Amelia su Buffon: “Era l’ultimo del 2006, in finale osservavo il suo sguardo”

Immaginate condividere lo spogliatoio con Gigi Buffon. Immaginate poi di farlo nella nazionale del 2006 che ha trionfato ai Mondiali e condividendone anche il ruolo di portiere. È quanto successo a Marco Amelia, oggi allenatore ed ex compagno di nazionale di Gianluigi Buffon, che ha annunciato il suo ritiro dal calcio. “Era l’ultimo del 2006”, ha dichiarato l’ex portiere di Milan e Genoa, intercettato telefonicamente da seried24.com. Il primo riferimento va a quel Mondiale, vinto con non poche difficoltà e in cui Amelia ha avuto modo di approfondire la conoscenza del Buffon uomo, oltre che calciatore.

Tra aneddoti del 2006 e piacevoli ricordi, l’ex allenatore del Prato ha raccontato ai nostri microfoni l’esperienza accanto a Gigi Buffon, definendolo come “il miglior portiere della storia”.

Amelia su Buffon: “C’era un sempre un portiere nuovo, ma lui era sempre il migliore”

“Miglior portiere della storia? Eh beh… Direi di sì (ride, ndr). Lo ha dimostrato per più anni. Ogni anno c’era un portiere che veniva fuori, ma lui era sempre lì e sempre il migliore. Quindi è la realtà dei fatti, ha avuto una continuità incredibile”. Sono le prime parole di Marco Amelia su Gigi Buffon, che a 45 anni ha annunciato l’addio al calcio. “Gigi è un ragazzo di sani valori, uno che ha dedicato tutta la sua vita al calcio, cercando di migliorarsi ma anche cercando di fare in modo che gli ambienti che frequentava potessero migliorare attraverso confronti e dialoghi. Il resto parla per lui. Ciò che ha fatto in porta è qualcosa di unico”.

Quello del 2006 è stato uno spogliatoio unito e che Amelia ricorda con grandissimo piacere. “Gli spogliatoi sono sempre belli, il calcio è uno sport meraviglioso e quando lo condividi con personaggi di un certo spessore, come successo in nazional, con Gigi e Angelo (Peruzzi, ndr), è davvero qualcosa di straordinario. Parlavamo, ci confrontavamo, mi rendevo conto di avere a che fare con gente che poteva farmi migliorare”.

Poi una parentesi sul rapporto personale con Buffon. “Avevamo un rapporto eccezionale. Al Mondiale abbiamo vissuto difficoltà ambientali per ciò che era successo al calcio italiano, quindi ci siamo dovuti unire di più e ci siamo supportati. Abbiamo gioito insieme nelle cose belle e abbiamo trasformato quella che era una difficoltà generale in qualcosa di positivo. Poi io credo che Buffon sia stato uno dei migliori giocatori dell’intero mondiale. Aveva una condizione mentale veramente straordinaria, mi ha fatto piacere averlo visto in quel modo”.

“Prima della finale ho osservato il suo sguardo nel riscaldamento”

La mente continua a essere a quel Mondiale del 2006 e nello specifico alla finale contro la Francia. E a proposito di quella partita, Amelia ricorda un aneddoto. “Prima della finale del Mondiale lo guardavo e il suo sguardo nel riscaldamento era incredibile. Rubavo con gli occhi ciò che poteva essere la preparazione mentale di un campione a un appuntamento così importante. Quel momento mi ha dato tantissimo. Ho capito lo spessore del calciatore oltre che quello dell’uomo. Il modo in cui si è concentrato è stato incredibile”.

Amelia

Una figura fondamentale in campo, ma soprattutto un leader fuori. “Era un trascinatore, prima delle partite era tra quelli che aveva più voce nel trasmettere la sua carica a tutti. Essendo poi un giocatore di valore assoluto, con quell’atteggiamento ti caricava e trascinava anche gli altri. Non aveva scaramanzie particolari, così come non ne avevo io e neanche Angelo Peruzzi. Su Whatsapp abbiamo un gruppo di squadra di quel Mondiale, ma spesso ci sentiamo anche in privato. Quella è stata una delle esperienze più belle della nostra vita. Quando ti trovi come persone prima che come calciatori, diventa tutto più bello e fa piacere, anche perché noi non siamo della stessa età”.

Amelia: “Pensavo che Buffon non si ritirasse più. Sul futuro…”

Una carriera gloriosa e ricca di successi. Adesso il ritiro, a 45 anni, forse quando nessuno (compreso Amelia) se lo aspettava. “Ho iniziato a leggere qualcosa sul suo ritiro, ma non avrei mai pensato che lo facesse veramente. Sapevo avesse un altro anno di contratto. Ho aspettato il suo annuncio, ieri sono uscite tante voci, ma lui non aveva ancora parlato. Poi ho letto il suo post, bellissimo e meraviglioso ma anche limitante perché lui ha dato molto di più di tutto. In termini di valore ha trasmesso tantissimo all’intero mondo calcistico e al ruolo da portiere. Quando ho letto del ritiro, ho pensato che è stata una chiusura di un cerchio. Mancava solo lui del gruppo. Fa effetto, visto che è stato il migliore. Pensavo non smettesse più”.

Infine anche un pensiero sul suo prossimo ruolo. “Ho letto che potrebbe andare in nazionale, con un ruolo vicino all’allenatore. Tipo un club manager, come Riva, Luca Vialli. Ruoli di supporto ai giocatori, che vanno oltre quello dell’allenatore. Sono figure che poi completano e danno qualcosa in più a quello che dà l’allenatore. Per me è il profilo perfetto per lui, poi non so cosa voglia fare. Gli ho scritto ‘quello che verrà dopo sarà ancora più bello’. Lui può fare tutto”.

A cura di Domenico Cannizzaro

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