28 maggio 2006, 19 marzo 2023. Da Marino a Ferraro, da Pulvirenti a Pelligra. Striscioni dipinti a mano, bandiere al vento, sciarpe al collo, tamburi a ritmo, cori urlati a squarcia gola dai “figli del vulcano, con la lava nelle vene”. È questa la cornice che cinge foto, video, selfie dell’intera stagione. Tutto ciò che è destinato ad essere ricordo e storia che continua, oltre fallimenti e categorie.
Sono trascorsi 17 lunghi anni dall’ultima promozione che ha fatto gioire gli appassionati rossazzurri. Oggi come allora i cuori di un’intera città sono tornati a battere forte e le menti a sognare. Un entusiasmo contagioso e una passione vulcanica hanno invaso Catania dal centro storico alla periferia, dal mare all’Etna, coinvolgendo tifosi di ogni fascia d’età. I nonni hanno abbracciato i nipoti, i padri i figli, i ragazzi l’amico di sempre o il vicino di posto conosciuto durante la stagione. Perché il Catania per i catanesi è attaccamento e convivialità. È estrema appartenenza e amore.
Molti penseranno che questa volta ad essere conquistata non sia la massima serie del calcio italiano e che tanto entusiasmo sia poco comprensibile. Se non fosse che la sofferenza calcistica provata dai tifosi rossazzurri negli ultimi anni, concede loro il bisogno e l’urgenza emotiva di tornare a vincere, sorridere e festeggiare. Anche “solamente” il ritorno tra i professionisti. La Serie C strappata l’8 aprile dello scorso anno da un tribunale, inseguita sin dai primi novanta minuti in Serie D e tenuta stretta per mano per oltre trenta giornate è ora, di nuovo, concreta realtà. Una tangibile possibilità di rialzare dignitosamente la china verso nuovi obiettivi.
La strepitosa cavalcata degli uomini di Ferraro, umile condottiero, ha insegnato che vincere non sarà sempre così “facile” ma che un gruppo coeso può arrivare ovunque. Se è vero che il Catania del 2006, quel 28 maggio, non aveva altra scelta che vincere, quello di Lodi e compagni non ha voluto che stravincere, con forza e sana prepotenza. Con il lavoro e la fatica.
La promozione del Catania SSD in Serie C è un po’ un riscatto, è una scommessa vinta, è semplicemente la primavera che è arrivata. Diciassettenni anni dopo, quando il caso – o la scaramanzia – ha voluto che il tunnel percorso negli ultimi mesi dai calciatori per arrivare in campo sia lo stesso di allora. Quello storico sotto la curva sud, dove il sole splende fronte Etna.
Angela Sciuto