Leonardo Blanchard, dalla A ai Dilettanti. Nel mezzo, l’addio al calcio giocato: “Persi la passione per questo sport”
“Colpo di testa e gol del Frosinone che riesce a pareggiare all’ultimo con Blanchard allo Juventus Stadium. Incredibile” – L’apice della carriera di Leonardo Blanchard, ex difensore del calcio professionistico italiano, raggiunto proprio in quella serata del lontano 2015. Dopo diverse stagioni giocate a grandi livelli, i trasferimenti a Carpi e Brescia non sono stati altrettanto fortunosi: anno dopo anno, il nome di Blanchard è lentamente sparito dai riflettori del panorama calcistico. La decisione di appendere gli scarpini al chiodo e, poi, il ritorno lo scorso anno, “per amore di questo sport”.
Tra aneddoti, indelebili ricordi, il gol contro la Juventus e i momenti più difficili della sua carriera: attualmente al Belvedere Calcio Grosseto, squadra militante nel girone C di Prima Categoria toscana, Leonardo Blanchard si racconta ai microfoni di seried24.com.
Leonardo Blanchard, tra passato e presente: “Ho ricominciato a giocare anche grazie a lui”
Prima del 2021, l’ultima partita ufficiale di Leonardo Blanchard risale al 23 maggio 2018, giorno del match tra Alessandria e Feralpisalò, valido per i playoff di Serie C. Da lì, per almeno tre anni, nessuno ha più sentito il nome del trentaquattrenne su un campo da calcio. Con il passare del tempo, la passione ha prevalso su tutto.
“Durante questi anni ho ricevuto diverse offerte da squadre professionistiche ma le ho sempre rifiutate perché avevo sviluppato una sorta di ripudio nei confronti del mondo calcistico. Oggi, tutto gira intorno al business: il calcio attuale rappresenta tutto men che l’espressione di questo sport, che secondo me è tutt’altra. Però, continuando a rifiutare non potevo tenere nascosta ancora per molto la passione che ho, fin da quando sono ragazzo, per questo sport. Un giorno, parlando con un mio amico di Grosseto, la città dove abito, mi si è ripresentata, quasi per scherzo, l’occasione di ricominciare a giocare.
Ho fatto una chiacchierata con il presidente del Belvedere Calcio Grosseto, Federico Clementini. L’ambiente e la situazione generale mi hanno convinto ad accettare la proposta. Dunque, dallo scorso anno ho ricominciato a giocare: ho ripreso a farlo, non come un lavoro ma come un gioco. Tutti i membri dello staff e della società mi hanno trasmesso tanta passione, fin dal primo giorno”.
“A Frosinone ho vissuto un’esperienza unica”
Pilastro della difesa per quattro indimenticabili anni: Leonardo Blanchard è stato uno tra gli uomini-chiave del Frosinone “delle meraviglie” capace di raggiungere una doppia promozione che ha portato il club a disputare la prima storica stagione in Serie A. Protagonista in campo e fuori, un vero e proprio leader: Blanchard ci ha raccontato il segreto del successo di quel magnifico gruppo.
“Alla base di tutto c’era una programmazione societaria di un certo livello. Nel corso di quegli anni, il Frosinone vantava di un organigramma societario composto da veri uomini e molto competenti. Noi come gruppo di ragazzi ci aiutavamo in campo, dimostravamo grande professionalità. Si creò, soprattutto, una grande sinergia con la città e con i tifosi: una situazione bellissima e indimenticabile, succede raramente questa cosa. Nonostante la città sia abbastanza grande, conoscevi tutti, al bar o al supermercato.
Mi ricordo che le partite le vincevamo insieme, noi con loro: sentivamo tantissimo il loro apporto da fuori, li sentivamo proprio li con noi. Vincere aiuta a vincere e noi avevamo tanta fame di vittoria: si creò un gruppo raro e unico“.
“Il gol contro la Juventus? Il momento più bello della mia carriera? Il racconto di quella storica serata…
Un segno del destino, il primo gol in Serie A – 23 settembre 2015. In un mite serata torinese si gioca Juventus-Frosinone. I bianconeri, chiamati alla vittoria dopo un avvio deludente, affrontano un avversario modesto, almeno sulla carta, il debuttante club giallo azzurro. Al 93′ minuto di gioco, all’ultima occasione della gara accade l’inimmaginabile: Leonardo Blanchard, lasciato libero in area dalla difesa juventina, colpisce indisturbato di testa sul calcio d’angolo battuto da Soddimo e sigla il pareggio del definitivo 1-1. Apoteosi allo stadio: i fischi dei tifosi di casa vengono sovrastati dalla gioia incontenibile del popolo ciociaro. Un segno del destino perchè, Blanchard, segna proprio contro la sua squadra del cuore.
“È stata un’emozione molto forte entrare allo Juventus Stadium. Sognare di arrivare a quei livelli per poi ritrovarcisi è una sensazione strana: non è facilmente spiegabile. Oltre alle mille sensazioni che ho provato prima, durante e dopo, ho un ricordo che ho posso definire immaginario (ride, ndr): quella sera, a vedere la partita, erano presenti la mia famiglia, la mia fidanzata dell’epoca un paio di miei amici stretti.
Uno di loro aveva il crociato rotto, era in condizioni precarie e, quando segnai, mi raccontò che saltarono quattro file di seggiolini dalla gioia e tutti piansero dalla felicità. Sicuramente l’immagine più bella che mi sarebbe potuta rimanere in testa. Ricordo l’abbraccio dei miei compagni e tutta la felicità di quel momento. Dopo aver faticato le prime giornate fummo premiati dopo una prestazione del genere. Fu bello, molto bello”.
…e quella foto in curva tra i tifosi bianconeri
“Qualche mese prima ero a Berlino. Ero in curva insieme ai tifosi per assistere alla finale di Champions League contro il Barcellona. Emozioni indescrivibili”.
La rete più bella, però, è stata quella segnata contro il Genoa: una rovesciata direttamente da terra. Un gesto insolito per un difensore, un gol d’istinto puro.
“Io partii con un’idea. Sulla sponda di un mio compagno mi venne in mente l’idea di colpire il pallone mandandola sul secondo palo in rovesciata per anticipare il portiere. Ci provai: inizialmente ciccai la palla, mi ritrovai sdraiato dopo questo tentativo. Gli avversari la respinsero di testa molto corta, ero in terra e me la ritrovai sopra gli occhi. D’istinto la presi e scavalcai il portiere avversario“.
“Il calcio l’ho sempre vissuto come un lavoro”
Molti ragazzi che aspirano di diventare professionisti, sin da piccoli, crescono con un sogno nel cassetto: emulare l’idolo d’infanzia, quello per il quale faresti di tutto pur di vederlo dal vivo e per il quale faresti follie pur indossare una sua maglia. Questo, non è il caso di Leonardo Blanchard. Ecco il motivo.
“Non ho mai avuto un modello al quale ispirarmi. Ho sempre vissuto il calcio come un lavoro nonostante questo mondo non mi sia mai piaciuto. Ho sempre fatto il calciatore come l’avvocato si sveglia la mattina per fare il suo lavoro: ho sempre separato la mia vita personale da quella di Blanchard calciatore, non sono mai stato un tutt’uno ed è anche per questo che ho smesso a livelli professionistici”.
“Gonzalo Higuain come Re Mida, soprattutto in quella stagione”
Nel corso della stagione 2015/2016 sono stati molti gli attaccanti, di livello internazionale, che hanno calcato i campi della nostra Serie A. Ecco, secondo Blanchard, chi è stato il più difficile da marcare.
“Ce n’erano tanti, però ovviamente quell’anno, Gonzalo Higuain era davvero immarcabile“. Leonardo era presente quel 14 maggio, giorno in cui “El Pipita” riscrisse la storia del calcio italiano. Il Napoli vinse 4-0 contro il Frosinone, tutte le reti furono messe a segno dall’argentino: l’ultimo, con una rovesciata. “In quella partita capii che era davvero il suo anno: tutto ciò che toccava con i piedi finiva in porta, come Re Mida“.
Il parallelismo tra Federico Gatti e Leonardo Blanchard
Una vecchia conoscenza del calcio dilettantistico con una storia simile che lo ha portato ad affermarsi tra i grandi, merito delle ottime prestazioni proprio con la maglia del Frosinone: stiamo parlando di Federico Gatti. Un paragone Blanchard-Gatti? Ecco la risposta del nativo di Grosseto.
“Come storia mi ci rivedo, a livello tecnico direi di no. Fisicamente è messo meglio di me, ma tecnicamente siamo due mondi distanti. Lui oggi gioca nella Juventus: la sua, è una scalata bellissima, se arrivi a quei livelli non è fortuna: sicuramente hai qualcosa in più degli altri se vieni cercato da un club del genere. E’ un bravissimo ragazzo. Una cosa che vorrei trasmettere ai giovani di oggi? Difendere è un’arte, è bello quanto segnare un gol”.
Non solo Serie A: “Con Poggibonsi e Carpi ho vissuto due esperienze totalmente diverse l’una dall’altra”
Leonardo Blanchard, nel corso della sua carriera, ha vestito diverse maglie oltre quella del Frosinone. Tra le tante, ricordiamo l’esperienza con il Siena, il Brescia, Poggibonsi e Carpi: quest’ultime due, oggi, militano nel campionato di Serie D, rispettivamente nei gironi E e D. Il difensore ricorda, con emozioni contrastanti, le due avventure.
“Poggibonsi è stata la prima squadra che mi ha lanciato tra i professionisti. Il capitano, Alessio Bifini, mio grandissimo amico, mi ha fatto crescere da un punto di vista tecnico-tattico e umano, soprattutto agli inizi. Porto con me, sicuramente, dei bei ricordi: mi sono divertito.
Con il Carpi, al contrario, ho vissuto dei brutti momenti: all’epoca la gestione non fu delle migliori. La società prese decisioni ancora oggi inspiegabili”.
Leonardo Blanchard e i progetti futuri: “Vivo la vita giorno per giorno”
Cosa gli riserverà il futuro? Il modus operandi di Leonardo Blanchard è molto chiaro.
“Io sono uno che ama tutto e il contrario di tutto. Vivo la giornata e di progetti non ne faccio molti. Sono sicuro che il calcio di oggi non mi rappresenta: non è un mondo del quale voglio far parte. Per quanto riguarda la vita lavorativa, insieme alla mia famiglia, stiamo cercando di allargare l’attività aperta, qualche anno fa, da mio padre. In questo momento sono felice e sereno, ho ritrovato tante cose che da calciatore non potevo vivere: mi ero perso. Affronto il futuro con un gran sorriso e voglia di fare, sapendo di avere vicino a me gente che mi ama e con le quali posso condividere gioie e dolori futuri. Questa è la cosa più importante”.
Il presente ora si chiama Belvedere Calcio Grosseto: aver ritrovato la passione per lo sport al quale hai dedicato una vita intera è già, di per sé, una vittoria. Meglio ancora se, al tuo fianco, c’è gente che vuole solo il tuo bene. Un gol all’ultimo secondo contro la Juventus non fa di Leonardo Blanchard un eroe, ma un ragazzo che ha sempre creduto in quello che ama.