Gioco, vittorie e obiettivi raggiunti. Raciti: “Paternò piazza passionale. Futuro? Ne parleremo”
Resettare per ritornare in alto. Il Paternò dopo una sola stagione di assenza è ritornato in Serie D grazie alla vittoria di Firenze della Coppa Italia Dilettanti in finale contro la Solbiatese. Una stagione fatta di sacrifici, passione e tanto amore per questo sport. Proprio sull’annata 2023-2024 dei rossazzurri ai microfoni di SerieD24.com ha parlato l’allenatore dei siciliani Filippo Raciti soffermandosi sull’immediato futuro e sul percorso fatto in questi mesi.
Raciti: “Coppa Italia Dilettanti unico trofeo che mi mancava. Felice per il finale di questa stagione”
Il Paternò ritorna in Serie D dopo una sola stagione dopo la retrocessione dello scorso anno dal girone I. La vittoria della Coppa Italia Dilettanti in finale contro la Solbiatese ha consentito ai rossazzurri di ottenere il salto di categoria tanto atteso. “La Coppa Italia non era inizialmente un nostro obiettivo, – dice Filippo Raciti ai microfoni di SerieD24.com – ma è divenuto un qualcosa che strada facendo puoi centrare. Spesso nel pre-campionato le partite di coppa sono dei test. Noi volevamo fare una stagione di un certo livello fin dall’inizio. Volevamo vincere perché la delusione della retrocessione dalla Serie D della scorsa stagione era troppo grande. Sono felicissimo per il finale di questa annata, la Coppa Italia Dilettanti era l’unico trofeo che mi mancava in questa categoria. Siamo stati bravi a gestire tutte le competizioni.” Inoltre Raciti commentato i risultati nel campionato di Eccellenza appena trascorso, col Paternò che ha chiuso al secondo posto a quota 65 punti alle spalle dell’Enna. “L’unico rammarico resta la gara di Enna dove siamo rimasti in inferiorità numerica. Abbiamo fatto 47 partite in tutta la stagione, numeri non da campionato di Eccellenza. In Serie A hai uno staff di 12-13 persone che ti cura i minimi dettagli, in questa categoria no.”
“A Paternò si mangia pane e calcio. Il DS Strianese è una persona straordinaria”
Non era affatto scontato il ritorno immediato del Paternò in Serie D. La squadra di Filippo Raciti ha centrato un obiettivo tanto bello quanto complesso visto la retrocessione della scorsa stagione dalla D all’Eccellenza. “L’inizio della stagione è stato complicato. – commenta l’allenatore rossazzurro ai nostri microfoni – Nelle prime battute del ritiro ogni allenatore progetta e costruisce la propria squadra ma poi bisogna fare i conti con l’impatto ambientale. La città di Paternò mangia di pane e calcio, quello che ho visto in questa stagione non lo vedevo da anni. Qui c’è amore e senso di appartenenza per questi colori. Spesso quando una società retrocede si cambia tutto. Invece, qui sono rimasti tutti quelli che c’erano la scorsa stagione in D. Questo fa la differenza. C’era un po’ di depressione all’inizio dovuta alla retrocessione e la prima cosa da fare era riportare un po’ di entusiasmo, poi se la società ti stimola ti viene tutto più semplice. Sono loro che ci danno entusiasmo.”
Inoltre, lo stesso Raciti è sceso di categoria rinunciando ad allenare in Serie D dopo la stagione vissuta col Ragusa: “A luglio ho perso mio padre. Non volevo andare lontano dalla Sicilia, perché spesso allenare in Serie D ti costringe a stare lontano da casa. Quando mi è arrivata la chiamata del direttore Strianese con il discorso di Paternò mi sono fatto due calcoli. Questa è una piazza che qualunque sia la categoria è seguita. Mi sono fidato ciecamente del DS che è una persona straordinaria. L’obiettivo è stato fin da subito riconquistare la Serie D sul campo. E ci siamo riusciti.”
Raciti: “Del mio futuro al Paternò ne parlerò col Presidente…”
Filippo Raciti ha anche parlato del suo immediato futuro a Paternò in vista della prossima stagione di Serie D 2024-2025. “Del mio futuro ne devo parlare con la società. – ribadisce l’ex Ragusa – Io sono un tipo ambizioso, l’anno scorso ho accettato il Ragusa in D perché quella piazza mancava in D da tanti anni e volevo esserci. Ne parlerò con il Presidente Mazzamuto e bisogna capire quali siano gli obiettivi e i progetti della società. Ovviamente i matrimoni si fanno in due e magari se abbiamo entrambi un’ambizione comune si può fare. La Serie D per il Paternò deve essere un punto di rilancio, non di arrivo. Se si vuole creare qualcosa di bello io ci sono“.
“Ad inizio stagione io ho voluto i 7-8 ragazzi che alleno da un paio di anni. – prosegue Raciti – Alcuni li ho avuti a Ragusa e con loro c’è attaccamento e stima reciproca. Quando vuoi fare un campionato di un certo livello, il rispetto tra calciatori e allenatore diventa essenziale. Ho sempre messo davanti l’uomo al calciatore. L’uomo te lo ritrovi in 47 partite, il giocatore in tre, quattro o cinque partite in tutto l’anno. Questo fa la differenza. Avere persone come loro che hanno fame e che hanno vinto. All’inizio è stata dura, si è criticato il gruppo. Abbiamo riazzerato tutto e siamo ripartiti alla grande e questo dimostra il grandissimo spessore di questi ragazzi”.
“Il lavoro e la competenza fanno la differenza”
Il ritorno in Serie D del Paternò certifica l’ottimo lavoro svolto da Filippo Raciti in questa stagione. L’allenatore è partito nel 2016 dalla Seconda Categoria col San Giorgio Ragusa fino ad arrivare in Serie D col Ragusa e oggi può guardare con fiducia al proprio futuro: “Io consiglio di studiare e fare questa attività come un lavoro a tutti gli effetti. – ribadisce Raciti a SerieD24.com – Se si ha l’ambizione di arrivare e provarci è il lavoro a fare la differenza. Anche se allenassi in Prima Categoria per me un pomeriggio d’allenamento è come se si fosse in Serie A. Cerco di fare tutto nel miglior modo possibile e di curare i dettagli. Le difficoltà le conosciamo e ne esistono a migliaia. In queste categorie si convivono coi problemi. Personalmente guardo tantissime partite, dalla terza categoria fino alla A. La differenza la fa proprio la passione e la competenza”.
Infine l’allenatore del Paternò commenta sulle sue legittime personali ambizioni: “Lavorare ogni giorno per come lo sto facendo adesso è la mia ambizione. Nel calcio non per forza chi è bravo va avanti. Non perché si vince ogni anno ti chiamano squadre di alto livello. Io voglio ogni anno allenare e stare coi ragazzi, fare ciò che mi piace e farlo al meglio. Non sempre un obiettivo bello è vincere una Coppa, ad esempio è stato bello salvarsi lo scorso anno col Ragusa. La salvezza conquistata lo scorso anno non è stata scontata. Non mi ispiro a nessun allenatore in particolare, cerco di rubare qualcosa da altri ma non ho una fonte di ispirazione precisa”.