Zidane, Del Piero e Gasperini: la storia di Flavio Marzullo, oggi ripartito dall’Agropoli
Sette anni di Lega Pro, tanta esperienza in D e oggi l’Eccellenza campana: Flavio Marzullo è un nuovo giocatore dell’Agropoli, in Eccellenza. Ma il classe 1983 vanta nel proprio curriculum anche l’esperienza alla Juventus. Siamo nella stagione 1999-2000, i bianconeri di Carlo Ancelotti sono una squadra di livello mondiale: Del Piero, Zidane, Davids, Zambrotta, Trezeguet, Inzaghi e tanti, tantissimi altri campioni.
Fuoriclasse che aiutavano sempre i più giovani, coinvolti molte volte nelle sedute di allenamento della prima squadra. Flavio Marzullo era uno di quei giovani talenti, quasi increduli nel doversi allenare insieme ad alcuni mostri sacri del pallone. In particolare, il suo ricordo nitido è quello della settimana che precede il derby della Mole, Juventus-Torino (3-2 per i bianconeri), vissuto poi a bordo campo. La nostra intervista esclusiva di alcuni mesi fa.
“Che emozione, sto realizzando il tutto solo adesso”
“Ero abbastanza giovane, facevo parte delle giovanili insieme a calciatori come Mirante, Cassani… ogni tanto si andava ad allenarsi con i grandi– spiega Flavio Marzullo ai nostri microfoni.
Quindi, le emozioni della settimana del derby: “Mi allenai molto con la prima squadra in quei giorni, era una grande emozione. Ricordo tutto perfettamente– prosegue Marzullo – con Ancelotti che il giorno della rifinitura ci mise in cerchio e andò a spiegarci come dovevamo comportarci il giorno dopo.”
Gli allenamenti con Zidane, Del Piero e compagnia non erano certo banali, come spiega il calciatore oggi all’Agropoli: “Era pazzesco allenarsi con loro, solo a distanza di anni riesco a realizzare il tutto. Ricordo la loro mentalità e voglia di allenarsi, incredibile. Pensa, uno come Zidane si allenava sulla tecnica…Sembrava di stare su un altro pianeta, stavo vivendo un sogno.”
“Eravamo parte del gruppo, ti facevano sentire importante”
Fuoriclasse sul campo, ma come si approcciavano i grandi campioni della Juventus verso i più giovani? “Ti facevano sentire importante, ti chiamavano per nome, venivi incluso in alcuni allenamenti specifici con loro.”
Ad esempio, Marzullo racconta l’aneddoto con David Trezeguet: “Alcuni tra noi giovani venivamo chiamati per crossare al francese, lui tirava al volo senza problemi sia di destro che con il sinistro. Se qualcuno sbagliava, Trezeguet se la prendeva di brutto.”
“Essendo napoletano– continua Marzullo – tra i tanti campioni uno con cui avevo un rapporto carino era Ciro Ferrara, che mi regalò la sua maglia. Uno molto presente verso i più giovani era Montero, ma anche Davids e Inzaghi venivano spesso negli spogliatoi, vicini a quelli della prima squadra. Penso fosse una strategia societaria quello di creare questo rapporto, tutto molto bello.”
“Gasperini? Un sergente, allenamenti durissimi”
Flavio Marzullo sogna un futuro da allenatore e, tra quelli che ha avuto lui, uno a cui ha cercato di rubare qualcosa è sicuramente Gian Piero Gasperini. Proprio l’allenatore dell’Atalanta, viene descritto come un sergente, con allenamenti estenuanti: “Gasp era durissimo, molto rigido e severo”- racconta Marzullo. “Fisicamente dovevi essere fenomenale con lui, allenava noi giovani come fossimo già calciatori completi.”
Gioco già spumeggiante? “Sì, ma non in maniera ossessiva uomo su uomo, diciamo che era nelle sue fasi iniziali. Molti fatti e poche parole, a fine allenamento si arrivava quasi a dover rimettere”.
Il Savoia, con la voglia e la passione di sempre
Dopo una vita sui campi di C e D, Flavio Marzullo ha vissuto una grande esperienza in una piazza importante, quella del Savoia di Torre Annunziata. Lo scorso anno Marzullo dichiarò: “Sono orgogliosissimo di essere al Savoia, la passione, la voglia, è sempre la stessa. Anzi, oggi magari è ancora di più, ho imparato molto dagli errori passati. Chiaramente– prosegue Marzullo– quando sogni ad occhi aperti la Serie A, magari un esordio, ma non arrivi a farlo è dura, ma sono comunque contento di ciò che ho fatto e orgoglioso di essere stato scelto dalla Juventus.”
A cura di Marco Cavallaro