Catania, il corteo verso il ritorno tra i professionisti continua a suon di record | FOCUS
Analizzando i dati di queste prime quattordici tornate di Serie D, andiamo a tracciare un focus su uno degli indiscussi protagonisti dei nove raggruppamenti, ovvero il Catania. I siciliani sono in Serie D ma non sembra: tra record, code ai botteghini ed entusiasmo dilagante, alle pendici dell’Etna non aspettano altro che il momento in cui poter chiudere la serratura e gettare definitivamente le chiavi di questa categoria. Una stagione fin qui da incorniciare che giornata dopo giornata vede il traguardo sempre più vicino. Il lavoro è ancora molto ma per adesso nessun balbettio, i rossazzurri sono sul pezzo e mirano l’obiettivo.
Una nobile decaduta da record
Produce uno strano effetto leggere il nome del Catania ai nastri di partenza del campionato di Serie D. Basti pensare che questa società, seppur sotto effige diverse, soltanto dodici anni fa annichiliva l’Inter di José Mourinho, una squadra capace poi, a pochi mesi di distanza, di prendersi il tetto d’Italia, d’Europa e del Mondo. Quel ‘clamoroso al Cibali’ non era in realtà così clamoroso: modellato da Zenga e reso grande da Mihajlovic prima e Simeone poi, quel Catania poteva star seduto al tavolo dei migliori ed il record di punti in Serie A ne è la testimonianza.
Una favola che come tutte conosce giorni meno idilliaci: il Catania ne ha vissute di cotte e di crude e ora sta provando a scrivere un nuovo capitolo della propria vita calcistica. E come in un viaggio dantesco la ripartenza passa da territori poco consoni al blasone del club. Come molte altre nobili decadute del calcio italiano, le ceneri del Catania sono rifiorite dalla Serie D. Un passaggio che non deve essere necessariamente visto come un qualcosa di negativo, ma come uno step necessario alla propria crescita.
L’inizio di stagione paragonato con quello delle altre ‘grandi’
36 punti in 14 uscite, questo è il tesoretto del Catania in questo primo segmento del girone I di Serie D. I siciliani stanno monopolizzando il campionato, con il Locri secondo che nello specchietto retrovisore dista ben undici punti. Fin dalle prime battute, la squadra allenata da Giovanni Ferraro ha messo subito in chiaro le cose: 9 vittorie consecutive ed un ciao deciso alla concorrenza. Parlare già di Lega Pro forse è prematuro, ma le basi per un prosieguo di stagione da ‘ordinaria amministrazione’ ci sono tutte. Se il piglio gladiatorio fin qui mostrato dovesse persistere, per il resto della compagnia sarà una mission impossible ricucire lo strappo.
Sfogliando i vari almanacchi, troviamo tante nobili decadute in Serie D che fin dall’apertura dei giochi hanno fatto la voce grossa. Sceso nel dilettantismo a seguito del fallimento, il Parma nel 2015/2016 mise insieme qualcosa come 94 punti. Essendo le giornate trentaquattro, il Catania potrebbe issarsi massimo a 96 punti. Proibitivo fare filotto da qui alla fine, ma va considerato il campionato da 38 giornate disputato dai ducali. Per tracciare un reale record, bisogna quindi analizzare la media punti: 2,47 quella dei ducali al gong della D 2015/2016, 2,57 quella degli etnei dopo quattordici giornate. Battere questo record storico può rivelarsi dunque un motivo in più per migliorarsi per Lodi e compagni. Nel novero dei club blasonati ripartiti da protagonisti in D vanno menzionati anche il Bari nel 2018/2019 ed i conterranei del Palermo nel 2019/2020. Grandi società e grandi tifoserie accomunate tutte da vecchie gestioni societarie alquanto instabili.
Un roseo futuro può arrivare dall’Australia, il grande lavoro del presidente Ross Pelligra
“Ogni partita deve essere una festa”, questo lo slogan con cui si è presentato l’eccentrico proprietario del nuovo Catania SSD, l’imprenditore siculo-australiano Ross Pelligra. È lui infatti il timoniere della nuova realtà rossazzurra, cresciuta sulle ceneri del Catania Calcio 1946. Bravo poiché ha cancellato il timore di un’intera città di non ripartire nel calcio o farlo solo con altri progetti modesti o di breve vita. Sin dal primo giorno da presidente, ha mostrato un amore viscerale per questi colori.
Contando su basi economiche solide, in poco tempo ha creato un top team per la categoria, con oculate scelte di mercato e societarie. Il Catania ha sfoggiato la propria forza ed il maggior bagaglio tecnico-tattico al campionato, ponendo le altre diciassette realtà del girone I quasi in un ruolo da sparring partner. L’entusiasmo c’è ed è dilagante, a giudicare anche dall’incessante presenza di Pelligra sui social con vessilli rosazzurri in prima fila.
Giovanni Ferraro è l’allenatore giusto per rinascere
Accanto al presidente, in plancia non può che esserci anche l’allenatore Giovanni Ferraro. L’artefice materiale dello scoppiettante avvio del Catania è principalmente lui. Ai nastri di partenza aveva infatti il delicato compito di amalgamare e far convivere una squadra con un tasso tecnico spropositato. Certamente il 53enne di Vico-Equense non è uno sprovveduto, come dimostra l’eccellente campionato scorso con il Giugliano, culminato con la promozione. Un filotto di nove vittorie su nove nelle prime giornate replicato a distanza di un anno anche con la squadra della città dell’Elefante. I tifosi sperano solo che il lieto fine sia identico.
Il suo 4-3-3 (in alternativa 4-3-1-2) si è tramutato nel miglior attacco del girone I (30 gol) abbinato ad una difesa ermetica (7 reti subite nonché la meno battuta del raggruppamento). Un ottimo mix tra giovani e calciatori più navigati, guidati dall’allenatore in campo Francesco Lodi. Il centrocampista, nonostante le 38 primavere, sa ancora giostrare perfettamente in mezzo al campo. Unico neo della gestione Ferraro è un gioco non ancora bello da vedere, ma tremendamente concreto. Per accontentare gli esteti del calcio ci sarà tempo.
Il top player è sugli spalti
Continuando questo focus sul Catania, ci spostiamo sugli uomini simbolo di questa prima metà di stagione. Di certo un ruolo importante l’avranno i 7 gol di Jefferson, la forza della difesa o le geometrie di Lodi, ma il vero trascinatore è un altro. È infatti impressionante il colpo d’occhio che il Massimino sugella, 15.000 spettatori di media in Serie D, undici dei quali abbonati, è un qualcosa che a queste latitudini non si era mai visto. Tifo incessante per tutti i novanta minuti, festa continuata poi insieme ai calciatori anche al triplice fischio.
Il pienone allo stadio rievoca le vincenti stagioni in Serie A: un occhio al passato ed uno al futuro per una società che vuole tornare grande. Conti alla mano, il trascinante pubblico catanese risulta essere una risorsa anche per le altre realtà del girone I. In ogni trasferta rossazzurra, l’esodo etneo ha portato al sold-out anche impianti poco abituati a questi numeri, con i botteghini che ringraziano. Per tutta questa serie di motivi il Catania si sta rivelando una risorsa per la Serie D anche se alle pendici dell’Etna sperano in fretta e furia di spostare altrove queste risorse.