Il Chievo Verona è stato dichiarato fallito ed è ufficialmente sparito dal mondo del calcio dopo una stagione in Serie B.
Come tante società professionistiche, il fallimento provoca strascichi per i tanti giovani promettenti pronti ad essere lanciati tra i grandi. Uno di questi è stato sicuramente Filippo Pavoni, adesso portiere della Clivense, società ideata dalla bandiera del Chievo Sergio Pellissier.
Una scelta d’amore quella del ragazzo classe 1999 che è ripartito dalla Terza Categoria trovando una nuova via per farsi notare: segnare su rigore.
Filippo Pavoni era uno dei ragazzi più promettenti del settore giovanile del Chievo Verona. Non ha mai esordito con i grandi in Serie A ma è sempre stato un punto cardine della formazione Primavera.
La sua prima esperienza tra i professionisti è arrivato con la Fermana, formazione di Serie C. Non esaltante però il suo primo anno tra i grandi nella stagione 2018/2019 con una sola presenza all’attivo.
Tornato a Verona, il Chievo lo gira in prestito un anno dopo per fargli fare le ossa ancora in Serie C. Questa volta è il Legnago Salus a puntare sul giovane Pavoni ma l’esperienza risulterà la stessa dell’anno prima. Una sola presenza per l’allora 20enne che ritornerà a “casa” con una sorpresa inaspettata.
La società di Campedelli infatti dichiara fallimento e costringe i tanti ragazzi a vagare altrove per crearsi una carriera. Incantato dal progetto di Pellissier, Pavoni decide di accettare l’offerta della neonata Clivense e sarà tra i protagonisti della promozione in Seconda Categoria Veneto.
Portiere super titolare della Clivense, Filippo Pavoni è stato assoluto protagonista della stagione che ha portato i veneti in Seconda Categoria.
Saracinesca in porta con soli 7 gol subiti in campionato, il portiere 22enne si è riscoperto un insolito goleador. Con 6 rigori calciati e segnati, Pavoni è l’unico portiere in Italia ad aver segnato almeno 6 gol tra campionato e coppa.
Una storia incredibile e a dir poco paradossale per un ragazzo che adesso sogna di tornare tra i professionisti con la sua Clivense.
A cura di Gennaro Dimonte