In quel di Verona se lo ricordano ancora correre sulla fascia sinistra. Mancino educato, tecnica sopraffina e dribbling facile per creare la superiorità numerica. Christian Sisofri Manfredini è oramai italiano a tutti gli effetti. Anche dopo il ritiro dal calcio professionistico, l’atleta ivoriano ha deciso di restare e mettere radici nella terra che lo ha definitivamente adottato. Il calcio dei grandi è stato messo da parte con orgoglio, ma Christian ha ancora voglia di inseguire un pallone, divertirsi con i ragazzi e mettere a disposizione quell’esperienza che gli consente ancora di fare la differenza.
Quel chiodo su cui appendere le scarpette non è stato ancora battuto in casa Manfredini. Il centrocampista, infatti, ha ancora tanta voglia di divertirsi. Precisamente a Salerno: Christian sta disputando il torneo CSI (Comitato Sportivo Italiano) con la compagine Home Medicine. Una storia nella storia. Dopo gli ultimi fuochi di carriera spesi nella città di Ippocrate con le compagini Agropoli e Picciola, giunge il ritiro nel 2014 e l’inizio di una nuova pagina tutta da raccontare. L’incontro con alcuni amici, coadiuvato dallo spirito di chi non vuole arrendersi, regalano a Manfredini una seconda giovinezza calcistica. Attorniato da giovani promesse e vecchie glorie del calcio locale, l’ex funambolo della fascia ha modificato anche il suo raggio d’azione. Oggi da luce alla manovra, giocando davanti alla difesa ed ergendosi a leader carismatico di un gruppo d’amici che ancora sognano grazie a quella speciale sfera di cuoio.
La generazione cresciuta con il mito del Chievo dei miracoli di Luigi Delneri associa miti e leggende alle sue sgroppate sulla fascia sinistra e a quelle di Luciano (all’epoca Eriberto) sulla fascia destra. Il tandem delle meraviglie sulle corsie esterne di centrocampo permise alla compagine veronese di chiudere il campionato 2001/02 al quinto posto, a un passo dalla qualificazione in Champions League in occasione della prima annata in Serie A. Cinquantaquattro punti, a meno uno dal Milan che – ironia della sorte – avrebbe poi vinto la Coppa dalle grandi orecchie nella stagione successiva contro la Juventus. Dopo il Chievo, la chiamata della Lazio. Poi un lungo peregrinare con Osasuna, Fiorentina, Perugia.
Ma se è vero che gli esami non finiscono mai, per Manfredini c’è ancora tempo di crescere e cullare sogni ambiziosi. Oggi ricpore un ruolo di primissimo rilievo sul territorio: è, infatti, Responsabile Tecnico Regionale e componente dello Staff Tecnico Nazionale SGS-FIGC e dallo Staff dell’Area di Sviluppo Territoriale di Salerno SGS-FIG. Il prossimo maggio soffierà quarantasette candeline: il presente dice ancora campo, il futuro lo proietterà in panchina, magari. Dategli un pallone e sarà ugualmente felice. Non importa la categoria. Ciò che conta è continuare a sognare una seconda giovinezza, come ai tempi di Verona.
A cura di Giuseppe Vitolo