“La passione per il calcio è nata da bambino”. Così Giuseppe Savanarola, classe 1986, inizia a raccontare di come si è avvicinato a questo mondo. Granata da una vita, ha iniziato a muovere i primi passi nella società e da quattro anni è anche il capitano della prima squadra. Insomma, una vera e propria storia d’amore.
Come tutti i bambini si avvicina al mondo del calcio giocando in cortile con gli amici e compagni di scuola. “Oltre al calcio avevo iniziato anche a praticare basket, ma dopo pochissimo tempo ho capito che in realtà era questa la mia vera passione. Per me, arrivare a quest’età e indossare ancora la maglia della propria città, della squadra con cui hai iniziato a muovere i primi calci è un motivo di orgoglio oltre che un’emozione incredibile. Così come quella di indossare la fascia da capitano. Un ruolo che è fondamentale e spero in quest’anno e anche in futuro di onorarla al meglio”, racconta Savanarola.
Secondo posto in classifica, 49 punti e uno solo di distacco dalla capolista Gelbison. Ecco che l’Acireale, sta disputando un grande campionato nel girone I. L’ultima gara li ha visti trionfare per 4-2 contro la Sancataldese e ora, nella prossima giornata, saranno impegnati in trasferta contro il Giarre 1946. Così Savonarola ha commentato l’andamento della sua squadra. “L’ultima gara in casa ci ha visti trionfare, tutti i tifosi hanno avuto modo di vedere quanto per noi è fondamentale il gruppo. Ci sono persone e giocatori che hanno sposato pienamente il progetto calcistico e non dell’Acireale. Tutti sappiamo quali sono le difficoltà che ci sono state dopo il Covid-19. I ragazzi si sono messi a disposizione e, insieme, abbiamo cercato di creare quella magia che serve ad entrare in campo la domenica. Se si lavora con la voglia si riesce a dare il massimo. Un grazie in particolare al mister che è una persona che gestisce al meglio il nostro gruppo”, continua “Dobbiamo continuare a cavalcare l’onda di questi ultimi risultati che sono cinque vittorie consecutive, mi aspettavo un campionato di vertice. Con il lavoro e il gruppo tante volte si superano gli ostacoli”.
“Un aneddoto? Riguarda molti anni fa, giocavo ancora nel settore giovanile, precisamente negli allievi. Un giorno dopo la partita con i miei compagni sono andato in curva e un direttore molto importante mi vide e mi chiese: ma tu cosa vuoi fare, il giocatore o il tifoso? In quel momento risposi giocatore. Se, invece, mi ponesse questa domanda ora gli risponderei che sono entrambi e ne vado fiero”.
A cura di Morgana Corti