Le cenerentole d’Italia: il sogno professionismo e il ritorno tra i dilettanti
Il primo campionato di calcio in Italia è stato disputato nel 1898 e fu vinto dal Genoa. Di acqua sotto i ponti ne è passata, il gioco nel giro dei decenni successivi si è evoluto con la creazione di nuove tattiche.
Nei primi anni, soprattutto con la concomitanza delle due guerre mondiali, le varie categorie hanno avuto spesso modifiche repentine. Solo con la fine del secondo conflitto bellico, il calcio italiano trova una giusta armonia e inizia ad estendersi anche al di fuori dei confini della penisola
Sono tante le squadre che soprattutto nei primi anni hanno disputato campionati della massima serie o della Serie B ma che non hanno avuto un futuro a causa dell’instabilità del paese. L’esempio lampante fu la società genovese La Dominante, nata dalla fusione tra Andrea Doria e Sampierdarenese ( che qualche anno dopo diedero vita all’attuale Sampdoria). La Dominante nacque nel 1927 e partecipò ad un campionato di Serie B. Dopo l’intervento fascista, nel 1931 La Dominante assunse nuovamente la denominazione Sampierdarenese.
Gli anni d’oro del calcio italiano sono un lontano ricordo. Con l’inizio del nuovo millennio anche a causa della congiuntura economica del 2008 sono scomparse dal panorama calcistico professionistico italiano molte squadre costrette a ripartire dal fondo della piramide. Tra queste anche tante cenerentole che hanno vissuto il sogno di raggiungere categorie professionistiche.
TREVISO: UNA LENTA RIPARTENZA
La società veneta, dopo i primi anni nei tornei regionali ha sempre disputato campionati professionistici, affermandosi negli anni novanta in Serie B. Il grande salto avvenne nel 2005. Ennesima estate calda per il calcio italiano che vide l’esclusione dalla massima serie di Genoa, Torino e Perugia. Il Treviso che quell’anno aveva ottenuto la semifinale nei play-off del campionato cadetto ottenne a sorpresa la prima promozione in Serie A. Fu una stagione da dimenticare con i veneti che chiusero ultimi ( successivamente lo scandalo calciopoli relegò la Juventus in ventesima posizione). Ma in quell’annata, il club trevigiano lanciò tanti prospetti interessanti. Dal portiere Samir Handanovic che ha poi fatto le fortune di Udinese e Inter, dagli esterni Christian Maggio e Andrea Dossena che qualche anno dopo si affermarono nel Napoli di Mazzarri. Non si può non nominare Marco Borriello che nel 2012 ha vinto lo scudetto con la maglia della Juventus.
Dopo l’apparizione nella massima serie, i veneti andarono incontro a un lento ridimensionamento con due fallimenti. Il primo nel 2009 con la ripartenza dalla Serie D e il pronto ritorno nei professionistici. Il secondo, nel 2013 con la rinascita nei campionati dilettantistici regionali. Il club trevigiano ancora oggi disputa l’Eccellenza. Sono anni difficili per gli amanti del calcio trevigiano. In questa stagione, i biancoazzurri occupano la quarta posizione nel girone C di Eccellenza alle spalle di Portogruaro, Sandonà e PortoMansuè.
LANCIANO: DA PAVOLOSO ALLA PRIMA CATEGORIA
L’ultima apparizione in Serie B del club abruzzese è abbastanza recente. La lunga storia del calcio a Lanciano è fatta soprattutto di ripartenze e cambi di denominazione. Solo dagli anni ’80, il club rossonero si affaccia al calcio professionistico, ma il vero salto di qualità avvenne nei primi anni del nuovo millennio. I rossoneri si affermarono in Serie C ottenendo ottimi piazzamenti in un campionato che vedeva ai nastri di partenza big come Napoli, Avellino e Perugia. Dopo la ricostruzione nel 2008, con la guida della famiglia Maio, gli abruzzesi ottennero una storica promozione in Serie B. Era l’anno 2012 quando il Virtus Lanciano attraverso la vittoria dei play-off fece il salto nella categoria cadetta. Così come in Prima Divisione anche in Serie B, gli abruzzesi lanciarono molti giovani. Tra questi anche tanti volti dell’attuale Serie A, su tutti due Leonardo. Si tratta di Spinazzola e Pavoletti. Il primo raccolse sporadiche apparizioni in rossonero, mentre per il secondo, Lanciano segnò il vero trampolino di lancio per la sua carriera. L’attuale centravanti del Cagliari fu uno degli artefici della promozione in Serie B del club teatino realizzando quell’anno ben sedici reti tra campionato e play-off.
Lanciano fu importante non solo per questi due giocatori appena citati ma anche per Roberto D’Aversa che in terra abruzzese attaccò gli scarpini al chiodo e iniziò la carriera da allenatore. Il sogno del Lanciano termina nel 2016 con la sconfitta nei play-out con la Salernitana e la successiva non iscrizione in Lega Pro.
LA RI-PARTENZA
Nel 2017, il calcio rossonero riparte dalla Prima Categoria. In pochi anni, il Lanciano vince i campionati anche con una certa scioltezza e nel 2020 approda in Eccellenza. Ad oggi, il Lanciano che due anni fa ha festeggiato il centenario disputa il massimo campionato regionale, stazionando in una posizione play-off.
CASTEL DI SANGRO: SOGNO ABRUZZESE
Prima degli anni ’90, se si nominava il nome di Castel di Sangro in molti rispondevano “il paesino vicino a Roccaraso e Rivisondoli”. Al confine tra Abruzzo e Molise, il paese di cinquemila anime grazie al calcio ha assunto altri connotati. La fine dello scorso millennio per Castel di Sangro furono anni d’oro. L’arrivo a metà degli anni ottanta dell’imprenditore Rezza coadiuvato da Gabriele Gravina, attuale numero uno della FIGC, segnò la crescita del movimento calcistico sangrino. In pochi anni, i giallorossi ottennero varie promozioni che li portarono a giocare il campionato di Serie C/2. L’ultimo ingranaggio per rendere perfetta la macchina del Castel di Sangro arrivò nel bel mezzo del campionato 1993-1994. Gli abruzzesi viaggiavano nei bassi fondi della classifica e Gravina decise di affidare la panchina a Osvaldo Jaconi.
Fu la svolta e l’anticamera del sogno. I giallorossi ottennero una facile salvezza con un girone di ritorno a ritmi promozione che arrivò l’anno successivo. Il Castello si conferma anche in Serie C/1, ottenendo la seconda posizione alle spalle del Lecce e battendo nella finale play-off di Foggia, l’Ascoli al termine di una serie di calci di rigore che passeranno alla storia. Negli ultimi minuti dei tempi supplementari, Jaconi sostituì il primo portiere De Jullis con il secondo Spinosa che al termine della serie risultò decisivo. Nel campionato cadetto, i giallorossi ci rimasero per ben due anni, togliendosi belle soddisfazioni e come spesso accade a queste piccole cenerentole lanciando giovani che in giro di qualche anno si affermarono nei campionati maggiori. Ad esempio, Carlo Cudicini con apparizioni in Inghilterra con la maglia del Chelsea, Daniele Franceschini e l’attaccante Spinese.
LUCI A SAN SIRO
Nonostante la retrocessione nei primi anni duemila, il Castel di Sangro ottenne un altro importante e storico risultato. Gli abruzzesi giocarono gli ottavi di finale di Coppa Italia a San Siro contro l’Inter. L’incontro fu deciso da un dubbio rigore assegnato ai nerazzurri e realizzato da Djorkaeff. Il ritorno in Serie C non fu facile, la squadra andò incontro ad un forte ridimensionamento. Nei giallorossi che nel frattempo erano passati nelle mani del tecnico Antonio Sala, si mise in mostra un giovanissimo Vincenzo Iaquinta. L’attaccante calabrese che arrivava da un’esperienza in Serie B con il Padova, in Abruzzo rimase due stagioni con otto reti all’attivo. Le buone prestazioni con la maglia del Castel di Sangro attirarono le attenzioni dell’Udinese che nel 2000 lo portò in Friuli. Negli anni successivi, gli abruzzesi rientrarono nei ranghi del dilettantismo. Il Castello, oggi gioca in Eccellenza. Questo sogno ha portato reali benefici a tutta la popolazione. Nonostante, il calcio giallorosso non stia vivendo i fasti di un tempo, nella cittadina abruzzese si è costruito un impianto (il Teofilo Patini), il quale spesso ospita le selezioni giovanili della Nazionale ed è stato teatro negli ultimi due anni del ritiro estivo del Napoli.
ALZANO VIRESCIT: QUESTIONE DI FUSIONI
L’Alzano Virescit è la favola per eccellenza. Nel 1993 la neo società lombarda nacque dalla fusione di Football Club Alzano e Virescit Boccaleone. In quegli anni, nella stessa zona c’è ne fu un’altra che ebbe maggior fortuna, quella tra Albino e Leffe che diede vita all’attuale Albinoleffe. L’Alzano Virescit dopo la fusione, tra il 1995 e il 1996 ottenne due promozioni consecutive con l’approdo in Serie C/1. Dopo una stagione travagliata con la salvezza solo attraverso i play-out, l’anno successivo, i bergamaschi vinsero il primo trofeo, la Coppia Italia di categoria. L’exploit ci fu nel 1999 con la vittoria del campionato ai danni del Como e il primo approdo in cadetteria. Una squadra composta da molti giocatori della zona, tra cui il capitano Armando Madonna che appesi gli scarpini ha intrapreso la carriera di allenatore sedendo anche su quella dell’Albinoleffe e della primavera dell’Inter.
DERBY BERGAMASCO
I bianconeri che nella loro breve storia indossavano una maglia a scacchiera, stile Croazia, giocarono le partite interne allo stadio Atleti Azzurri d’Italia di Bergamo. Fu una stagione che si concluse con un’amara retrocessione, nonostante un girone di andata chiuso in una discreta posizione con ventisei punti all’attivo. In quel campionato, gli uomini di Foscarini incrociarono i tacchetti con i “cugini” dell’Atalanta. Dopo la sconfitta nel derby di andata, l’Alzano bloccò i nerazzurri sul pari nella gara di ritorno. Tra le fila bianconere con il numero 23 vi era anche un futuro campione del mondo. Si tratta di Simone Barone (attuale collaboratore di Nicola) che con la maglia bergamasca raccolse ventisette presenze. Dopo la retrocessione, nei successivi campionati, i bergamaschi disputarono stagioni nei bassi fondi della classifica.
Nel 2003 arrivò la retrocessione in Serie C/2 e la successiva non iscrizione al campionato. Da qui inizia un calvario, con false partenze e ripartenze e momenti di inattività. Nel 2007 nasce l’AlzanoCene che ottiene la promozione in Serie D dove ci rimane fino al 2014 quando venne retrocessa in Eccellenza al termine dei play-out. L’attuale erede dell’Alzano è il Virtus CiseranoBergamo nata dalla fusione con l’Aurora Seriate. Attualmente il Virtus CiseranoBergamo che ha colori diversi disputa il girone B di Serie D.
PORTOGRUARO: UNA FAVOLA ALL’OMBRA DELLA SERENISSIMA
Sono pochi i chilometri che dividono Portogruaro dalla Laguna di Venezia e al famoso lido di Jesolo. La cittadina veneta si trova a pochi chilometri dal confine con il Friuli. I granata hanno una storia abbastanza longeva, nato nel 1919, il Portogruaro per tanti anni ha disputato campionati regionali, arrivando per la prima volta nel calcio interregionale nel dopo guerra. Per più di un ventennio, i lagunari hanno disputato il girone C che storicamente ospita le squadre venete. Il vero passo in avanti del calcio a Portogruaro si ebbe alla fine del vecchio millennio con la fusione tra Portogruaro e Calcio Summaga. Gli anni Novanta segnarono l’inizio del sogno. Una rapida ascesa portarono i granata dalla Promozione alla Serie D. Lo sbarco nel professionismo avviene nel 2004, mentre tre anni dopo ci fu il salto in Serie C/1. Una squadra quella costruita dal tecnico Domenicali che poteva contare su giocatori di esperienza come Eddy Baggio o da un giovanissimo Scozzarella, oggi al Monza.
LA “FINALE” AL BENTEGODI
Dopo un anno di assestamento, mentre Mourinho a Milano festeggiava il triplete, pochi chilometri più a est, il Portogruaro raggiungeva lo storico approdo in Serie B. Un campionato vinto nel rush finale nello scontro diretto del Bentegodi all’ultima giornata contro l’Hellas Verona. Un finale al cardiopalma, mentre il Pescara si sbarazzava del Real Marcianise, nell’impianto veneto andava in scena difronte a 25.000 spettatori lo scontro diretto tra la prime della classe che a 90′ dal termine erano appaiate in testa alla classifica a quota 55 punti. Un finale thrilling con la rete promozione realizzata al 90′ dal “Doge” Riccardo Bocalon che solo pochi mesi fa ha riportato il Venezia in massima serie. Una squadra guidata da Alessandro Calori che dopo aver “scippato” lo scudetto alla Juventus nell’acquazzone di Perugia ottenne la prima vittoria nel ruolo di allenatore. L’ambientamento in serie cadetta non fu dei migliori, visto anche il lungo esilio al “Friuli”.
Il Portogruaro dopo solo una stagione tornò in Prima Divisione. Dopo due anni in Lega Pro, nel 2013 il Portogruaro non si iscrisse in Prima Divisione. Fu la fine di un sogno e l’inizio di un incubo. Dopo sei anni di Promozione, nel 2019 i granata hanno raggiunto la promozione in Eccellenza. Attualmente, i lagunari sono in prima posizione e lottano per ritornare in Serie D.
GALLIPOLI: LE MALDIVE DEL SUD TRA I GRANDI
La storia del club pugliese ha inizio nel dopo guerra. Dopo tanti anni tra i campionati dilettantistici con qualche rara apparizione in Serie D, alla fine del 1999 il club salentino fu radiato. L’arrivo del nuovo millennio segnò l’inizio del sogno giallorosso. Nonostante la fresca radiazione, il calcio a Gallipoli ripartì con il titolo del Leverano. Dal 2000 al 2005, il “gallo” del Salento fu protagonista di un’autentica cavalcata, dalla Prima Categoria alla Serie C/2. Un’ascesa che è coincisa con l’ingresso in società dell’imprenditore Vincenzo Barba. Nel 2006, il Gallipoli guidato da Gaetano Autieri in panchina e con in attacco l’argentino Jose Ignacio Castillo ( che poco dopo fece le fortune del Pisa) raggiunse la promozione in Prima Divisione. Dopo tre anni di assestamento in categoria, i salentini nel 2009 dopo una lunga cavalcata ottennero la prima storica promozione in Serie B. L’allenatore del trionfo fu il “Principe” Giuseppe Giannini. Tra i protagonisti, una rosa di tutto rispetto formata dai bomber Ciro Ginestra, oggi allenatore, gli esterni di attacco Carretta e Sansone. Tra gli altri presenti anche l’attuale capitano del San Donato Tavernelle, Daniele Buzzegoli e l’attaccante esperto in promozioni ora all’Acireale, Giovanni Ricciardo.
IL DERBY AL VIA DEL MARE
L’arrivo in Cadetteria portò le prime crepe all’interno dell’ambizioso sodalizio salentino. Le gare interne del Gallipoli furono disputate tutte al “Via del Mare”. Fu una stagione molto complicato anche per le problematiche societarie e ben tre cambi di allenatore. Il Gallipoli concluse il campionato al ventunesimo posto. Furono due i derby con il Lecce, entrambi persi. Tra i tanti giovani che ebbero la possibilità di mettersi in mostra c’era anche l’attaccante attualmente alla Cremonese, Samuel Di Carmine.
Al termine della stagione, il Gallipoli fallì e ripartì dai dilettanti regionali. Il progetto calcio nella cittadina salentina non è mai decollato negli ultimi anni. Dopo una fugace presenza in Serie D, attualmente sono due le compagini che rappresentano la città di Gallipoli. Una in Eccellenza e un’altra in Promozione. Quest’ultima è seguita dagli ultras e dai tifosi giallorossi ed è stata una delle prime squadre dilettantistiche a vincere il campionato.
A cura di Luigi Monti