Dalla speranza Fiorentina al sogno rossazzurro. Catania, ecco Jefferson: il bomber giramondo

La straordinaria cavalcata dei ragazzi di Giovanni Ferraro conclusa con il meritato ritorno tra i professionisti ha letteralmente mandato in visibilio la Catania calcistica, rinata ad una stagione di distanza dal drammatico fallimento, grazie ad un percorso netto e senza appello condotto dentro e fuori dal rettangolo verde. Tanti i protagonisti di questa memorabile annata: dal presidente Rosario Pelligra al vicepresidente Vincenzo Grella, da Giovanni Ferraro all’eterno capitano Francesco Lodi, giusto per citarne alcuni. Tra questi? Certamente anche Jefferson Andare Siqueira.

Diciannove presenze, otto reti, un assist. Numeri importanti, impreziositi ancor di più da una grande forza fisica pronta a sposarsi meravigliosamente con un bagaglio tecnico notevole. Ma chi è la punta che ha fatto sognare i rossazzurri durante la stagione della rinascita? E perché il suo nome suscita sempre grande empatia e curiosità tra gli appassionati?

Dal sogno viola al giro d’Italia: la storia di Jefferson

Nato a Guarulhos, nei pressi di San Paolo, Jefferson Andrade Siqueira muove i suoi primi passi nel Paranà (squadra con la quale mette anche a segno le prime due reti da professionista), per poi sbarcare in Italia nel 2007 grazie all’intuizione della Fiorentina, decisa a regalare al proprio settore giovanile quel ventenne tutto pepe e talento.

Sembra proprio essere l’inizio di un sogno: la città é bella da perdere il fiato, la prima squadra possiede nomi altisonanti dai quali imparare tanto (da Mutu a Jovetic, fino a Pasqual, la qualità di certo non manca) ed il contesto ambientale risulta l’ideale per crescere in tranquillità. Purtroppo però non è tutto oro quel che luccica ed i sogni di grandezza in viola del funambolico classe 88 s’interrompono proprio sul più bello, soprattutto a causa di un brutto infortunio alla mandibola occorso nel derby contro il Pisa durante il Torneo di Viareggio. Altro giro altra corsa, la valigia del ragazzo si riempie in fretta, visto che i prestiti a Frosinone e Cassino, seguiti dall’esperienza belga con l’Eupen, non gli permettono il meritato salto di qualità.

Latina, mon amour

Spesso si dice che basta rivolgere lo sguardo verso il sole per lasciarsi cadere alle spalle le ombre. È proprio il caso di Jefferson che, con il trasferimento al Latina trova quella che è a tutti gli effetti la sua personale isola felice. Un’avventura lunghissima, considerando i numerosi ritorni. Impreziosita-tra il 2011 ed il 2022- da 128 gare, 33 gol, 4 assist ed una cavalcata (datata 12-13, annata da ricordare anche per la conquista della Coppa Italia Lega Pro) che porterà la formazione di Stefano Sanderra (subentrato a Fabio Pecchia), dritta dritta in cadetteria.


Un vero e proprio sodalizio, quello tra la società laziale e l’attaccante brasiliano che nel frattempo veste, tra le altre, le maglie di Livorno, Teramo, Monza (curiosità: proprio la parentesi in Brianza sarà occasione per ‘Jeff’ di conoscere uno dei suoi idoli Silvio Berlusconi), Giana Erminio, Monopoli, Padova e Catanzaro, prima di chiudere il cerchio nuovamente in nerazzurro. Nota di rilievo? Certamente la stagione 17-18, sua seconda in maglia Viterbese. Qui, infatti, il brasiliano si scatena, risultando il miglior marcatore dei suoi con 12 reti stagionali e contribuendo in maniera decisiva al raggiungimento collettivo del quinto posto finale.

Catania-Jefferson, biglietto per la gloria

Adesso, il presente di Jefferson si chiama Catania. Arrivato senza pensarci in pompa magna come uno dei pezzi da novanta della primissima campagna acquisti targata Pelligra, il numero 79 ha saputo pian piano conquistarsi un posto d’onore in tutti i cuori rossazzurri. Fisicità importante, tecnica sopraffina, freddezza glaciale sotto porta, attitudine da professionista esemplare, solarità fuori dal comune. Sono certamente queste le principali armi di seduzione del sorridente centravanti, capace di incidere in maniera prorompente sugli schemi di Ferraro, specie a partita in corso.

Gol pesanti, sempre e comunque, dalla Vibonese al Canicattì. La festa é servita ed il motto da spogliatoio di Giuseppe Rizzo, “pattenu i cavaddi “ (in catanese, letteralmente, son partiti i cavalli), ripreso ossessivamente proprio da Jefferson sembra ormai calzare a pennello. Per un sogno da rincorrere che non tramonta mai, nonostante l’età. A dimostrazione che le cose arrivano puntuali a chi dimostra di saper aspettare.

A cura di Damiano Tucci

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