Da quando aveva 13 anni la vita di Salvatore Campilongo si è sviluppata e formata all’interno di un campo da calcio. Una carriera che da giocatore prima e da allenatore poi gli ha dato soddisfazioni incredibili permettendogli di realizzare quel sogno che tanti cullano fin da bambini senza mai poterlo vedere realizzato. Da calciatore, Sasà, vanta qualche presenza in Serie A e più di 100 in Serie B. Veste maglie prestigiose ed importanti come quelle di Lazio, Milan, Salernitana, Palermo e Empoli, tra le altre. Segna, conquista i tifosi ed è protagonista di storici movimenti di mercato. Il tempo da calciatore però vola, sembra scorrere più veloce di quello degli altri e così, dopo anni passati a correre rincorrendo il pallone bisogna fare i contri con la realtà. Per lui, lo spiacevole appuntamento con il tempo avviene nel 2001 quando gioca con la Puteolana.
Ma tanto, Salvatore, lontano dai campi non ci riesce a stare. Così, l’anno seguente si siede sulla panchina della Casertana. Inizia un percorso importante che lo porterà ad allenare anche nel campionato cadetto. Con Avellino, Empoli, Frosinone e Nocerina taglia l’importante traguardo delle 100 panchine in B.
E’ normale quindi che, quando hai vissuto tutta la vita sotto i riflettori, con l’odore dell’erba del campo a scandire come un metronomo le tue giornate, soltanto qualche momento lontano da quella splendida quotidianità possa dare fastidio. E questo è esattamente il caso di Campilongo che si racconta ai microfoni di Seried24: “Ho voglia di tornare a lavorare. E’ da quando ho 13 anni che sto in questo ambiente che è tutto per me. Ora, che ne ho sessant’uno non ho assolutamente intenzione di smettere“.
E pensare che l’opportunità, Campilongo, per tornare in panchina l’aveva avuta soltanto pochi giorni fa. La Sambenedettese del presidente Renzi sembrava aver individuato nell’ex Frosinone il nome giusto per riportare, dopo anni, i marchigiani in Serie C. Dopo ore molto concitate però, l’affare salta e l’allenatore non sembra essere soddisfatto del finale. “Non vorrei più parlare della questione Sambenedettese. Mi dispiace perché era un’opportunità ma alla fine loro hanno deciso di fare diversamente. Probabilmente avevo richieste troppo alte per questa categoria. La mia storia però parla per me e non sono un allenatore che può accettare certe cifre. Prosperi invece, a cui tra l’altro mando il più sincero in bocca al lupo, ha un altro percorso e quindi un altro cachet. Sono cinque anni che allena e ha fatto cinque esoneri mentre io ho anche allenato in Serie B”.
Archiviata questa possibilità l’obiettivo ora è tornare in campo e su questo sembra concentrare tutte le proprie energie: “Sono andato a vedere tante partite in questo periodo e mi sto tenendo sempre aggiornato- ammette l’allenatore. Non mi interessa la categoria, voglio tornare ad allenare. Basta che però, dall’altra parte ci sia la volontà di portare avanti un progetto serio e competitivo. Ci sono stati un pò di contatti con alcune società ma al momento nessun interesse concreto. Era uscito il mio nome anche per la Nocerina ma non c’è stato nulla. Comunque a parte tutto ho voglia di lavorare. Lo scorso anno ho preso una squadra a dicembre e non ho problemi a rifarlo anche se preferirei prenderla in questo periodo. Ci sarebbero 2/3 mesi a disposizione per lavorare e questo sarebbe sicuramente meglio“.
L’ultima volta in Serie B, per Campilongo, è stata nel gennaio del 2012. A chiamarlo la Nocerina per sostituire l’esonerato Gaetano Auteri. In Campania però il rapporto fatica a sbocciare e dopo appena due giornate, dà le dimissioni. Solo le sue due ultime apparizioni nel campionato cadetto. Quelle che bastano per superare il muro delle 100 panchine in Serie B. Le altre infatti, le aveva collezionate in precedenza tra Avellino, Frosinone ed Empoli.
Quello del professionismo, e più nello specifico, della massima serie è un sogno che chiunque approcci a questo lavoro, più o meno segretamente, custodisce nel proprio cassetto. Così, quando parla di un suo possibile ritorno al grande calcio Sasà Campilongo sembra piuttosto determinato: “Non ho mai perso la speranza di tornare ad altissimi livelli. Magari prendendo una squadra di Serie C e portandola alla vittoria del campionato. Io sono sempre ottimista e mi piacere guardare la storia di Maurizio Sarri. Dopo il suo esonero con l’Alessandria sembrava l’inizio di una parabola discendente. Invece poi è andato ad Empoli e sappiamo tutti benissimo quello che è successo. Per me lui è un modello. A 65 anni è arrivato in Serie A, vincendo anche l’Europa League. Per questo io coltivo ancora dentro di me la speranza“.
Tanti sono i campioni con cui ha condiviso lo spogliatoio, sia da giocatore che da allenatore. Tra questi però, c’è anche un grande protagonista di questo campionato di Serie D. Lodi infatti è stato il trait d’union delle sue più importanti esperienze da allenatore. Prima ad Empoli e poi al Frosinone. “Ciccio è un giocatore ed un ragazzo meraviglioso. Quest’anno ancora non l’ho ancora sentito ma lo scorso anno ci ho giocato contro e mi ha buttato fuori dalla semifinale playoff. Vincevamo 2-0 e abbiamo perso 3-2. Nonostante questo non posso che parlare bene di lui e a quell’età fa ancora la differenza“.
Insomma, Salvatore Campilongo l’ha dimostrato. La passione dopo tanti anni non è scesa e la determinazione per tornare a fare qualcosa di importante c’è. Nell’attesa che la chiamata giusta arrivi e l’odore del campo torni a scandire le sue giornate.
A cura di Edoardo Gregori