Dal Colosseo al “campetto”: Diego Perotti esordisce in Prima Categoria con il Vesta

“El Monito” Diego Perotti, artista del calcio di rigore con le maglie di Roma, Genoa e tante altre ha scelto di ripartire dal Vesta, squadra di Prima Categoria Laziale
Ci sono storie che il calcio sa raccontare meglio di qualunque libro. Non servono effetti speciali, né palcoscenici maestosi. Serve solo un uomo, un pallone e il coraggio di ricominciare.
Diego Perotti lo ha fatto. Ha guardato il passato negli occhi, ha sorriso ai suoi anni d’oro, e poi ha scelto di abbassare il sipario, di uscire di scena senza paura. Ma chi ama davvero il calcio, non può mai lasciarlo per sempre.
E così, ieri, in una domenica qualunque di Prima Categoria, lontano dai tappeti verdi della Serie A e dalle luci della Champions, “El Monito” è tornato. È tornato per amore, per bisogno, per quella sete di campo che non si placa con gli applausi o con i trofei.
Maglia del Vesta, club popolare dell’hinterland romano, sulle spalle, documento in mano per il riconoscimento pre-partita come un ragazzo qualsiasi. Nessun privilegio, nessun tappeto rosso. Solo la voglia di respirare di nuovo l’odore dell’erba, di toccare la palla con la suola, di sentirsi vivo.
Vesta, l’esordio di Diego Perotti è da calcio vero
Diego Perotti ieri è sceso in campo tra sudore e sogni semplici. Eppure, bastava guardarlo per capire che certe magie non si cancellano. Non servono cinquantamila persone sugli spalti: bastano i silenzi, le urla dei compagni, i sorrisi degli avversari increduli davanti a quei tocchi che raccontano un’altra epoca. La sua storia è diventata un lampo, un sussurro che in poche ore ha invaso il calcio dilettantistico e non solo. Diego Perotti ha scelto il Vesta senza clamore, senza proclami.
Una trattativa nata quasi per caso, chiusa in fretta, come se fosse la cosa più naturale del mondo. Perché chi ha il calcio nel sangue non cerca il palcoscenico: cerca il pallone, ovunque esso sia. E adesso eccolo lì, dove il calcio è ancora poesia grezza, dove le partite si vincono con il cuore prima che con i piedi. Dove i bambini guardano il campo con gli occhi spalancati, e un gol vale più di mille foto. Dove, se arriverà un rigore, non ci sarà bisogno di decidere: sarà Perotti a prendersi la responsabilità, come ha sempre fatto. Con quella rincorsa breve, quel destro dolce e implacabile che ha fatto tremare i portieri di mezza Europa.
