La storia di Aragolaza: il viaggio della speranza, il carcere e il Crema, passando per la Serie A
Una vita spinta fino al limite, tutto fatto per conquistarsi la vita stessa, con sudore e sempre con il calcio nel cuore: è la vita di Gustavo Aragolaza, attuale allenatore del Crema, che ha raccontato la sua storia a SerieD24. Argentino, ex portiere, diventato allenatore in Italia, tutto passando attraverso le peripezie americane e un incontro fortunato con Massimo Cellino negli USA.
Il viaggio della speranza di Aragolaza
Dopo aver giocato in Argentina anche con nomi come Pablo Barrientos, Mario Santana e il collega ex nazionale e Manchester United Sergio Romero, ha girato attraverso Cile, USA e Spagna, prima di chiudere la sua carriera sui 35 anni. Poi un viaggio della speranza – letteralmente – che ha cambiato la vita di Gustavo Aragolaza.
“Nel 2006 non avevo il visto per entrare negli Stati Uniti. Mi organizzarono l’ingresso nel Paese da clandestino, per aiutarmi e permettermi di entrare negli USA per cercare la fortuna. Mi hanno organizzato questo viaggio partendo dalla mia Patagonia fino a Buenos Aires, riuscendo ad arrivare fino in Messico, prima a Monterrey poi a Nogales, esattamente al confine con Tucson, Arizona. È lì che ho scavalcato il muro per entrare negli Stati Uniti, seguendo due messicani: li chiamavano coyote, coloro che conoscevano la strada per arrivare indenni a destinazione… Abbiamo camminato nel deserto fino a Tucson dalle 21 di sera alle 6 del mattino seguente. Da lì Las Vegas e poi Miami, dove ho cominciato a lavorare…”.
L’incontro con Cellino e il periodo in carcere
“È in quel periodo in America che conobbi Cellino – racconta l’argentino. Stava aprendo una scuola calcio per il Cagliari a Miami. Cominciai a lavorare lì per lui, prima come preparatore dei portieri, poi come responsabile della scuola. Lavorai per quattro anni, fino a che nel 2010 non fui arrestato per via dei problemi nati per il mio ingresso nel Paese e legati alla mancanza del mio permesso di soggiorno”.
“Sono stato in galera per quasi tre mesi, vestito di arancione – racconta amaramente Gustavo Aragolaza. È stato un momento difficile. Non ho convissuto con criminali omicidi, per intenderci, ho condiviso il carcere con persone che si erano macchiate di piccoli crimini, come furti per esempio, o anche con gente che come me era lì per i miei stessi motivi. È stato terribile lo stesso, un colpo importante per la mia vita“.
La chance in Serie A
La vita toglie, ma la vita può anche dare. E in seguito a quei tremendi giorni, la vita ha saputo ripagare Gustavo, che niente voleva più di un lavoro, nel calcio, che gli ha regalato amore prima da portiere e poi da preparatore: “Dopo il ritorno in Argentina mi ritrovai senza più nulla, senza la mia casa, la macchina, ma soprattutto il lavoro. D’improvviso, ho ricevuto una telefonata da Gianfranco Mattioli per venire a lavorare in Italia, al Cagliari. A Cellino avevo raccontato tutta la mia vita e le mie esperienze, lui mi ha conosciuto per la persona che sono, ma non credevo fra tanti che avrebbe pensato a me per seguire i ragazzi a Cagliari. È così che ho iniziato il mio percorso in Italia, partendo come preparatore dei portieri della Primavera, per diventare poi anche il responsabile del convitto dei ragazzi. Al netto di tutto, però, dovessero chiedermi se rifarei tutto quello che ho fatto, io al contrario di tante persone risponderei di no, ero un pazzo e ho rischiato la mia vita per la vita stessa“.
E ancora… La vita ha saputo dargli di più, quando ha deciso che Gustavo se lo meritava: “Nel 2015, poi, mentre lavoravo come collaboratore di Gianluca Festa nella rosa Primavera del Cagliari, il presidente lo contattò per allenare la prima squadra: lui scelse me come secondo allenatore per quella breve avventura e mi ritrovai, improvvisamente, a lavorare in Serie A. Esordio a Firenze contro la Fiorentina di Vincenzo Montella, vittoria per 3-1 con il gol di Farias e la doppietta di Duje Cop. Non vincevamo da due mesi… Quanto è strana la vita: cinque anni prima piangevo disperato in carcere, cinque anni dopo piangevo dalla gioia per la prima vittoria su una panchina di Serie A. Ci siamo tatuati quella vittoria sul braccio”.
Cellino e il “test” di Miami…
Aragolaza è stato uno dei “colpi” di Massimo Cellino. Forse il più colpo più “umano” fra tutti, vista la storia ricca di intense emozioni scritta negli anni. Una storia partita da Miami, che ha cementato in poco tempo il rapporto con quel vulcanico presidente che, a dire il vero, era per lui un amico fidato, quando non immaginava neanche fosse il presidente del Cagliari.
“Lavorando per lui, in seguito, cresceva sempre più la sua fiducia nei miei confronti. Un giorno, però, mi chiese di aiutarlo in un trasloco da una villa in un appartamento, io accettai volentieri. Sotto al materasso del letto della figlia trovai 200 dollari: lo avvisai subito di aver trovato quei soldi. Io, a distanza di anni, credo ancora quello fosse una qual sorta di test… Magari voleva capire se fossi una persona onesta e in cui riporre fiducia, come di fatto già stava facendo. Non so se quello fosse davvero un test, tutt’oggi resta ancora un mistero per me, ma io non avrei mai preso quei soldi… Magari era un trabocchetto, che mi è stato anche utile”, racconta ridendo, mentre ricorda l’episodio. “Da lì poi l’esperienza col Cagliari, ma anche quella da allenatore della giovanili del Brescia, sempre con Cellino“.
Ora l’avventura col Crema, sognando di tornare in alto
Dallo scorso mese di marzo, poi, il 52enne argentino ha cominciato una nuova avventura: per lui la primissima chance come allenatore di un gruppo di “grandi” in carriera. Una chance arrivata con il Crema in Serie D che, sentita la sua storia, com’era prevedibile, ha scelto subito di affidargli la panchina: “La scorsa estate, quando ho concluso l’avventura col Brescia, avevo deciso di fermarmi un po’ e tornare in Argentina per le feste di Natale. Ho deciso di rientrare all’inizio del 2023. A marzo ho trovato il Crema, senza agenzie e procuratori, questa è un’altra bella e insolita storia. Un giorno, un mio amico ed ex dirigente ai tempi del Brescia mi informa che il Crema cerca un nuovo allenatore: mi diede la sua macchina e quel giorno andai a parlare con il presidente. Parlammo di tutto fuorché di calcio, rimase colpito dalla mia storia e lui, con tutta la dirigenza, scelse me per il nuovo corso”.
“Il mio Crema è in un bel momento, in campionato non abbiamo ancora mai perso dal mio arrivo (7 partite, ndr). L’unica sconfitta è arrivata con la Giana Erminio in coppa, e parliamo di una squadra esperta”. È vero, il Crema è in un bel momento: la squadra ha subito solo 3 gol in 7 partite di questo campionato. “Ho trovato dei ragazzi fantastici, che si sono messi subito a disposizione e mi hanno ricevuto benissimo. Non era scontato, perché cambiare l’allenatore porta a dover stabilire un nuovo rapporto con una nuova persona. A loro, per far bene, chiedo tanta trasmissione di palla e controllo della stessa. La palla, di categoria in categoria, fa sempre un rumore diverso, per via della potenza con cui viene calciata. Io faccio molta attenzione a questo”.
Il prossimo obiettivo di Aragolaza
Ora, passando da Crema, dopo Cagliari e Brescia, il sogno è quello di compiere un altro viaggio, stavolta più romantico. Un viaggio che possa portarlo di nuovo in Serie A. Gustavo Aragolaza mostra intraprendenza mentre pronuncia le ultime parole di questa intervista. Riuscire o meno in quest’altra traversata sarà solo una combinazione di tanti fattori. Di mezzo non ci saranno né la politica né muri da scavalcare, ma solo l’amore per il calcio e il gusto di allenare… “Prima o poi, voglio tornare al punto di partenza, già toccato anni fa: la Serie A! Vedremo se la dedizione mi aiuterà”.
A cura di Lorenzo Gentile