La follia di Marzeglia: “In Terza Categoria per divertirmi, ma anche per vincere e segnare”
Un solo squillo di telefono, poi la risposta. Dall’altra parte ci sono più di 100 gol tra Serie C e D. Giusto il tempo di salutare e si parla già di calcio: “Sono in macchina, sto andando alla partita“.
Ad attendere Adriano Marzeglia non ci sono più i campi di qualche anno fa, bensì quelli di un turno infrasettimanale di Terza Categoria: “È stata una sana follia – ha raccontato ai microfoni di SerieD24 – Quando mi è stata proposta questa cosa ho detto subito ‘va bene’, perché volevo chiudere la carriera divertendomi“.
Nel tragitto casa-campo ci porta con sé nella sua nuova avventura, iniziata da poche settimane. Molti se lo ricorderanno con le maglie di Gallipoli, Seregno, Piacenza o Renate. Ora, a 38 anni, veste quella della Polisportiva Samurai, proprio nel piacentino.
La categoria dopo anni è cambiata, ma lui no: “Voglio andare in campo tutte le partite per vincere e non per fare lo spettatore. Non sono mai stato uno a cui piace guardare e quando mi ritrovavo a metà classifica scendevo di categoria perché volevo vincere, che è la cosa più bella che ci sia nel calcio e nello sport. Ho vinto la C, la D e l’Eccellenza, quindi se devo scendere in Terza Categoria voglio vincere ancora“.
Marzeglia: “Stavo firmando per la Fucina, poi però…”
Continua la strada verso il campo e Marzeglia ci racconta come è nato il suo incredibile sì ai Samurai: “Ero sul mercato dopo che a Gallarate mi sono trovato male. Stavo firmando sotto casa, in Eccellenza a Muggiò per la Fucina. Il presidente è un amico, come lo è anche Picci. Stavo andando lì per fare l’alternativa ad Antonio e un po’ per giocare insieme a lui. Poi però mi ha chiamato Marco Bergonzi, amico dai tempi del Piacenza. Mi ha detto ‘io ti faccio una proposta folle, poi decidi tu’. Nel giro di poco ho accettato. Da quando ho vinto il campionato a Sant’Angelo tre anni fa ovunque sono andato mi sono trovato male. Ho scelto di passare gli ultimi anni della mia carriera divertendomi“.
Divertendosi ma fino a un certo punto, perché il primo pensiero di Marzeglia è sempre lo stesso, il gol. E se nella partita d’esordio non è arrivato, ci è voluta solo una domenica in più per sbloccarsi: “La prima rete mi ha dato tanto, non è mai scontato né banale segnare, per questo gli attaccanti guadagnano più di tutti. Il gol è difficilissimo e anche in Terza Categoria ho trovato difficoltà a farlo nella prima partita. Poi nella seconda ce l’ho fatta ed è stato emozionante. In fondo, che sia Serie C, Serie D o Terza Categoria, fare gol mi dà sempre un’adrenalina diversa“.
Un’avventura nata anche grazie al legame con la città di Piacenza: “Se me l’avesse proposto lo stesso amico ma in un’altra città non sarei mai andato. Per me era impensabile giocare in queste categorie, però Marco e la città di Piacenza mi sono rimasti dentro. Qui ho fatto la stagione più bella della mia vita. Sicuramente a dicembre mi chiamerà qualche altra squadra che vorrà fare il colpo, ma ho già detto che se rimane tutto così da qui non mi muovo più“.
“Il Piacenza mi richiamò, ma ormai era troppo tardi”
Parlando di gol non si può che tornare alla stagione 2015/16, quando ne segnò 23, stravincendo il campionato col Piacenza con ben 96 punti: “Il mio gol più bello fu in Poule Scudetto col Venezia. Non rimasi per lo stesso motivo per cui non sono arrivato in Serie A. Avevo una testa particolare e gestirmi non era facile. Dopo aver vinto il campionato con svariate giornate d’anticipo ho tirato il freno a mano e ho cominciato a uscire e divertirmi, come tutti i ragazzi di 25-30 anni. Venivo visto come uno che in C non poteva fare il professionista, cosa che poi ho smentito. L’anno dopo sono andato a Renate e il Piacenza mi richiamò a gennaio, perché avevo già fatto 10 gol anche in C. Mi dissero che si erano sbagliati e di tornare, ma avevo un biennale col Renate e non mi fecero andare“.
In ogni caso, per lui quella rimane una stagione indimenticabile: “Ci ho pensato tante volte. Ho giocato con tantissimi giocatori forti, però quell’amalgama era inspiegabile. Eravamo tutti nel posto giusto, non c’erano invidie ed eravamo tutti amici. C’era gente come Minincleri, che ha vinto 7 campionati di seguito e non giocava, Galuppini che non giocava quasi neanche al giovedì e adesso è in Serie B, Saber che si vedeva sarebbe diventato giocatore. Tutti avevano voglia di venire ad allenarsi e giocare anche solo un quarto d’ora“. Un legame che è ancora intatto: “Il Piacenza lo seguo sempre, è sempre un pezzettino del mio cuore. Quest’anno sarà molto difficile, perché è in un girone tra i più difficili del panorama italiano. Un conto era il B, che comunque è sempre più complicato, ma il D è molto difficile“.
La sua carriera però non è stata solo C e D: “Passai 7 anni bellissimi nelle giovanili del Milan. Ero arrivato anche a sperare di esordire il sabato prima della famosa finale persa col Liverpool. Ancelotti schierò tutte le riserve con 4 o 5 Primavera in panchina, io ero uno di quelli e mi scaldai anche, ma purtroppo non entrai. Dopo il covid poi sono stato chiamato a San Marino per fare il preliminare di Champions. Non riuscivo più a stare in casa e mia moglie non mi ci teneva più neanche legato. Abbiamo fatto questa partita a Nyon contro una squadra nordirlandese, perdendo solo 2-0. Comunque è stata una gioia sentire la musichetta“.
Nel frattempo si ritorna al presente, con l’arrivo al campo che fa posto alla concentrazione pre partita. Gara che però non sarà una delle ultime: “Penso di giocare ancora per tanti anni, poi non mi vedo a fare qualcosa nel calcio che non sia giocare“. Com’è andata alla fine? Vittoria per 4-2 con, ovviamente, un gol di bomber Marzeglia.