“Presi dall’entusiasmo di un torneo cittadino di calcio a 11 ci siamo chiesti: ‘Perché non creare una squadra di Terza Categoria?”. Un’idea malsana all’apparenza, una frase buttata lì in un momento di euforia ma che si è rivelata una mossa vincente. Accerchiati dall’ilarità e dallo scherno generale, Giuseppe Genchi e il suo ‘pugno d’amici’ hanno voluto scrivere una nuova pagina di storia a Castelbuono. Era l’estate del 2013 e probabilmente il piccolo borgo nella città metropolitana di Palermo non aveva bisogno di un’ulteriore entità calcistica. “Non volevamo perdere la voglia di divertirci”, questo il mantra del presidente del nuovo sodalizio del calcio siciliano che, per l’occasione, ha deciso di chiamare la squadra con lo stesso nome del torneo estivo tra amici.
Supergiovane Castelbuono, un tributo a una canzone di Elio e Le Storie Tese, un progetto nato dal nulla che a dieci anni di distanza ha conosciuto un’ascesa incredibile. Dalla Terza Categoria all’Eccellenza Siciliana, nel mezzo una Coppa Promozione vinta e una finale di Coppa Eccellenza da disputare nell’anno che verrà. Giuseppe Genchi si coccola il suo giocattolo, con grande umiltà resta con i piedi per terra senza fare voli pindarici ma godendosi il momento, ricordando come tutto questo è nato e i passi da gigante fatti con il tempo. Di seguito tramite le parole del presidente scopriamone di più sui ‘Cinghiali duri da abbattere’.
In esclusiva ai nostri microfoni Giuseppe Genchi, presidente del Supergiovane Castelbuono, ci conduce nei meandri del progetto nero-oro. La squadra, partita dalla Terza Categoria poco più di un decennio fa, si trova adesso al quarto posto nel girone A di Eccellenza Siciliana. “Questo progetto – dice Genchi – è partito dalla follia di un pugno d’amici, tutto nasce dall’entusiasmo di un torneo cittadino di calcio a 11. A fine estate non volevamo perdere l’entusiasmo e la voglia di divertirci e abbiamo detto perché non facciamo un campionato di Terza Categoria”.
Nel mezzo tante difficoltà, delusioni sportive e problemi economici, ma il diktat del club era chiaro: ‘Mai mollare’. “La paura è sempre dietro l’angolo, oltre al divertimento e alla passione c’è anche la delusione. Per tanti anni siamo stati a un passo da vincere i campionati, rischiato di retrocedere e andati incontro a tanti problemi economici. Il calcio è fatto di rischi soprattutto tra i dilettanti, con l’aiuto di tutti, dai tifosi agli sponsor siamo riusciti ad andare avanti”.
Nati quasi per gioco, i nero-oro erano considerati una scommessa persa già in partenza. Come raccontato dallo stesso Genchi, in quegli anni a Castelbuono il calcio era più che insinuato e probabilmente non c’era posto per un’ulteriore unità. “Il mio slogan è: Tutto torna. Molti pensavano che saremmo durati un anno, che eravamo un club senza storia. Quando abbiamo iniziato a Castelbuono c’erano due squadre che militavano in Promozione e noi eravamo visti come gli intrusi. Le due società storiche non ci sono più invece noi siamo più presenti che mai, ci siamo con i risultati e stiamo costruendo anche un progetto che vede la sua forza nel gruppo, calciatori e dirigenza. Noi siamo tutti prestati al calcio, la grande forza è la passione altrimenti verrebbe normale chiedersi chi ce lo fa fare”.
I risultati stanno dando ragione al Supergiovane Castelbuono anche in questa stagione, con la squadra in piena zona play-off nel girone A di Eccellenza Siciliana. Il presidente Genchi – al momento – non strizza l’occhio alla Serie D: “Il nostro biglietto da visita è il divertimento, nessuno di noi lo fa per mestiere, dalla Terza Categoria mai avremmo pensato di disputare un campionato di Eccellenza o Promozione. Le vie del calcio sono infinite, quello che arriverà ci prenderemo“.
“3-4 settimane fa avrei detto che l’obiettivo fosse la salvezza, per una matricola quello è l’obiettivo ma non possiamo più nasconderci… Il campionato è equilibrato e noi vogliamo dire la nostra. Cercheremo di ritagliarci un posticino nei play-off”. Al momento il focus della squadra è fossilizzato sulla finale di coppa contro il Paternò, un vero e proprio incrocio con la storia per il Supergiovane Castelbuono: “Fino a quando non lo vedi non ci credi. Lo scorso anno è già stato fantastico, non avremmo mai immaginato di fare finale in Coppa Promozione e vincerla. Il calcio è così, tutte le cose che ti sembrano impossibili puoi iniziare a viverle come sogni, e i sogni possono diventare realtà. Anche quest’anno abbiamo evitato di fare un errore, ossia giudicare la Coppa come un passatempo. Il mister e i ragazzi ci credevano, è tutto merito loro se dopo 7 mesi dalla finale di Modica possiamo conquistare un’altra vittoria. Andremo a Barcellona per giocarcela, incontreremo il Paternò che ha un blasone calcistico superiore al nostro. Noi siamo piccoli ma non abbiamo paura di nessuno“.
“Una grossa fetta del merito per ciò che stiamo costruendo in questa stagione va ad Angelo Bognanni“. Un grosso attestato di stima da parte del presidente Genchi nei confronti del suo allenatore che, nonostante la giovane età, si sta districando alla grandissima alla guida del Supergiovane Castelbuono. “Il rapporto tra me e il mister è molto sobrio, io sono un presidente che mai ha pensato di intromettersi nelle scelte tecniche. Il suo arrivo è stato anche per noi occasione per fare il salto di qualità. Da dove deriva questa scelta? È stato tutto frutto del fato, in estate dopo l’esonero di Borretto è arrivata una telefonata e questa ci sussurrava all’orecchio che mister Bognanni fosse libero. Abbiamo subito colto la palla al balzo”.
Il momento storico dei siciliani è addolcito anche da una grande notizia riguardante il campo da gioco, con l’atteso arrivo del manto in erba: “Questo è un momento incredibile, per noi come società, tifosi e paese. Viviamo un momento storico in cui da qualche giorno ci hanno consegnato il manto in erba che Castelbuono aspettava da 50 anni. Questa è una grande festa per tutti noi”.
Chiedendosi la provenienza del curioso nome, ecco la risposta del Presidente Francesco Genchi: “Il nome della squadra nasce per gioco in seguito all’esperienza del torneo cittadino. La squadra si chiamava Supergiovane in onore a una canzone di Elio e Le storie tese. Per il cinghiale – simbolo del club – nelle nostre zone aveva invaso campagne e montagne diventando un animale che si cerca di abbattere. Pensavamo di essere duri da abbattere, ci ha portato fortuna ed è la sintesi dei nostri 10 anni e spero anche dei prossimi 10″.