Cassino, senti Abreu: “Ho girato tanto, ma qui sono a casa. Lavoro e sogno la Serie A”
L’intervista esclusiva a Leo Abreu, attaccante del Cassino e capocannoniere del girone G
La valigia fatta forse troppo in fretta, un infortunio a metterlo a dura prova e poi il riscatto. Tutto per un sogno. O meglio, per un obiettivo: la Serie A. Leo Abreu è oggi il capocannoniere del girone G di Serie D, con 8 gol in 8 giornate, e il suo Cassino si trova in testa alla classifica.
Ma la sua carriera non è stata tutta rose e fiori. “L’infortunio non è stato un bel momento, ma chi mi stava accanto mi ha dato la forza di non mollare”. Nel corso della lunga intervista a seried24.com, l’attaccante portoghese – originario di Madeira (patria di CR7, ma ci arriveremo) – pronuncia queste parole con un pizzico di commozione.
“Ero giovane e non è stato facile. Poi mi sono ripreso bene e oggi i gol parlano per me”. L’umiltà e la pacatezza di chi è cresciuto con dei valori. Ma anche la consapevolezza e la personalità di chi sa dove vuole arrivare. Nella voce di Leo Abreu c’è tutto ciò. E oggi sogna la Serie A. Lo dice più volte, quasi a voler rimarcare il concetto senza paura.
Tra passato, presente e obiettivi futuri, Abreu si è raccontato ai nostri microfoni dopo un inizio pazzesco sia a livello personale che di squadra, con il Cassino che sogna in grande grazie anche e soprattutto ai suoi gol.
Cassino, Abreu: “Non mi pongo limiti”
“Ma sì, diamoci del tu, ci mancherebbe”. Bastano 30″ e con Leo Abreu sei già amico. Poi parte l’intervista. O meglio, la chiacchierata. “Ho iniziato bene, sto dando continuità a quanto fatto a livello personale lo scorso anno. Voglio aiutare la squadra con i miei gol, ma non solo. Anche sacrificandomi in campo. Per certi punti di vista non mi aspettavo questa partenza – prosegue Abreu – ma lavoriamo ogni giorno per fare sempre meglio. Come squadra vogliamo migliorare quanto fatto l’anno scorso, quando siamo arrivati in finale playoff. Cercheremo di vincerle tutte, ma sappiamo che non è facile. Lavoriamo in settimana per ottenere i risultati che vuole la società, quindi vogliamo puntare a vincere anche se è difficile”.
E a livello personale? “Voglio continuare così, segnando più gol possibili e aiutare la squadra con le mie reti a raggiungere l’obiettivo finale. Non mi pongo limiti, voglio segnare ogni partita. Faccio l’attaccante e l’attaccante vuole segnare sempre. Se poi i gol saranno 15 o 20, vedremo”. Il portoghese poi torna sul campionato: “Siamo consapevoli che il girone è difficile e le squadre ci affrontano in maniera diversa visti i risultati degli ultimi anni. Lo sappiamo e siamo pronti. Ci diciamo sempre di dare il massimo, poi il risultato arriva. Ma sudare la maglia e dare tutto è quello che faremo sempre”.
“Cassino e Madeira? C’è un filo che le unisce”
Leo Abreu è nato a Madeira nel 1998. Sì, nella patria di Cristiano Ronaldo. “Sappiamo che è conosciuta soprattutto per lui, non ci nascondiamo”. Poi, da giovanissimo, l’ha lasciata per inseguire un sogno: “Madeira è un’isola piccolissima, si vive bene. Io sono andato via presto, a 14 anni mi sono trasferito al Porto quindi non l’ho vissuta tanto. Sono in Italia da un po’ di anni. Sono uscito alla stessa età di Ronaldo, ma ho sentito tanto la mancanza dei miei genitori in quel periodo”. Il Porto con James Rodriguez e Falcao, poi l’arrivo in Italia, al Bari. “Il primo anno sono partito con la Primavera e poi sono andato in prima squadra, facendo qualche panchina in Serie B ma senza riuscire a esordire. Una bella esperienza che mi ha fatto crescere. Quando sono andato via di casa giovanissimo l’ho fatto per puntare in alto. Non sarei uscito così presto per nulla”.
Poi il destino l’ha portato dal mare di Madeira alla montagna di Cassino, città del Lazio che oggi lui definisce “casa sua”. Quasi 3.000 km, clima totalmente diversi eppure… c’è qualcosa che li unisce! “L’affetto della gente. Come ti accolgono. È uguale. Qui ti senti a casa. Ho conosciuto mia moglie il primo anno in cui sono arrivato e lei e la sua famiglia mi hanno aiutato ad adattarmi prima possibile qui. Non era facile. Avevo 18 anni, ero distante dalla famiglia. Anche perché venivo da un grave infortunio. Non è stato un momento bello, ma chi mi stava accanto – come mia moglie, la famiglia e il mio agente Mario La Cava – mi ha dato tantissima forza, mi ha convinto a non mollare soprattutto mentalmente. Ero giovane, non era facile. Poi mi sono ripreso bene”.
Cassino, Abreu: “Ho girato tanto, ma si torna sempre dove si è stati bene”
Cassino, Monterosi, ancora Cassino, poi Matese, Giugliano, Altamura, Flaminia, Campobasso e… ancora Cassino. “Ho fatto tanti giri, ma si torna sempre dove si sta bene. Ero andato via, poi sono tornato, poi sono andato via di nuovo e poi sono tornato. Qui mi hanno dato la fiducia che mi mancava e ora sto bene. E i risultati si vedono. Anche grazie alla società che mi ha voluto fortemente lo scorso dicembre. Cassino è una società che non ti fa mancare nulla, che sta crescendo negli ultimi anni e io qui mi sento a casa. Ho creato una famiglia, mi sono sposato e ho un bambino”.
“E i risultati si vedono”, sì. Otto gol nelle prime otto giornate, già tre doppiette, capocannoniere del girone. “Esulto sempre facendo il segno degli occhiali, è per mio figlio. Sono un attaccante che non molla mai, lotto su tutti i palloni, attacco gli spazi, so calciare in porta. Mi definisco un lottatore. Sono cresciuto ammirando Icardi, dentro l’area è devastante. Sa sempre dove arriva il pallone”.
“Non giocherei se non credessi nella Serie A”
Un lottatore e un leader in campo, ma fuori? Cosa fa Abreu? “Guardo tantissime partite per prendere spunto dai campioni. E ovviamente passo del tempo con la mia famiglia e il bimbo, ma guardo tantissimo calcio, davvero”. Ma lo fa perché ci crede davvero. Lo dice una volta, poi un’altra. Vuole continuare a rimarcarlo: “Il mio sogno è arrivare in Serie A, non giocherei se non ci credessi. È un mio obiettivo, do il massimo per arrivarci”.
E a chi gli fa notare che a 26 anni non è semplice: “Io darò sempre il 100%. Per me l’età è un numero: credo in quel sogno e darò tutto me stesso per avverarlo”. Umiltà, serietà, spirito di sacrificio, voglia di arrivare, un pizzico di arroganza calcistica e… tanti gol! No, non stiamo parlando di CR7, ma del suo compaesano Leo Abreu. E Cassino se lo coccola.