggia alla sesta di campionato contro la Baunese e ricomincia immediatamente a macinare vittorie. Da li non si ferma più, vince solamente. 15 partite vinte consecutive. In sette di queste rifila all’avversario almeno 7 gol. L’ultima, il 7-1 con cui liquida l’Ulassai, notifica una promozione che, probabilmente, non è mai stata in discussione.
“Per loro faccio tutto, anche il magazziniere” ha detto Cavasin in un’intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport. Un lucido e chiaro esempio di quanto la passione rappresenti il motore immobile dello sport. Ripartire dalla prima categoria, dalla provincia, non è visto come uno smacco, un segno di cedimento di una carriera vissuta sempre sulle vette più alte, ma bensì come una sfida per dimostrare a se stesso e agli altri quanta voglia di calcio abbia ancora in corpo dopo una carriera passata sotto i riflettori.
La storia di Cavasin
Da giocatore Cavasin era un buonissimo difensore. Esordisce con il Treviso in Serie D prima di venire acquistato, ancora ventenne dall’Avellino in Serie B. Esordisce in A con l’Atalanta contro la Juventus di Trapattoni il 6 Novembre 1977. Di seguito, alcune esperienze di nuovo in B con Spal e Verona. Quest’ultima, allenata da Osvaldo Bagnoli vinse il campionato cadetto guadagnandosi il ritorno in Serie A. L’anno successivo però non lo giocò a Verona ma venne acquistato, sempre nella massima serie, dal Catanzaro. La stagione 1983 passa al Bari. Qui riparte dalla serie C ma vince due campionati di seguito riportando il capoluogo pugliese di nuovo in Serie A. Qui gioca complessivamente 100 partite, rendendo quella biancorossa, la maglia che ha vestito di più in carriera. Poi un’altra esperienza a Cesena prima di chiudere la sua lunga carriera al Padova.
Proprio in Veneto inizia poi, ad allenare. Guida per alcuni mesi gli allievi nazionali in cui milita anche un giovanissimo Alessandro Del Piero. Poi, così come la sua carriera da giocatore era iniziata tra i grandi a Treviso, ancora lì, nel 1990, da inizio alla sua seconda vita calcistica. Dal 1991 al 1999 allena in giro per l’Italia tra Serie C e D. Fino alla chiamata del Lecce in Serie A, nella stagione 99-00.
Qui alla guida di una squadra neopromossa ottiene un’inaspettata salvezza che gli vale anche la panchina d’oro per quella stagione. Allena giocatori giovani e con un grande futuro davanti come Cristiano Lucarelli, allora 23enne, e giocatori più esperti come Chimenti, Di Carlo e Lima. Qui Cavasin esplode definitivamente come allenatore affermandosi ad alto livello prima di lasciare il Salento nel 2002.
Nel 2002 sostituisce Pietro Vierchowod alla guida della Fiorentina (allora Florentia Viola), in Serie C2. Dopo alcuni campionati vinti viene esonerato e sostituito con Mondonico. In Serie A allena anche Brescia, Messina e, di nuovo, Treviso. Qualche anno in B tra Frosinone e, di nuovo, Brescia prima dell’esperienza all’estero, la prima della sua vita. Va al Bellinzona nella superlega Svizzera. Il 7 marzo 2011, a dieci giornate dal termine del campionato, è ingaggiato come allenatore della Sampdoria in sostituzione, proprio, di Domenico Di Carlo suo giocatore al Lecce. Non riesce però a salvare i blucerchiati dalla retrocessione in B. Dopo cinque anni di inattività torna ad allenare, all’estero, nel Leyton Orient in League Two (quarta serie inglese).
Poi, l’occasione che non ti aspetti, l’opportunità che non sai di volere finchè non ti capita. E così Cavasin ha iniziato a scrivere un ulteriore capitolo della sua storia e di quella del Barisardo.
A cura di Edoardo Gregori