Tatuaggi, Astori e l’avventura a Chieti. Ardemagni: “Ho voglia di rivalsa”
Tatuaggi, decine e decine di scritte e disegni riportati su tutto il corpo. “Sinceramente ho perso il conto” dice ridendo Matteo Ardemagni. L’attaccante, che non ha bisogno di troppe presentazioni, è ripartito dalla Serie D. E lo ha fatto dall’Abruzzo, più precisamente da Chieti. “Qui per vincere. Non mi sono fatto troppi problemi a scendere di categoria” dice il numero nove ai microfoni di seried24.com.
Ardemagni, l’aeroporto di Pescara e quella “voglia di rivalsa”
E’ il 14 luglio del 2023. L’orologio segna le 14:55 quando Matteo Ardemagni atterra all’aeroporto di Pescara. “Sono stato accolto benissimo, sia dai tifosi che dalla società”. L’addio a Siena e l’arrivo in Abruzzo. Come nasce la trattativa che porta il 36enne a Chieti? “Nella mia carriera sono sempre andato in una nuova squadra a pochi giorni dalla fine del calciomercato. Questa volta, però, ho cambiato idea. Dopo essermi svincolato (dal Siena, ndr), ho deciso di prendere subito in considerazione le prime richieste”.
Quindi l’accordo con i neroverdi. “Una delle prime società a interessarsi è stato il Chieti, grazie soprattutto al Direttore Generale Demetrio Sartiano”. La stessa società, a partire proprio dal Direttore, vuole il professionismo. E per raggiungerlo ha costruito una squadra di primo livello. Da Salvatore D’Ancora a Diego Conson. Ma non solo. “Noi più grandi dovremo essere i leader. Avremo il compito di trascinare i più giovani”.
“Una rivincita personale. In carriera avuta tanta pressione mediatica”
Dal professionismo alla D. Scelta folle per alcuni, saggia per altri. “Voglio che sia una rivincita personale. A Siena non sono stato trattato molto bene, ora voglio rimettermi in gioco. Scendere in D? Sinceramente non mi interessa” – dice il nove con tono deciso – . Mai fatti questi problemi. Certo, sarà difficile calarsi in questa categoria. Soprattutto per uno come me che ha fatto tanta Serie B. Ma io e i compagni stiamo lavorando per arrivare pronti al campionato”.
Da Chieti a…Chieti. Tanti sono gli apprezzamenti nei confronti dell’attaccante. Non sempre, però, avere i riflettori puntati addosso è indice di gradimento. “Nella mia carriera ho ricevuto pressioni a livello mediatico. Ma se devo dire la verità, le ‘chiacchiere da bar’ mi entrano da un orecchio ed escono dall’altro”. Quel fuoco dentro che, nonostante le voci circa la sua condizione fisica, non accenna a placarsi. Ma anzi, a divamparsi. “Sono qui perché credo nel progetto. Ho ancora quella fiammella che mi tiene vivo. Ho voglia di rivalsa. Voglia di vincere. Le chiacchiere ormai non mi fanno né caldo né freddo”.
Scamacca-Frattesi, il ricordo di Astori e i tatuaggi: a tutto Ardemagni
Ardemagni è destinato a diventare il simbolo di questo Chieti. Un condottiero al servizio dell’allenatore Mauro Chianese. Un soldato che dovrà assistere i giovani neroverdi. E quando si tratta di giovani, Matteo sa bene di cosa parla. “In carriera ho giocato con tanti ragazzi che poi sono diventati campioni. Penso a Davide Frattesi e Gianluca Scamacca. E sono onesto…non sono sorpreso della loro crescita”. Come spiega l’attaccante, infatti, i due “avevano le potenzialità per diventare grandi”. Quel tocco, quella verticalizzazione o quel richiamo in più. Due gemme preziose oggi al servizio della Nazionale Italiana. “Starà a loro confermarsi, ma ero certo delle loro potenzialità”.
Scavando ancor più nel profondo, e tornando ancor più indietro nel tempo, decidiamo di catapultarci nei primi anni 2000. Un piccolo Matteo indossa la divisa del Milan e, nelle giovanili rossonere, ha modo di conoscere un giovane Davide Astori. “La sua umiltà. Quella la ricorderò sempre”. La telefonata, all’improvviso, assume un forte senso di nostalgia. Da non leggere con accezione negativa. Bensì con tanta positività nel ricordare quel ragazzo sempre solare che, nella notte tra il 3 e 4 marzo del 2018, il fato si è portato via.
“Dopo il Milan ci siamo tenuti in contatto. Magari non ci sentivamo sempre, visti gli impegni di entrambi. Ma il suo essere umile e buono ce l’ho ancora in mente. Basti pensare a quella partita contro di lui tanti anni dopo…”. Come ci racconta Matteo, infatti, i due si sono (ri)visti sul campo da gioco. “Lui stava con la Fiorentina, ma quando ci siamo visti mi ha salutato come ai tempi della Primavera. E fidati – dice con tono deciso – nel calcio una cosa del genere è molto rara. Tanti colleghi, quando li rivedi qualche anno più tardi, fanno fatica a salutarti”.
Tra Chieti, ricordi e l’attenzione dei media. La telefonata con Ardemagni la vogliamo chiudere con una curiosità. ‘Matteo, ma quanti tatuaggi hai? E soprattutto, ne hai qualcuno dedicato al calcio?’. “Sinceramente ho perso il conto” dice ridendo. “Ora ho smesso, ma ne ho tanti dedicati al calcio. Penso al numero nove, essendo uno dei numeri che ho indossato con più frequenza. Ma anche alla scritta ‘No Pain No Gain’. Diciamo che ne ho diversi dedicati al calcio, ma altrettanti alla famiglia e storie di vita”.