Desiderio Garufo e le nove promozioni in carriera: “Questione di mentalità”
Nove promozioni, nove campionati vinti – l’ultimo con l’Akragas nell’attuale stagione – ma nessuna voglia di smettere. “In realtà sono dieci”, interrompe subito sorridendo. A parlare è Desiderio Garufo, giocatore 36enne dell’Akragas, squadra che ha vinto il campionato di Eccellenza Sicilia. “Sono dieci perché quello di Taranto nel 2010/11, perso contro la Ternana a causa di una penalizzazione, lo sento mio. Sul campo l’abbiamo vinto”. Questione di mentalità. Quella che ha accompagnato a lungo Garufo nel corso della sua carriera e grazie alla quale ha ottenuto diversi successi.
Tra emozioni per la vittoria con l’Akragas, passato in Serie C e B con club come Catania, Catanzaro e Parma e un futuro ancora da scrivere, Desiderio Garufo si è raccontato ai microfoni di seried24.com.
Desiderio Garufo: “Akragas? Nelle scelte vado sempre a sensazioni”
14 gol totali, 11 in campionato. L’Akragas di Nicola Terranova ha ritrovato un campionato interregionale dopo anni difficili. Merito anche e soprattutto di Desiderio Garufo. “L’Akragas è la squadra dove ho iniziato la mia esperienza da calciatore. Dopo 17 anni sono tornato e trascinarla di nuovo in D è stato davvero emozionante. Nelle ultime due partite abbiamo portato 5.000 persone allo stadio”. Oltre 11 anni di professionismo, ma dopo l’esperienza al Canicattì in Eccellenza è ripartito da Agrigento. Il motivo? “Vado sempre a sensazioni, che mi hanno portato dritte qui ad Agrigento. Per fare calcio servono le strutture, serve una pianificazione e un progetto a lungo termine. Condizioni che al momento non vedevo a Canicattì perché era una squadra che doveva emigrare sempre, non ha uno stadio proprio, nonostante ci sia una società molto seria”.
Agrigento è parte del suo passato, del suo presente e… probabilmente anche del suo futuro! “Passare dai pro all’Eccellenza è stato molto pesante. Agrigento però è un progetto importante. A oggi la scelta è stata giusta perché ho vinto un altro campionato. Spero che Sindaco e amministrazione, dopo quanto fatto quest’anno, mettano le cose in chiaro per dare un futuro roseo alla città. Questa vittoria deve essere una base per il futuro, non un punto d’arrivo. L’anno prossimo mi vedo ancora qui, ho sposato un progetto che sarebbe un peccato abbandonare. Penso ci siano le condizioni per continuare insieme. C’è un gruppo che se puntellato, potrà fare molto bene anche in D“.
“Nove campionati vinti? La differenza sta nella mentalità”
Nove campionati vinti dall’Eccellenza alla Serie C sono un numero importante. Ma c’è un segreto in particolare che ha portato Garufo a vincere così tanto in carriera. “Tra professionismo e dilettantismo cambia tanto. Nelle categorie minori la mentalità è un po’ diversa, quindi cercavo di portare professionismo, sia nel gruppo squadra che nella società. Spesso si spendono tanti soldi in campionati così, ma ci si perde nei dettagli. Ciò che fa la differenza è la mentalità, che deve sempre essere propositiva e vincente”.
Tra le nove promozioni, ce n’è qualcuna che è rimasta impressa nella mente di Garufo. “Penso che a prescindere dalle categorie, il campionato che si vince per ultimo è sempre più bello perché si cresce con l’età e si pensa che possa essere uno degli ultimi. Ma ne scelgo due: uno è quella con l’Akragas, l’altro con la Reggina dalla C alla B. Era l’anno pre-pandemia. La Reggina si è dovuta rilanciare da lì, era la stagione del tutto per tutto. Un’annata bellissima, Reggio Calabria si è riaccesa con una grande squadra, abbiamo riportato 23.000 persone allo stadio ed è stato emozionante”.
Desiderio Garufo: “Parma? Ho avuto i brividi già alla prima chiamata”
Non solo Reggina e Akragas. Garufo ha giocato anche in due delle piazze vittoriose in questa stagione: Catanzaro e Catania. “A Catanzaro c’era una grande programmazione. Il presidente ha investito tanto, l’anno in cui c’ero io abbiamo perso una semifinale al 90’ contro l’Albinoleffe. Sono contento per loro, lo meritano. Di Catania ho un bel ricordo, ma calcisticamente non tanto. Era l’anno del dopo fallimento, del -12, quindi una stagione molto pesante. Ma finì bene, ci salvammo. Ora credo che punteranno subito a vincere e andare in B, dove meritano di stare”.
C’è però un’esperienza in particolare che ha lasciato a Garufo diversi ricordi. Parliamo delle due stagioni al Parma tra il 2016 e il 2018. “Le emozioni sono partite dalla prima chiamata. Mi chiamò il presidente Nevio Scala. Quando mi disse ‘Sono Nevio Scala’, mi emozionai. Direttore e allenatore erano Minotti, Galazzi e Apolloni, quindi ti lascio immaginare cosa ho provato. E poi entrare nello spogliatoio dove sono entrati Buffon, Cannavaro, Thuram e altri campioni…Un onore. Due anni belli e vincenti, tranne all’inizio quando sono dovuto rimanere fuori per 3-4 mesi a causa di un infortunio. Quindi poi sono tornato a Trapani nel 2018, dove ho vinto un campionato di Serie C con Italiano. Lì avevo già giocato in passato, sfidando anche l’Inter di Milito a San Siro e perdendo 3-2 nel 2013/14. Quell’anno giocai 38 partite su 42, avevo molte richieste come il Palermo in A, ma a gennaio ho rifiutato molte squadre”.
In seguito Desiderio Garufo ha continuato: “Sono stato bravo e fortunato. Vincere nove campionati non è soltanto sinonimo di fortuna, perché bisogna cercarsela. Ho costruito una mentalità negli anni che credo abbia aiutato anche molti miei compagni”.
“Ora punto al patentino d’allenatore, d’estate vado a correre alle 6”
36 anni e nessuna voglia di smettere. Quasi a fine carriera, Garufo ha già le idee chiare per i suoi progetti futuri. “A luglio vado a Coverciano per il patentino di allenatore. Vorrei intraprendere una nuova carriera, lavorando magari inizialmente anche con i giovani. Vorrei fare qualcosa in provincia, vicino al mio paese (Grotte, ndr)”. E nel tempo libero? “Mi dedico alla famiglia, sono papà da poco più di due anni, amo condividere con mio figlio dei momenti che durante la stagione calcistica non posso condividere. Andiamo un mese a San Vito Lo Capo a trascorrere lì le vacanze, ma non trascuro l’allenamento. Mi alzo alle 6, vado a correre e poi mi dedico a lui. I sacrifici che si fanno in estate aiutano poi moltissimo durante la stagione”.
Infine Garufo ha concluso: “Quando facevo il terzino mi piaceva Dani Alves, un esterno che amava già giocare da dietro. Adesso penso solo a fare sacrifici per rimanere in forma (ride, ndr)”. Sacrifici, mentalità e grande cultura del lavoro. Sono tutti gli ingredienti che hanno permesso a Desiderio Garufo di vincere nove campionati tra Serie C e Serie B. Smettere? No, è ancora presto. Anzi, rilancia: “Posso ancora dare tanto, perché nella testa sono ancora professionista. Ora riposo un po’, ma poi inizierò a prepararmi per la prossima stagione. Voglio fare un altro campionato importante, non mi piace fare brutte figure”.
A cura di Domenico Cannizzaro