Delvecchio, sei minuti per segnare: “Il mio futuro si chiama calcio”

Da Carlo Verdone fino a Dario Argento, attori e registi italiani, hanno scelto Casal Palocco come luogo per girare alcune scene di loro film, da ‘Sette chili in sette giorni‘ fino a ‘Tenebre‘. Questi due film calzano perfettamente al binomio che Nicolas Delvecchio ci racconta: “Mio padre mi sveglia sempre presto al mattino per fare 50 minuti di corsa”.

Forma fisica, continuità e voglia di interrompere il buio per andare incontro al sole che sorge alle luci dell’alba.

Entra e segna, esordio magico per Delvecchio

Attaccante, classe 1998, figlio di Marco, storico centravanti della Roma degli anni a cavallo fra gli anni 90 e il 2000, ha esordito nello scorso turno dell’Eccellenza toscana, trovando dopo 6 minuti una rete che ha contribuito a portare il successo in trasferta contro la Chiantigiana.

Per Nicolas la prima esperienza in Toscana, dove ha preso casa in affitto e un solo pensiero in testa: il pallone che rotola.

Al termine di ogni partita, in attesa di vedere Marco sugli spalti del ‘Bozzi’ di Firenze, dove viene disputata da anni la finale di Coppa Italia Dilettanti, scatta poi l’immancabile telefonata fra padre e figlio, perchè fra centravanti si ‘pressano’ a vicenda.

All’età di 23 anni Delvecchio ha un bagaglio alle spalle sicuramente importante, con esperienze alle spalle che superano i confini europei.

Nel quartier di Casal Palocco, il giovane Delvecchio muove i primi passi, come uno dei tanti giovani baciati semplicemente dalla voglia di divertirsi.

“Felpe, caschi e parcheggi, i nostri pomeriggi assieme agli amici e al pallone”

Si scende in strada, un pallone sotto braccio, la magia della Città Eterna, ed improvvisamente quei vicoli, quelle strade, diventano il campo di calcio dei sogni.

“Ci divertivamo con i caschi, zaini e felpe, a fare le porte nei parcheggi e scattava subito il divertimento” spiega Marco.

Quel divertimento che ha interessato intere generazioni, che si riconoscono ancora in quei momenti spensierati.

Dopo il calcio di ‘strada’, il salto nelle giovanili della Roma. Poi il salto alla Lupa Roma, Beretti e subito prima squadra in serie C. Nel suo passato Anzio, Francavilla, Olbia, Igea. Esperienze a cavallo fra la D e la Lega Pro.

Nicolas Delvecchio con la maglia dell’Olbia

Nel suo cammino ha già incrociato ex giocatori e attuali volti della serie A e B. Si parte con la Lupa Roma: l’estro di Di Michele e il centrocampista D’Agostino, suo allenatore anche ad Anzio e Francavilla. Senza poi dimenticare le giovanili della Roma dove ha giocato con Scamacca e Pellegrini.

“Di Michele e D’Agostino giocatori straordinari, grande visione di gioco e piedi unici” prosegue Delvecchio.

Poi il salto in Galles per 6 mesi al Bangor City. Una esperienza fuori dai confini europei, nata in modo molto curioso, come spiegato dallo stesso centravanti: “Un direttore sportivo italiano, Max Leghissa, mi ha dato la possibilità di andare all’estero in una squadra dove figuravano ben 21 giocatori italiani in rosa. Ho accettato con grande piacere questa sfida”.

Una rosa dove c’erano Emmanuel Ageymaiang, Francesco Leghissa, Emanuele Zaminga, Eugenio Dalia, Azizou Zoumbare, Francesco Serafino e Lorenzo Castaldo. 

L’esperienza è durata solo 6 mesi, complice l’arrivo della pandemia covid 19. Il classe ’98 ha apprezzato questa occasione: “E’ un calcio meno tattico e tecnico rispetto all’Italia. E’ vissuto come un divertimento dove conta soprattutto la corsa”.

Il rientro in Italia con il Lanciano in Abruzzo e adesso in Toscana.

Nicolas Delvecchio in azione

“A Firenze c’è un professionista come Stefano Fiorini che riesce ad aiutare gli atleti come noi, una persona estremamente competente. Ho conosciuto successivamente il direttore del Porta Romana, Niccolò Chiarelli, e venerdì scorso ho firmato. Gruppo, società ed impianto di grande spessore, una stupenda realtà”.

Detto, fatto. E con gol all’esordio. Al mattino potenziamento, il pomeriggio allenamento e una nuova vita in una casa a Firenze.

“Mio padre è molto obiettivo. Mi incensa di complimenti quando mi muovo bene in campo ma si arrabbia in caso contrario. Non accetta che possa avere una gamba troppo leggera, mi incita sempre a lottare”

A 48 anni suo padre è una vera forza della natura, instancabile nella corsa e nella resistenza.

“Potrebbe ancora giocare, i suoi ritmi sono veramente alti, anche per un 20enne come me”

“La finta del cammello, Nesta ancora non crede a quel gesto di mio padre”

Di gol in famiglia Delvecchio se ne contano già abbastanza.

Ve ne sono due in particolar modo che Nicolas ha ripetutamente sentito raccontare da suo padre.

Lancio di Zanetti, spaccata di Marco e gol a Peruzzi il primo. Il secondo invece su suggerimento con una pennellata di Emerson.

“A Roma viene chiamata la finta del cammello, si vede Nesta che guarda mio padre e il pallone finire in rete con profonda incredulità”

Marco e Nicolas Delvecchio

Nell’attesa di veder spiccare definitivamente il volo Nicolas si fa le ossa nelle serie minori. Chissà che sotto la maglia in futuro non possa ripetere le ombre del padre. “Vola super Marco vola”, così recitavano le maglie del derby di suo padre.

Adesso c’è da sudare e correre, rispettando i tempi del padre. Perchè per crescere ed affermarsi non servono distrazioni, le stesse che Nicolas ha messo da parte per concentrarsi fino in fondo. Sulle orme del padre. Tale padre, tale figlio

A cura di Giacomo Bertelli

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