“Il mio ritorno a San Benedetto? È stata una scelta di cuore”. Si presenta così Federico Angiulli, centrocampista della Sambenedettese, ai microfoni di seried24.com. Con il capitano rossoblù classe ‘92, trattati diversi temi: dai rifiuti a Südtirol e Padova fino al suo ritorno a San Benedetto del Tronto.
È una stagione particolare quella disputata dalla Sambenedettese di Federico Angiulli. A inizio settembre, a causa di problematiche societarie, la squadra si iscrive in Serie D e costruisce una rosa in breve tempo. L’obiettivo primario è quello di tornare subito in C ma, in maniera completamente inaspettata, a dicembre i rossoblù si trovano addirittura in piena zona retrocessione. “Per me non è stata una bella stagione anzi, questa è stata la mia peggiore perché per la prima volta in carriera ho dovuto far fronte a degli infortuni”.
Come racconta ai nostri microfoni infatti, infortuni così gravi Federico Angiulli non ne ha mai subiti: “Il primo a ottobre, quando sono tornato alla Sambenedettese. Alla mia seconda partita in stagione ho avuto uno stiramento all’adduttore con rischio pubalgia, visto che riguardava anche il tendine dell’adduttore. In quel periodo la situazione era tragica perché si era fatto male anche Luca Lulli e quindi, essendo noi gli unici due di esperienza e conoscitori della piazza, non me la sentivo proprio di fermarmi e ho giocato in condizioni precarie“.
“Appena risolto il problema all’adduttore, nella partita contro il Matese, in cui sono andato anche in gol, mi sono fatto male al piede. Anche in questo caso ci ho giocato sopra un paio di partite ma il dolore era troppo e infatti è stata riscontrata una frattura. Frattura che è stata valutata male visto che, dopo un mese e mezzo di stop, avevo ancora male. Mi sono dovuto poi operare e sono stato fermo per quattro mesi “.
Un periodo difficile da superare per il capitano. Non appena gli viene però concesso l’ok per tornare in campo con la sua Sambenedettese, Angiulli si infila gli scarpini e rientra immediatamente per mettere a disposizione la sua grinta e fame di vittoria, consapevole anche del suo ruolo dentro e fuori dal campo: “Quando sono tornato in campo avevo tanta voglia di fare bene ma non ero ancora al massimo. Sono arrivato alle ultime partite che finalmente stavo meglio e infatti un po’ mi e dispiaciuto che fosse finita la stagione visto che, anche durante i playoff, si è visto come il vero Angiulli stava tornando. Nel complesso sono contento di come sia finita: a dicembre eravamo terzultimi”.
“Io ero tornato ovviamente per fare un campionato di vertice. Sapevo che era difficile, viste anche le tempistiche con le quali è stata costruita la squadra – prosegue – ma mai avrei pensato di rischiare la retrocessione. Questi playoff vinti, al di là di cosa succederà, hanno un valore morale alto perché danno fiducia a tutto l’ambiente. Spero che questa squadra non venga smantellata perché può fare bene sia in D che, con qualche aggiustamento, in Serie C.”
La storia d’amore tra Angiulli e la Sambenedettese nasce nel 2019. Nella scorsa stagione però, si presenta una situazione particolare. A fine agosto infatti, quando il futuro della Sambenedettese sembra ormai lontano dalla Serie C, il centrocampista si trova costretto a lasciare San Benedetto e ad accettare la corte della Triestina in Serie C. Avventura che però dura poco visto il suo imminente ritorno in rossoblù.
“La Triestina è stata comprensiva nei miei confronti, i ragazzi sono stati fantastici. Non c’è nessun rammarico perché la mia è stata una scelta di cuore, non è stata una scelta ragionata con dei pro o dei contro. Durante il primo Lockdown, io ho passato la quarantena a San Benedetto e in quell’occasione ho visto tutta la vicinanza della gente nei miei confronti. Vicinanza della città che si è vista ancor di più l’anno dopo, quando non abbiamo preso lo stipendio per otto mesi. Ho assaporato emozioni che non volevo smettere di provare”.
“Addirittura si vociferava che la Sambenedettese potesse ripartire dalla Promozione o dalla Prima Categoria – dichiara Angiulli – e ho dovuto quindi prendere una strada più ragionata verso Trieste. Non potevo rischiare di restare svincolato e di non percepire lo stipendio. Ci sono delle spese nella vita di ognuno alle quali bisogna far fronte”.
Pochi mesi più tardi però, quando viene finalmente chiarito il futuro della Sambenedettese, Federico Angiulli spinge per tornare a indossare la maglia rossoblù e la sua fascia di capitano: “Appena ho avuto la certezza che la Sambenedettese si sarebbe iscritta in Serie D, ho parlato prima con il Presidente Renzi, con cui ho trovato l’accordo in meno di un minuto, poi ho chiamato la Triestina. Gli ho fatto capire i miei sentimenti e hanno compreso che non c’era verso di tenermi perché la testa era da un’altra parte, la testa era a San Benedetto”.
Maggio 2021. La situazione in casa Sambenedettese non è delle migliori e molti membri della rosa decidono di lasciare la città per accasarsi altrove. In molti prendono questa decisone, ma tra questi non rientra il nome di Federico Angiulli. Il capitano dei rossoblù infatti, attende speranzoso fino all’ultimo il miracolo sportivo. Miracolo che però non solo non arriverà, ma che anzi porterà il capitano a fare delle riflessioni, viste anche le tante offerte rifiutate.
“La notizia della non iscrizione in C è stata per me un colpo al cuore. A inizio stagione, prima di dover accettare la Triestina, mi hanno chiamato Südtirol, (fresco vincitore del girone B di Serie C, ndr) e Padova (adesso in finale playoff per approdare in Serie B, ndr). Entrambe le richieste però, le ho rispedite al mittente. Quando ho saputo della non iscrizione in C, ho riflettuto. Ho pensato alla mia scelta d’amore restando fino all’ultimo a San Benedetto per poi restare a mani vuote. Sinceramente però, questa riflessione è durata poco. Ho ripensato alla scelta presa e ho deciso di aspettare novità, dando sempre priorità alla Sambenedettese”.
Il tempo passa e per la Sambenedettese non arrivano buone notizie: “Quando però a fine agosto mi sono trovato costretto a prendere una decisone, ho firmato con la Triestina, visto che c’era il rischio di ripartire addirittura dalla Prima Categoria. Non so se a 30 anni, sarei riuscito a ripartire da categorie di questo tipo con lo stesso entusiasmo che ho avuto tra i professionisti”.
Nella rosa della Sambenedettese, oltre ad Angiulli, un ruolo fondamentale viene assegnato anche a Luca Lulli, ex Parma e Pordenone che veste la maglia rossoblù nella stagione 2016/17: “La prima cosa che abbiamo fatto io e Luca è stata quella di far capire a tutti dove si trovassero. Dopo una sconfitta o una partita fatta male – dichiara Angiulli – gli abbiamo fatto capire che questa era un occasione favolosa”. “Auguro a tutti di giocare in Serie A ovviamente, ma per molta gente giocare alla Sambenedettese in Serie D può essere il punto più alto della propria carriera. Qui non è che se vinci o perdi è uguale. Non ti dico che è una questione di vita o di morte ma quasi. Una vittoria o una sconfitta qui ti cambia la settimana, il modo di vivere le giornate”.
Prima dell’arrivo del duo Alfonsi-Visi, sulla panchina della Sambenedettese siedono Massimo Donati prima e Mauro Antonioli poi. In realtà, dopo l’esonero di quest’ultimo, la società sceglie Sergio Pirozzi per la panchina. Scelta aspramente criticata dal tifo rossoblù (a causa del suo passato con l’Ascoli), che porta inevitabilmente la società a virare proprio sul duo Alfonsi-Visi: ”Gli allenatori hanno un ruolo fondamentale, ma siamo noi che scendiamo in campo. Quando c’è stato il caos con Pirozzi, noi abbiamo cercato di fare da tramite con la società. Io e Luca abbiamo parlato con Renzi ma anche con lo stesso Pirozzi, per fargli capire che la piazza ha uno stato d’animo particolare”.
“Ovviamente non siamo noi a scegliere l’allenatore ma gli abbiamo fatto capire che, se fosse arrivato alla Sambenedettese, sarebbe dovuto arrivare con una mentalità particolare, diversa dal solito”. Dichiara Angiulli: “Sappiamo il suo passato quindi volevamo fargli capire che la situazione era particolare”.
Poi aggiunge: “In ogni sconfitta, in ogni cosa brutta, era giusto che venissero ‘massacrati’ Angiulli e Lulli perché sono quelli che dovevano dare qualcosa in più e non sempre l’abbiamo fatto, anzi. Io personalmente penso di aver fatto poco perché sfortunatamente quest’anno il fisico ha avuto qualche problemino. Nelle partite in cui stavo bene però, ho dato comunque il mio apporto. In sostanza, questo è stato il compito mio e di Lulli, prima fare da psicologi per poi assumerci le responsabilità più degli altri”.
Che sia stato uno scherzo del destino o pura casualità non si saprà mai, ma la stagione della Sambenedettese si conclude proprio con un gol del capitano Federico Angiulli, nel corso della finale playoff contro il Trastevere, terminata poi 2-1 per i rossoblù: “Ammetto che è stata una sensazione bellissima segnare quel gol dopo tante sofferenze e dopo aver messo in dubbio le mie stesse qualità. Ringrazio molto i miei compagni che mi sono stati vicini”.
“Il gol? Mi sono visto quella palla scendere e tra me e me ho pensato ‘Fede, questa palla o la tiri fuori dallo stadio o fai un gran gol’. Alla fine è andata bene. Poi sono corso dai tifosi perché ho sempre sentito l’appoggio della gente. Nonostante sia arrivata giustamente qualche critica, ho sentito sempre l’affetto della piazza. Mi sembrava giusto condividere questa gioia con loro”.
Una squadra che nell’ultimo periodo, oltre ad essersi ben consolidata, opera in maniera armoniosa e consapevole dei propri mezzi: “Io sono arrivato dopo il secondo infortunio che la squadra stava andando bene e quindi non mi sono mai sentito in dovere di fare discorsi – dichiara Angiulli – vedevo che la squadra aveva una sua identità, non aveva bisogno di essere spronata ulteriormente”.
Situazione completamente diversa rispetto a inizio stagione: “All’inizio, quando le cose andavano male, facevamo molto dialogo, molti discorsi prepartita. Nell’ultimo periodo invece non c’era bisogno, la squadra stava bene, la vedevo sicura di sé. La finale è sta una di quelle partite in cui abbiamo vissuto il prepartita più sereno della stagione. In albergo si rideva e si scherzava perché eravamo consapevoli dei nostri mezzi e volevamo solo goderci la giornata con i nostri tifosi”.
Da notificare la scelta dello stadio, opzione non del tutto apprezzata da Angiulli e compagni. La Lega ha preferito infatti far disputare la finale al Trastevere Stadium, a discapito dei moltissimi spettatori che avrebbero potuto riempire il Riviera delle Palme, casa della Sambenedettese: “Dispiace non averla giocata al Riviera delle Palme, ci sarebbe stata una cornice totalmente diversa. Nonostante ciò, sapevamo che molta gente sarebbe venuta da San Benedetto anche senza biglietto”. Vengono infatti concessi solo 90 tagliandi ai tifosi rossoblù. Una cifra di gran lunga inferiore rispetto alla richiesta dei supporters marchigiani.
Con la gestione Alfonsi-Visi, i rossoblù conquistano 14 vittorie (comprese le due gare playoff), 7 pareggi e una sola sconfitta. Una media da prima in classifica.
“La sconfitta con il Castelnuovo credo ci abbia fatto quasi bene – afferma Angiulli – eravamo arrivati a un livello in cui pensavamo di essere imbattibili. Questa sconfitta ci ha fatto tornare con i piedi per terra e da quel momento in poi abbiamo collezionato molte vittorie consecutive”.
“Il momento della svolta? La vittoria per 3-2 contro il Porto d’Ascoli. Siamo andati sotto in maniera inaspettata, poi però abbiamo dimostrato tutta la nostra forza, il nostro carattere, il nostro essere gruppo ribaltando la partita. Ricordo ancora l’esultanza fatta sotto la tribuna, io sono ancora mezzo ‘zoppo’ (ride, ndr)”. Poi prosegue: “Nonostante il Porto d’Ascoli si trovasse avanti in classifica in quel momento, penso che in quella partita abbiamo dimostrato di essere più forti e di essere veramente un gruppo tosto da battere”.
Una stagione sottotono ma che non mette in dubbio le sue doti balistiche. Le squadre interessate ad Angiulli non mancheranno di certo ma per lui, la priorità è sempre puntata sulla Sambenedettese.
“Ovviamente tutti speriamo che la Sambenedettese venga ripescata in Serie C. Le parole del Presidente Renzi in merito al ripescaggio mi confortano sul fatto che ci proveremo in tutti i modi”. È una situazione particolare quella legata ai ripescaggi. La Sambenedettese si trova infatti tra le ultime posizioni nella graduatoria: “Speriamo di tornare in Serie C ma se cosi non fosse, perché non dipende solo da noi ma dipende da tanti fattori, abbiamo uno ‘zoccolo duro’ importante da cui spero si riparta per vincere il campionato l’anno prossimo”.
Benevento, Avellino e Catania. Queste sono solamente alcune piazze in cui Federico Angiulli ha militato. Nonostante tutto, per il centrocampista milanese, San Benedetto del Tronto ha quel qualcosa in più. Quel qualcosa che altre piazze non hanno:
“Ho giocato in piazze fortunatamente calde, penso ad Avellino, Pisa, Catania ma anche Ternana, Benevento e Reggiana. Ho vinto un campionato sia ad Avellino che a Benevento. San Benedetto però, mi ha dato qualcosa che nessuna di queste piazze mi ha mai dato, e garantisco che queste piazze mi hanno dato tantissimo perché ho anche vinto dei campionati e disputato playoff”.
“A San Benedetto vedere il supporto della gente con gli stadi chiusi, sentire così tanta vicinanza, così tanto attaccamento, cosi tanto parlare di Samb in ogni luogo in e ogni momento, è una sensazione mai provata. Ovunque ti muovi, in città leggi sempre 1923 (Anno di Fondazione del club, ndr), vedi la gente muoversi sul lungomare con addosso magliette della Sambenedettese. Senti dappertutto il tifo. Questa cosa mi ha impressionato e mi ha fatto legare tantissimo. Nonostante io sia di Milano, la rivalità con l’Ascoli la percepisco. Il calore verso la Samb si percepisce nel quotidiano e questa è una sensazione che non avevo mai provato”.
In un calcio sempre più schiavo del Dio denaro, trovare giocatori che diano precedenza alla maglia piuttosto che a contratti multimilionari, è sempre più difficile: “Per come è fatta la mia persona, se mi arrivasse un’offerta da una piazza calda e un’offerta faraonica da un club blasonato, ovviamente sceglierei la prima. Secondo me il calcio è della gente, il calcio è dei tifosi. Quindi ecco, vedere tutto questo attaccamento alla Sambenedettese, anche nella quotidianità, mi ha impressionato molto”.
A cura di Davide Balestra