Livorno avanti nel segno di Ferretti: “Dovevo calciarlo io quel rigore…”

Forti emozioni all’Armando Picchi di Livorno, teatro della finale d’andata d’Eccellenza tra gli amaranto e il Pomezia. Cuore e determinazione hanno permesso agli uomini di Angelini di mettere in cassaforte una vittoria che seppur di misura, psicologicamente avvantaggia non poco i livornesi in vista del return match in terra laziale nel quale avranno a disposizione due risultati su tre per tagliare il traguardo della Serie D.

Dopo lo 0-1 ospite di Cano, al quale nella ripresa ha risposto Torromino, ci ha pensato Ferretti su rigore, al 95′, a far pendere l’ago della bilancia in favore dei toscani. Un pallone che pesava una tonnellata. Dopo l’errore dagli 11 metri contro il Tau Altopascio da parte di Vantaggiato, che è costato un potenziale spareggio per l’accesso diretto in Serie D, attorno allo stadio amaranto, volente o nolente, aleggiavano cattivi pensieri per un possibile e drammatico deja-vù che giocatori e pubblico temevano di rivivere. Ma Ferretti, con freddezza, ha mandato il pallone alle spalle del portiere del Pomezia.

Livorno, Ferretti decisivo col Pomezia: “Dovevo tirare io…”

Era giusto che mi prendessi questa responsabilità – ha esordito l’attaccante in quest’intervista, per SerieD24.com. Mi sono presentato sul dischetto perché ero convinto di fare gol e sono chiaramente felicissimo per l’esito finale. Volevo lasciare il segno su una partita che a mio avviso meritavamo di vincere molto prima, in quanto le opportunità non ci sono mancate. Ma soprattutto adesso mi sento un po’ meglio come me stesso perché credo di essermi in parte riscattato nei confronti della squadra e dei tifosi“.

Purtroppo a causa del recente infortunio, non sono riuscito ad esprimermi nella maniera in cui avrei voluto con la maglia amaranto. Nella mia carriera fortunatamente al di la del bruttissimo incidente che mi ha colpito a Biella, non sono incorso in incidenti seri. È noto che l’infiammazione al tendine d’Achille non sia semplicissima da gestire e oggettivamente ha intralciato il mio percorso, ma non voglio giustificarmi, ci mancherebbe. Ho sempre dato il massimo e, indipendentemente da come è andata, nel rispetto nei confronti della squadra e della maglia, non volevo e potevo tirarmi indietro… era giusto che calciassi il rigore”.

Portiere battuto, la corsa liberatoria sotto la curva livornese ha richiamato alla mente di molti l’urlo di gioia di Tardelli della finale dei mondiali del 1982. Da buon toscano, Ferretti non perde l’occasione per scherzarci su:

L’ho fatta per sollecitare il tendine in maniera importante anche alla fine (ride, ndr)… Al di là della battuta, in primis il 2-1 ha permesso alla squadra di portare a casa la vittoria e questo è il fattore più importante. La mia esultanza è nata in maniera spontanea ed effettivamente anche qualche amico l’ha paragonata a quella del 1982. È stata una corsa liberatoria, per certi versi, che mi ha permesso di lasciarmi alle spalle sia la tensione ma anche tutte le sofferenze di questi mesi. Una bella soddisfazione, soprattutto nei riguardi dei miei compagni che hanno sempre lottato assieme e me e per la gente di Livorno che ci ha costantemente sostenuto anche nelle difficoltà”.

Due palloni in area? Nasce il caso sul rigore di Ferretti

Sul rigore che ha deciso la finale d’andata ci sono state diverse polemiche e proteste da parte del Pomezia, legate alla presenza di due palloni in area di rigore, poco prima che proprio lo stesso Ferretti subisse il fallo che lo ha portato sul dischetto:

Ero concentrato sull’azione e poi quando sono stato atterrato con la coda dell’occhio mi sono accorto della presenza di un altro pallone in area. D’istinto ho pensato che l’arbitro avesse fischiato per questo motivo. Poi quando ho visto i miei compagni esultare ho capito che non era per quella ragione. Sinceramente non so come mai sia accaduto tutto ciò. I nostri raccattapalle non hanno fatto nulla. Comunque tutto è avvenuto sotto gli occhi di arbitro e guardalinee che erano ottimamente posizionati, quindi se hanno ritenuto opportuno non interrompere il gioco, significa che andava bene così”.

Domenica a Pomezia è in programma questa sfida da dentro o fuori e Ferretti ha le idee chiare su come affrontare questo importantissimo impegno: “Non dobbiamo fare calcoli sul fatto che possiamo usufruire di due risultati su tre. Dobbiamo giocare con il coltello tra i denti, come sappiamo. Sono fermamente convinto sulle nostre potenzialità, anche se il Pomezia non ci renderà la vita facile. Abbiamo constatato che sono una realtà ostica e che ti possono colpire in qualsiasi momento. Dalla nostra, e potrebbe rivelarsi un’arma in più, avremo sicuramente anche un importante seguito di tifosi quindi restiamo concentrati c’è un ultimo scoglio da superare tutti assieme”.

Il futuro del campionato e il futuro del campione

In realtà Livorno e Pomezia il loro campionato lo avrebbero vinto ma con il regolamento che vige quest’anno, una delle due rimarrà in Eccellenza. “La realtà è questa ed è paradossale. Io mi esprimo per la mia squadra. È assurdo che chi vince il campionato come nel nostro caso con un distacco dalla seconda di oltre dieci lunghezze, si debba trovare in una situazione del genere. Già dal prossimo anno fortunatamente, qui in Toscana, il campionato di Eccellenza sarà formato da due gironi e giustamente chi vincerà il campionato andrà in Serie D”.

Infine per il futuro Andrea Ferretti ha le idee molto chiare: “Mi piacerebbe proseguire quest’avventura con il Livorno. Chiaramente mi auguro in Serie D. Dovesse andar male, ma non ci voglio nemmeno pensare, sarei orgoglioso ugualmente di vestire questi colori. Qui c’è fame di calcio, c’è una passione unica nei confronti della squadra è un raro e bellissimo mondo a sé che ogni calciatore dovrebbe viversi per capire ancor di più quanto è bello il nostro mestiere in certe piazze. Vestire la maglia livornese ti segna in maniera positiva. La vita mi ha regalato tante belle cose tra cui quella di poter giocare per questa società”.

Intervista a cura di Stene Ali

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