L’uomo copertina del week-end appena trascorso in Serie D è stato Alessandro Vagge. Il portiere, classe 1996, che ha aperto le marcature nella vittoria del sorprendente Gozzano sul campo del Pont Donnaz con il risultato di 3-1.
L’episodio del gol è avvenuto all’ottavo minuto di gioco, quando il portiere dei piemontesi con un rinvio è riuscito a beffare il collega Cabras. Tuttavia, questa non è stata la prima rete realizzata dal calciatore del Gozzano. Infatti, il battesimo nel ristretto novero di portieri goleador è arrivato lo scorso 24 aprile in una trasferta a Tortona. Così in un Derthona-Gozzano, Vagge con un colpo di testa su calcio d’angolo porta la sua squadra sull’1-1. Lo stesso Vagge ha deciso di raccontarsi ai microfoni di seried24.
“Compiere un grande intervento per non far segnare gli attaccanti avversari è bellissimo, fare gol è una sensazione diversa da tutte le altre. Ai portieri non è una cosa che capita spesso, anzi, quasi mai. La rete dell’anno scorso è stata inaspettata, ho provato una gioia immensa. I miei compagni non credevano ai loro occhi dopo il gol contro il Pont Donnaz, soprattutto chi indossava l’anno scorso ancora la maglia del Gozzano“.
Una vera e propria gioia, contribuire non solo a evitare i gol avversari. Vagge ricorda dove tutto è iniziato, il primo gol non si dimentica mai. Forse ha un valore speciale: “Il mio primo gol non è stato l’ultimo della scorsa stagione, ma è stato davvero importante per il discorso salvezza. Dunque ha doppio valore. Ora i miei compagni scherzano con me, capita che mi spronano addirittura a cercare il gol. Ci hanno preso gusto anche loro. Tuttavia, per arrivare al gol servono tutti gli elementi della squadra. L’attaccante è il primo difensore e il portiere è il primo attaccante, è semplicemente un valore aggiunto“.
Per il portiere del Gozzano è stato un buon inizio di campionato, ora è tempo di lavorare e trovare le giuste misure e alchimia con tutto il gruppo. Ecco gli obiettivi stagionali: “L’inizio del campionato è stato buono, abbiamo una squadra nuova. Tanti compagni sono giovani, altri sono al primo anno con noi e quindi come ben sai bisogna che questi trovino l’alchimia con l’ambiente. Abbiamo bisogno di lavorare, diciamo che ci sono le basi giuste per poter fare una buona annata. L’obiettivo è sicuramente quello di fare bene, ora non so dire se sarà quello di mantenere la categoria, è troppo presto. Lo scopriremo strada facendo“.
Le opportunità vanno sempre cercate, ma confermarsi è soddisfacente: “Sì, sono partito dalle giovanili del Chievo Verona. Avere delle opportunità tra i professionisti sarebbe fantastico, non lo nascondo. Ma guardo anche al presente. Infatti, essere confermato come portiere in Serie D, essendo un portiere over, non è scontato. Va bene quello che ho raccolto fino a questo momento, resto con i piedi per terra e non smetterò mai di perdere la speranza e lavorare per raggiungere altre categorie“.
La carriera del portiere del Gozzano è iniziata dalle giovanili del Chievo Verona. Uno su tutti è il ricordo di Stefano Sorrentino, sia da compagno che da avversario: “Come accennato in precedenza, siccome sono stato al Chievo mi sono allenato con Sorrentino ed è stata una bella esperienza, davvero. Successivamente abbiamo giocato contro, alla mia prima esperienza in D, lui era andato a Palermo. Conservo ancora dei guanti che mi ha regalato in quella occasione, sono dei grandi ricordi. Tuttavia, posso dirti che forse da Pellissier ho ereditato il colpo di testa. Scherzo, probabilmente l’ultimo gol è stato un colpo di fortuna, mentre il primo è stato cercato“.
Infine: “Il mio idolo? Non posso non dirti Gigi Buffon, lo seguo sempre. Lui sicuramente non smetterà ancora di giocare, magari incontrarlo sarebbe una bella soddisfazione“.
Alla fine il lavoro ripaga sempre: “Voglio arrivare ai playoff, portando la squadra da protagonisti in campionato. Dovrebbe essere questo l’obiettivo minimo, qualunque squadra che lavori bene fa felice la propria società. Anche la stessa punta in alto e vuole fare bene. Sono orgoglioso anche di segnare, mi fa piacere e sono orgoglioso perché significa che il lavoro ripaga ed è in grado di regalare piccole soddisfazioni“.
A cura di Ettore Aulisio