Si dice spesso che la felicità dell’uomo non sia legata alla sua forza fisica quanto al suo estro. Un concetto, quello elargito dal drammaturgo tedesco Christian Friedrich Hebbel che trova forte riscontro anche nel mondo del calcio. Esempio calzante? Certamente Andrea Russotto, attaccante esterno classe 1988 in forza al Catania ed autore fino a questo momento di 7 gol e 4 assist, distribuiti in 22 presenze stagionali.
Numeri importanti, quelli del ragazzo romano, capace di incidere in maniera decisiva su una cavalcata dal sapore di vera e propria rinascita. “Aver contribuito a portare il Catania tra i professionisti è motivo di grande orgoglio – racconta fiero – specie dopo la delusione dell’anno scorso. Momento più bello? Senza dubbio la vittoria del campionato”.
Un rapporto viscerale quello tra l’attaccante del Catania e il calcio. Stimolato costantemente dall’amore per quelle figure familiari che da sempre proteggono ed alimentano i sogni.
“Ho cominciato per strada, come si faceva una volta, sicuramente la passione mi è stata trasmessa da mio padre e mio nonno, da sempre grandi amanti di questo sport”.
È parecchio empatico, Russotto. Un tipo sin da subito determinato a voler lasciare un’idea ben precisa di sé al suo interlocutore. Un vero e proprio cultore della bellezza, intesa come ideale principe di libertà personale. “Mi è sempre piaciuto il calciatore estroso, tecnico. Quello che fa innamorare la gente di questo sport. Idoli? Potrei citarne tanti, diciamo che essendo grande tifoso della Lazio i miei riferimenti erano coloro che indossavano quella maglia”.
Casa coccola, l’Olimpico fa da sfondo al sogno, Bellinzona lo tramuta in assaggio e Treviso, nel 2006, lo trasforma in concreta realtà: “È stata la mia prima grande esperienza – prosegue l’esterno – ho avuto la possibilità di esordire in A a 17 anni e successivamente di fare due campionati in B, poi la chiamata in Under 21 mi ha definitivamente fatto capire che stavo realizzando il mio obiettivo”.
Una parabola importante, impreziosita dall’inserimento dell’attuale 7 rossazzurro tra i “50 Most Exciting Teenage Players“ della rivista ‘World Soccer’ insieme a nomi altisonanti quali Banega, Rakitic e Sanchez. “Vedere il proprio nome accanto a quei campioni fa un certo effetto, è stato proprio il momento più bello della mia carriera”.
Il talento trabocca e la strada, visto il promettente sbarco colorato d’azzurro, sembra ormai tracciata. Non tutto però va per il verso giusto e nonostante gli apprezzamenti di Reja e De Laurentiis, Andrea si ritrova a recitare un ruolo da comprimario. L’esperienza in Coppa UEFA contro il Benfica resta di prim’ordine: “Vivere una città così bella da calciatore del Napoli ha un sapore particolare, difficile da spiegare, Napoli è magnifica, bisognerebbe viverla ma per me ha veramente un qualcosa di magico – spiega il ragazzo – ho avuto la fortuna di allenarmi con giocatori importanti, ragazzi d’oro prima che fuoriclasse. Penso a Lavezzi, Hamsik e Cannavaro, uomini di una generosità incredibile, campioni non a caso. Porterò quelle grandi emozioni sempre con me”.
La Campania insegna a crescere, dà il via ad un viaggio fatto di delusioni e speranze che però lo porta in Calabria. Catanzaro è risalita, isola felice, un compendio di luce suddiviso in tre stagioni che sa tanto di riaffermazione.
“Arrivai in giallorosso nel momento più duro della mia carriera. Grazie a quei colori ebbi la possibilità di rimettermi in gioco, ringrazio ancora oggi sia per l’opportunità che per l’affetto ricevuto dai tifosi, capace di accogliermi subito come fossi uno di loro“.
Se Catanzaro per la carriera di Russotto ha valore di ripartenza, Catania, dal 2015, rappresenta in modo imponente il vero e proprio posto del mondo dentro il quale sentirsi sicuri. “Catania per me equivale alla parola cuore, diversi fattori mi legano a questa città: un tifo che poche piazze possono vantare, la bellezza dei suoi panorami, l’aver incontrato qui mia moglie che mi ha fatto il regalo più bello della mia vita: diventare papà”.
A questo punto Andrea si emoziona, lascia più punti di sospensione sul display, riprende più volte il discorso e dà esclusivo spazio alle corde del cuore: “Qui sono cresciuto, come calciatore ma soprattutto come uomo, questa è la mia casa. La gara che rigiocherei? La sfida playoff col Siena, una ferita aperta che non si rimarginerà mai più. L’allenatore con cui mi sono trovato meglio? Dico Lucarelli anche se l’esperienza con Baldini mi ha trasmesso tanto. Quella stagione per noi è stata una mazzata, eravamo riusciti a superare mille difficoltà creando un gruppo solido e ci è stata tolta la possibilità di concludere un’annata speciale. Non scorderò mai il pomeriggio a Torre Del Grifo, nonostante la delusione la manifestazione d’amore della gente nei confronti di questi colori ci ha lasciato senza parole. Catania, del resto, è unica in tutto”.
È proprio quel drammatico pomeriggio di aprile 2022 a cementare ancor di più il sodalizio tra l’Elefante e l’attaccante. Perché Andrea sente sul sangue i colori del vulcano e del mare e non esiste nessuna sfida capace di far scattare nella sua testa una voglia di rivalsa così grande: “Vivevo la scorsa estate con la grande voglia di far parte di questa rinascita. Lo volevo con tutto me stesso e speravo in quella chiamata in ogni istante delle mie giornate. Esserci ancora per me equivale a disputare la Serie A, non smetterò mai di ringraziare la società. I compagni? Ragazzi straordinari, dal primo all’ultimo con eccelse qualità tecniche ma ancor di più morali. Pelligra? Una persona di un’umiltà e semplicità spaventose, ci ha trasmesso quella che è stata la cultura della sua vita, basata su sacrificio, lavoro e rispetto delle regole. Catania ha trovato un presidente che investe col cuore e non poteva esserci persona più giusta per il club”.
Ammirazione, rispetto, strappi ubriacanti. Ma chi è l’ala di Ferraro fuori dal campo?: “Sono un papà ed un marito che cerca di migliorarsi sempre. Cerco di essere un esempio per i miei figli anche se non sempre riesco, fare il genitore è il lavoro più bello, ogni loro sorriso riempie la mia vita”.
Papà a tempo pieno, appassionato di chitarra nel tempo libero e (ancora) sognatore. Russotto, per il futuro, ha le idee chiare: “Ai tifosi dico che il Catania sta tornando, sono la parte più importante di questa realtà, vogliamo renderli felici, mi impegno ogni giorno perché restare sarebbe il mio sogno”.
Orgoglio e cuore comandano, la testa però è guidata dall’estro. Promessa eterna a garanzia di un sentimento sempre capace di ricondurre ogni sguardo alla luce.
A cura di Damiano Tucci