Ai microfoni di SerieD24 Antonio Del Sorbo, Ds dell’Angri, ci racconta la sua storia. Dal ritiro dello scorso anno alla nuova figura dirigenziale nello stesso Angri dove ha iniziato e terminato la sua carriera da calciatore.
Il Ds dell’Angri, Antonio Del Sorbo, si racconta ai microfoni di SerieD24. Tanti i temi affrontati. Dalla sua esperienza calcistica del passato, passando per il suo recente ritiro dal calcio giocato fino alla figura di Ds. Per prima cosa vediamo la situazione generale dell’Angri: “Siamo nelle promosse, ci stiamo comportando bene. Potevamo stare più in su in classifica per le prestazioni fatte, però da neopromossa stiamo procedendo nel verso giusto. Questo è un girone molto tecnico dove le squadre sono bene attrezzate e allenate da buoni tecnici. Dove si gioca molto calcio.“
L’Angri durante questa stagione ha anche avuto un cambio di panchina. Ecco come è cambiata la squadra con l’arrivo di Luigi Sanchez: “È cambiato molto sull’aspetto mentale dei calciatori. Pur giocando bene con il vecchio mister, dove facevamo un bel calcio, siamo stati molto sfortunati nei risultati. Forse la squadra è un po’ giù mentalmente. Sanchez è stato molto bravo a recuperare la mente dei calciatori e trarne il meglio.“
Proprio da qui la società è voluta ripartire per raggiungere gli obiettivi posti a inizio stagione: “Quest’anno è importante fare un buon campionato e progettare. Soltanto con la programmazione si può arrivare a risultati importanti. Bisogna essere molto lucidi e credere in questa programmazione. Sono sicuro che così arriveranno i risultati. La società tende ad ingrandirsi. Vuole prendere lo stadio in gestione. C’è un bel progetto per fare un bel campo di proprietà. Questa è una società molto ambiziosa, che tende sempre a crescere. Una volta che cresce la società, in automatico crescono la squadra, i dirigenti, i giocatori e si deve arrivare ad un’unica direzione.“
Il focus si sposta poi sull’esperienza personale di Del Sorbo, che ci parla dei cambiamenti da calciatore a Ds: “È cambiato tanto. Adesso c’è molta più responsabilità. Bisogna pensare da dirigente, per tante teste, che sono quelle dei calciatori, dello staff tecnico e della società. Da calciatore guardi molto più sul personale e fare bene in campo per te stesso. È molto più bello giocare. Ci sono sicuramente molte meno responsabilità. Però questo ruolo mi piace. Lo sto facendo con grande passione, sto dando tutto. Spero che porti i frutti che mi sono pronosticato all’inizio. La società, il presidente Lanzione, Elefante e Chiavarso, ci tengo a nominarli perché mi hanno dato una grandissima opportunità. Soprattutto perché in questa società ho iniziato a giocare a calcio e ho smesso. È una società che mi appartiene. Sono colori che sento miei, rappresentano una tifoseria bellissima e una società importante in questa categoria. Forse anche sprecata per questa categoria.“
Tornando indietro nel tempo, il Ds nella sua carriera da calciatore è stato in tanti club ma è mancato il salto di qualità: “Nei momenti migliori della mia carriera ho subito sempre infortuni importanti. Nonostante tutto mi sono sempre rimboccato le maniche e ho sempre cercato di dare tutto in campo. Ho voluto sempre lasciare il segno come persona, perché, in questo caso, posso dire che il calcio finisce ma quello che resta è l’uomo. Il calcio rimane un bel ricordo. Nonostante tutto non mi pento di ciò che ho fatto da calciatore. Anzi, l’ho vissuta sempre pienamente, sempre con tanta passione e tanto amore per questo sport.“
Nonostante la splendida carriera, rimane qualche rammarico: “Io sono tifosissimo della Juve Stabia. Ho indossato tante maglie ma quella della Juve stabia non l’ho mai indossata. Ovviamente il rammarico per qualsiasi calciatore è non essere arrivato in Serie A. Anche se il mio sogno nel cassetto è sempre stato quello di indossare la maglia della mia città, perché sono tifoso e ci sono legato. Però nel calcio mai dire mai, magari in queste vesti può essere che sarò più fortunato.”
Data la grande carriera, immancabilmente ci sono state delle occasioni con squadre di un certo livello: “Sono stato vicino molte volte a diversi club. A ventitré anni ero vicino ad un club di Serie A. Poi non si è concretizzato nulla perché era la penultima partita di dicembre e mi sono rotto i legamenti. A gennaio sarei dovuto passare nel nuovo club ma poi sono rimasto dov’ero e dopo sei mesi sono ripartito dalla D. E un’altra occasione mi è capitata quando ero in serie C con il Matera. A causa di una scelta sbagliata, alcuni procuratori volevano portarmi a fare un’altra scelta sbagliata, ma io non ho tradito il procuratore che mi assistiva. Ho fatto quindi la scelta di andare in C1 e non andare in D. Però ho sempre cercato di essere una persona onesta. Se a volte ho pagato nel calcio è stato proprio per essere toppo corretto.”
A cura di Cleris Ferrera