Questa è una di quelle volte in cui il significato di una partita di calcio va ben oltre i 90 canonici minuti; divide due città, due tifoserie, due modi di vivere diametralmente opposti anche se si è separati solamente da una ventina di chilometri. Quello tra Maceratese e Civitanovese è l’eterno duello tra la città capoluogo di Provincia, città di storia e di Università e la realtà costiera che negli ultimi anni ha vissuto uno sviluppo vertiginoso, tra movida notturna e locali alla moda. E’ un racconto che va avanti da più di settanta anni e si tramanda fedelmente da padre in figlio, da nonno a nipote.
Perché, essere di “Citanò” o della “Rata” significa appartenere ad una fiera discendenza e definisce relazioni, amicizie e antipatie. Un sentimento fortemente radicato nel substrato culturale di un pezzo di terra che va dalle coste dell’Adriatico e arriva fino colline e che si estende per molto più tempo e molto al dì la di ciò che avviene in campo. Però, come spesso avviene, il calcio percepisce meglio di qualsiasi altra cosa questo sentimento e riesce a condensarlo nell’arco di una partita.
Questo derby mancava da tanti anni e ora ha finalmente potuto scrivere una nuova pagina della sua lunghissima storia. Erano in 3000 sugli spalti per Maceratese-Civitanovese, finita 3-1 per i rossoblù ma, come detto, in partite come questa il risultato è solo una piccolissima parte.
“Per questa terra che da sempre ci appartiene” titolava uno striscione dei tifosi della Maceratese in un “Helvia Recina” stracolmo di persone. Bandiere biancorosse a colorare tutti i settori dello stadio a cui rispondevano gli oltre 700 tifosi della Civitanovese giunti in massa a Macerata. La partita si prepara già da diversi giorni prima e non solo per allenatori e giocatori. Cartelloni e striscioni di prese in giro appaiono affissi sia per le vie del porto della città costiera sia per le salite dello storico capoluogo. E’ una festa che si celebra tra prese in giro e sfottò campanilistici. E così si accompagna l’avvicinamento ad una delle partite più sentite dell’intero territorio.
Il colpo d’occhio allo stadio toglie il fiato. Tremila persone per una gara di Eccellenza. Numeri che tante squadre professioniste sono lontani anche dal poter sognare. Ma è così quando in palio c’è molto più di una semplice partita di calcio. Il risultato sul campo alla fine premia i rossoblù della Civitanovese, passati in svantaggio dopo appena 6 minuti per un calcio di rigore. Gol di Bagnolo ad aprire la rimonta al decimo del primo tempo e poi reti di Visciano e Ercoli, quest’ultimo su assist del capitano Michele Paolucci, tornato nella sua Civitanova anche per sfide come questa. Alla fine vincono i “Pescià” sui “Pistacoppi”, soprannomi secolari di una rivalità eterna, che scatenano la festa per le vie della città.
Adesso appuntamento al 28 di gennaio quando sarà già ora di rincontrarsi. Nel frattempo negli occhi dei tifosi e degli appassionati resta la bellezza di una festa vissuta in tremila, di quelle che i nonni racconteranno ai nipoti per tanti anni. D’altronde lo avevamo detto: il derby vale molto più che i semplici novanta minuti.