Dopo Juve e Lazio, un’altra squadra italiana quotata in borsa
La terza squadra dilettantistica di Milano diventerà dunque una professionista. Il Brera Calcio ha deciso di sbarcare in uno degli indici borsistici più famosi al mondo: il Nasdaq. Il fondatore del club, Alessandro Aleotti, ne parla a ilfattoquotidiano.it.
Brera calcio, Aleotti: “Adesso abbiamo davanti la sfida più affascinante”
La squadra lombarda ha infatti ampliato i propri orizzonti e lo sta facendo sotto la guida di Aleotti. Il fondatore del club ha esordito dicendo che: “È un passaggio che insieme agli investitori americani abbiamo trovato giusto fare per finanziare il nostro progetto: per questo abbiamo creato la Brera Holdings, la società che quoteremo a New York”.
Si tratta di un progetto molto ambizioso in cui ha voluto investire anche Chris Gardner, attuale imprenditore che ha raccontato la sua storia all’interno del film La ricerca della felicità, impersonato da Will Smith. In merito, Aleotti dice che: “Gardner è stato davvero carino, è venuto a conoscerci al Brera Village. Ha voluto conoscere la nostra storia, le nostre strutture e anche i progetti che abbiamo portato avanti in questi anni. E adesso abbiamo davanti a noi la sfida forse più affascinante”.
Il sodalizio con Goran Pandev
Continua poi: “Da febbraio inizieremo in Macedonia del Nord, dove abbiamo stretto un sodalizio con l’ex attaccante di Lazio, Genoa e Inter Goran Pandev e la sua squadra, l’Akademija Pandev, che milita nella serie A macedone: assumerà la denominazione di Brera Macedonia, con i nostri colori, il nostro nome e i nostri princìpi”. L’idea è dunque quella di avere tra un po’ di anni una decina di squadre sparse per tutto il mondo. Evidenzia però che: “Ovviamente il nostro è un progetto in piccolo, non vogliamo toccare club storici e non vogliamo assolutamente essere come la Red Bull, troppo violenta nei suoi cambiamenti”.
Per quanto riguarda l’America latina al momento Aleotti ci tiene a precisare che: “In Argentina siamo ancora un po’ indietro a livello di interlocuzione. Nei paesi africani, come Gambia e Mozambico, siamo messi meglio”.
Il progetto di Aleotti
Ma da dove emerge questa idea? Il fondatore ammette: “Visto che raggiungere il professionismo in Italia è molto difficile e molto costoso, abbiamo pensato ad un altro modo di arrivare in alto. Abbiamo puntato a quei Paesi dove non costa molto mantenere dei club in prima divisione. In questo senso arrivare a disputare le coppe sarebbe importante: avremmo una vetrina per il nostro nome e allo stesso tempo dei ricavi che rendano sostenibile il progetto. L’idea è nata dopo il premio che il Brera ha ottenuto negli Stati Uniti, il Social Impact Award. Si tratta di un riconoscimento che dà la Internet Marketing Association, un ente americano guidato dalla nipote di Franklin Delano Roosevelt. Abbiamo raccontato la nostra storia e siamo piaciuti”.
Si tratterebbe dunque di un gran progetto, che va a toccare in ogni club anche il settore giovanile, gli e-sports, il calcio femminile ma soprattutto che non trascura l’impatto sociale. Aleotti poi ammette anche che il club subirà dei grandi cambiamenti: “Dall’anno prossimo non giocheremo più a Milano. La società resterà, così come il Fenix Trophy, che ci ha permesso lo scorso anno di affrontare team come lo United of Manchester e che quest’anno ci vedrà di scena in posti come Belgrado e la Danimarca. Tuttavia, è probabile che troveremo una via sociale diversa per mostrare il Brera Milano.”
La fase iniziale di questo progetto dunque vede niente di meno che Times Square a New York, dove ha la sua sede il Nasdaq. Aleotti spiega il piano: “Il nostro primo passo sarà avviare una IPO (Offerta pubblica iniziale), presentando la Brera Holdings agli investitori e convincendoli ad investire. C’è la volontà di creare un progetto trasparente, chiaro e soprattutto sostenibile. Uno dei nostri obiettivi è ottenere valore, creare una progettualità innovativa.”
Il fondatore del Brera conclude parlando del suo sogno: “Tutti i Paesi hanno diritto all’accesso alle Coppe europee, dalla Champions sino alla Conference League. Sarebbe bello un giorno provare ad andare avanti in una delle competizioni Uefa e magari, perché no, affrontare una delle due squadre di Milano. Inter o Milan contro il Brera: quella sarebbe davvero la chiusura di un cerchio”.