Brindisi, Arigliano: “Serve attenzione o si penalizza chi fa sacrifici”

Nonostante l’esclusione dal campionato di Serie D, disposta prima dalla Lega e poi dalla Co.Vi.So.D., il Giarre può ancora essere riammesso dopo la sospensiva del provvedimento di bocciatura concesso dal Tar. Una situazione che messo nel caos il calcio in Serie D, vista ancora l’incertezza sulla compilazione di gironi e calendari. Inevitabilmente, alcuni presidenti adesso chiedono chiarezza: uno dei primi a farlo è stato Daniele Arigliano, patron del Brindisi, squadra pugliese che ambisce a un campionato di vertice. Arigliano ha parlato della situazione del Giarre, ma soprattutto di come e quando gli organi calcistici devono intervenire, oltre a suggerire una serie di soluzioni.

Brindisi, Arigliano: “Dispiace per il Giarre, ma è una mancanza di rispetto”

Un’altra estate calda per il calcio italiano, sia in Serie C, sia in Serie D con il caso Giarre. Ad alzare la voce e chiedere chiarezza, ci ha pensato il presidente del Brindisi Daniele Arigliano. “Dispiace per il Giarre, dispiace sempre quando delle società hanno difficoltà nel prosieguo del loro percorso calcistico, ma credo sia una mancanza di rispetto. Lo è nei confronti di chi lavora duro per un anno intero, cercando di tenere i conti in ordine – ha dichiarato Arigliano – Sono d’accordo con le dichiarazioni del presidente Ghirelli relative alla Lega Pro. Credo però che debbano essere estese anche alla Serie D”.

“Servono le giuste misure. Verso marzo o aprile fare delle pre-iscrizioni, dove le società devono mostrare dei requisiti a norma e in ordine. Successivamente, dopo aver dato delle pre-iscrizioni a 30, 60 o 90 giorni, il 15 luglio deve essere il termine ultimo nel quale presentare tutto. Altrimenti si penalizza chi lavora bene e fa i sacrifici per essere con i conti in ordine e burocraticamente a posto, ma poi deve aspettare una società che magari è stata meno attenta e più negligente”.

“Alle istituzioni chiedo più attenzione”

Arigliano ha poi proposto anche alcune soluzioni per risolvere certe situazioni. “Alle istituzioni calcistiche chiedo di essere più attente nei confronti delle società che lavorano in maniera lineare e burocraticamente corretta. Ma soprattutto cercare di inasprire con le dovute proporzioni le soglie alle quali bisogna essere adempienti nel calcio dilettantistico. Ormai in Serie D siamo sempre meno dilettanti, perché costi, impegni e dispendio di lavoro umano ed economico sono simili a quelli di un campionato di Serie C”.

“Diciamo che ci possiamo ritenere dilettanti per caso, ma costi e organizzazioni sono quelli di un campionato quasi professionistico. Bisogna quindi automaticamente tenere alta l’asticella e la soglia da rispettare per i club di Serie D. Altrimenti poi sarà dura uniformarsi e stare al passo in caso di salto di categoria”.

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Redazione