Una linea ferroviaria, una strada di recente costruzione, una sola direzione: il centro sportivo di Monteboro. Dal quartier generale dell’Empoli Calcio a palcoscenici importanti, condividendo assieme una amicizia che a lungo li ha visti uniti.
E che tuttora va avanti, cullata dallo stesso numero di piede, che gli permette di scherzare e scambiarsi le scarpe per affrontare le loro battaglie nel rettangolo verde.
E’ il difensore di una importante realtà senese, come il Poggibonsi, che porta il nome e cognome di Federico Borri, classe 1993, ad iniziare questa storia. Ricca di intrecci. L’altro laccio incredibile di questa scarpa, tutta made in Tuscany, è quello di Daniele Rugani, difensore della Juventus.
Federico Borri e Daniele Rugani infatti sono legati da un filo che viene da molto lontano. Da una primavera dell’Empoli che ha consegnato decine di calciatori alla serie D e anche alla Lega Pro.
Poggibonsese doc, squadra che in passato ha militato anche in serie C, Federico Borri cresce nell’UPP, l’Unione Polisportiva Poggibonsese. Qui muove i primi passi da giovane calciatore, prima di ricevere la telefonata dell’Empoli Calcio.
Fra i piedi un pallone, dietro la schiena, prima di una maglia lo zaino scolastico. In quinta elementare improvvisamente la nuova classe di studio diventa un campo con palcoscenici importanti.
Prendiamo ad esempio la rosa 2010/2011 dell’Empoli Primavera, guidata da Ettore Donati e successivamente il secondo anno da Martino Melis.
Addario, Alderotti, Castellani, Della Latta, Brugman, Masini, Mazzanti, Pucciarelli. Nomi che hanno giocato in categorie importanti. Manuel Pucciarelli, ex Chievo Verona e ora al Melbourne City. Simone Della Latta ora invece al Padova in Lega Pro.
“Fu Stefano Cappelletti a scoprirmi e portarmi a Empoli, allenandomi anche i primi anni” spiega Borri. Stefano Cappelletti osservatore di Empoli e Fiorentina che, secondo gli addetti al settore, è stato lui a notare il talento di Bernardeschi.
Durante l’esperienza all’Empoli sul suo cammino Borri ha stretto poi amicizie importanti con giocatori che attualmente giocano in serie A, come Daniele Rugani e Elsed Hysaj, rispettivamente difensori di Juventus e Napoli.
Proprio con Rugani c’è un legame ancora più speciale: “Ci sentiamo spesso, perchè portiamo lo stesso numero di scarpe e portiamo avanti questa tradizione. Ci scambiamo gli scarpini e spesso mi regala i suoi”. Da difensore a difensore.
“Abbiamo tanti gruppi Whatsapp dove ci sentiamo spesso fra noi calciatori, perché c’è un legame che è rimasto invariato nel tempo” aggiunge lo stesso classe 1993.
L’esperienza all’Empoli vede il grande salto poi in C2 e C1 con il Pontedera. Due stagioni che però lo videro sostanzialmente ai box a causa di gravissimi infortuni. Prima il menisco e poi il crociato. Pontedera guidato dall’attuale allenatore del San Donato Tavarnelle, Paolo Indiani.
Federico allora torna in categorie più prossime a casa, come il San Gimignano, dove è protagonista di anni straordinari, assieme al fratello Lorenzo, altro talento cristallino. Lorenzo Borri attualmente milita in Lega Pro, nel Monterosi.
Coppa Italia, Eccellenza e una promozione in serie D. Quest’ultima con 34 presenze e 1 gol. Poi la scomparsa del San Gimignano lo ha riportato alla squadra del suo paese, il Poggibonsi, dove vince nuovamente il campionato di Eccellenza.
“Stiamo disputando un campionato importante con un obiettivo chiaro, la salvezza. Siamo sicuramente sopra le aspettative ma non dobbiamo fare passi falsi per centrare quanto prima il risultato desiderato. A Rieti abbiamo fatto un passo falso ma ci può stare dopo questo avvio così intenso”
Una difesa che prende pochi gol e in attacco un Riccobono che segna a raffica. Il ritorno in serie D il Poggibonsi lo sta vivendo con grande armonia e un gruppo unito per riportare in alto i leoni.
D’altronde il simbolo di questa squadra è proprio il leone, come viene ricordato nella citazione societaria: ‘Hic sunt leones’. Una locuzione latina che indica le terre inesplorate dell’Africa. Pardon, del rettangolo verde, dove il tifo giallo rosso è caldo come quello di un leone affamato.
A cura di Giacomo Bertelli