Argentino sul passaporto, ma più italiano che mai. Ha iniziato la sua carriera da calciatore nelle giovanili della Ternana per poi iniziare una gavetta in quasi tutte le serie non professioniste italiane. “Una scelta che ho fatto perché la mia passione è allenare i ragazzi. Cerco di far capire che il calcio non è solo una partitella“. Oggi di Adrian Ricchiuti possiamo contare una grande quantità di presenze tra la Serie D, C, B e A. Il centrocampista è rimasto nei cuori di Rimini e Catania, tra le altre. Infatti, con i biancorossi ha giocato ben 8 anni mentre con i rossazzurri 4 stagioni. Entrambe le esperienze sono state indimenticabili per Adrian, che proprio a Rimini, dove ha iniziato l’esperienza da allenatore con le giovanili, vive e lavora.
Oggi, infatti, Ricchiuti allena il Torconca, squadra di Promozione (girone E) del comune di Cattolica. “Amo cercare di far capire ai giovani che cosa è lo sport davvero. Quest’anno ho accettato con entusiasmo la chiamata del Torconca. Voglio capire com’è fare l’allenatore, al di là della categoria. E’ qualcosa di stimolante, bello ma anche difficile. La squadra è rivoluzionata, perchè l’anno scorso sono arrivati secondi mentre quest’anno ci sono in rosa tanti giovani. Il percorso è lungo, in Promozione è sempre difficile. Ora capisco quando gli allenatori si arrabbiano, cercare di mettere in sintonia 24 teste è complicato. E’ un mestiere stimolante ma difficile. Spero di trasmettere il mio entusiasmo ai ragazzi. Ho preso questa scelta per capire se questo è il mio futuro o meno“.
Ricchiuti ha iniziato questa nuova esperienza senza vere ambizioni. Uno dei suoi obiettivi è comprendere le dinamiche e gli aspetti del ruolo dell’allenatore. Le ambizioni della società, dopo la rivoluzione apportata in estate, non sono alte: “La società si è trovata ad agosto senza giocatori, altri sono andati via durante il ritiro. Sono tutti ragazzi presi negli ultimi giorni di mercato quindi c’è molto da lavorare. Ero a conoscenza di questa situazione difficile, ma io in questi casi sono abituato a farmi avanti e non tirarmi indietro. La società non ha pretese, vuole difendere la categoria. Fare acquisti è stato difficile anche perché i calciatori più forti si muovono prima, non ad agosto. Però devo dire che ho trovato dei ragazzi che si impegnano in allenamento e questo fa piacere“.
L’argentino vola basso anche dal punto di vista delle proprie ambizioni personali. Al momento la testa sta concentrata sul Torconca: “Io non spero in nessuna chiamata. Cerco di capire se il mio percorso sarà questo o un altro. Cerco di mettere in pratica i valori e gli insegnamenti che mi sono stati insegnati da chi mi ha allenato. Se farò bene, farò caso a qualcuno che mi chiamerà. Altrimenti continuerò felicemente e con entusiasmo a fare quello che amo: allenare i ragazzi“.
Adrian Ricchiuti non ha dimenticato il Catania. Con i rossazzurri ha esordito in Serie A a 31 anni. La squadra sotto la guida dell’allenatore Rolando Maran ha raggiunto il record di punti avvicinandosi all’Europa League. L’ottava posizione raggiunta fu anche merito dello scheletro argentino che reggeva il Catania nel 2012. Oltre a Ricchiuti, i vari Barrientos, Papu Gomez, Bergessio, Spolli, Maxi Lopez e molti altri, formavano una vera squadra ostica e in grado di fermare in casa anche le big del campionato. Oggi il Catania vuole rinascere e l’argentino non può che augurare il meglio ad una piazza che ancora oggi lo ricorda in quel centrocampo tutto sud americano.
“Vedere lo stadio così pieno mi fa venire i brividi, nonostante la categoria. Io l’ho vissuto e mi fa piacere per i ragazzi, che al momento stanno ripagando la fiducia della società e dell’allenatore. Molti di loro sono alla prima esperienza. Se sono stati chiamati dal Catania vuol dire che sono i più bravi della Serie D. Giocare in uno stadio così pieno è sempre bello da vedere. Sono orgoglioso e felice per la gente di Catania che merita questo e tanto altro“.
Ricchiuti ha preferito lasciare al tempo un commento nitido sulla nuova società che, ormai da diversi mesi, gestisce il Catania. Al tempo stesso non ha potuto fare a meno di ritenersi molto contento di vedere come team manager il suo allora capitano, Marco Biagianti: “Penso che le società vanno valutate anno dopo anno. Ho visto tanti club vincere la Serie D e poi ritornare alla stessa situazione. Sono, ormai, abituato nel calcio a parlare del presente senza andare a guardare troppo al futuro. Tanti presidenti sono stati celebrati come Dio sceso in terra e poi in Lega Pro alle prime difficoltà non hanno saputo rispondere. La scelta di Marco Biagianti come Team Manager non poteva essere più esatta“.
Catania è una piazza importante e Adrian lo sa bene. Era in campo durante i ‘tutti esauriti’ rossazzurri in Serie A. “E’ normale che ci sia pressione e voglia di vincere. C’è potenziale, ci sono giocatori forti. I giovani fanno i loro compiti, ma in D poi sono i giocatori di esperienza a risolvere le partite. Nessuno ha giocatori come quelli del Catania. Credo che quest’anno fuori casa troverà difficoltà su qualche campo, ma a causa degli avversari che giocheranno più sul fisico che sulla tecnica. In casa tenderanno a vincere più facilmente, perché sono superiori a tutte le altre rose“.
Ricchiuti arrivò al Catania all’età di 31 anni. Tante partite ed esperienza alle spalle, ma mai giocato in Serie A. Farlo in una città in cui il calcio è molto sentito, non è mai facile. I catanesi sono in mano, calcisticamente parlando, a diversi giovani ma anche a ragazzi veterani che in questa categoria c’entrano ben poco: “Sono contento della rosa del Catania. Domenica ha esordito e segnato Vincenzo Sarno e mi fa molto piacere. Un bravo ragazzo con cui ho avuto il piacere di giocare a Chiavari con la Virtus Entella. Il capitano ora è Francesco Lodi, tecnicamente molto al di sopra del livello della categoria. Oggi posso solo dire ai ragazzi di essere consapevoli di giocare in una città che vive ogni giorno di calcio. Le vittorie daranno una mano a fare gruppo, ma devono ricordarsi che sono lì solo per vincere“.
A cura di Andrea Greco