José Mourinho e Massimiliano Alvini. Due uomini che non hanno in comune solo il fatto di sedere su una panchina di Serie A. Alla vigilia di Roma-Cremonese, il tecnico dei lombardi ha espresso in conferenza stampa l’attesa per questa sfida: “È un piacere. Un piacere per la Cremonese, per Cremona, i tifosi e la società. Giocare all’Olimpico contro la Roma è fantastico e gratificante per tutti“.
Ma c’è anche la gratificazione personale, come allenatore e professionista: “Lui nel 2010 vinceva il Triplete con l’Inter e io, nel mio piccolo, nello stesso anno vincevo il Triplete con il Tuttocuoio in Eccellenza“. Considerato il “Re Mida” dei neroverdi, il solo pensiero di incontrare Mourinho lo emoziona: “Ricordare 12 anni fa e adesso potergli stringere la mano, per me è straordinario“.
La carriera di Massimiliano Alvini inizia in realtà in Promozione, al Signa, dal 2001 al 2003, anni in cui conquista in breve tempo la promozione in Eccellenza. Poi il trasferimento in Toscana, al Quarrata, fino al 2007, quando la società decide di esonerarlo dopo sole 10 giornate. Ma da quest’esonero si apre la grande opportunità per Alvini: il Tuttocuoio, all’epoca la più piccola realtà del calcio professionistico italiano. Una squadra abituata da sempre a militare tra la Promozione e la Prima Categoria. Ma grazie a Massimiliano Alvini arriva la svolta: in cinque anni il Tuttocuoio passa dalla Promozione alla Lega Pro e nel mezzo arriva anche il famoso Triplete (Coppa Italia regionale, Coppa Italia Dilettanti e Campionato di Eccellenza).
Da qui in avanti comincia la vera scalata di Alvini, con le piccole parentesi alla Pistoiese e all’Albinoleffe, la promozione in Serie B con la Reggiana, la scorsa stagione al Perugia e finalmente, dopo 21 anni, la conquista di una panchina di Serie A con la Cremonese. Il giusto premio per un uomo e allenatore che di gavetta ne ha fatta tanta e che a 52 anni non vede l’ora di poter stringere la mano a José Mourinho, il suo compagno di Triplete.