Dal giovane Kessie all’Olginatese: la storia di Janis Cavagna

La sua Brianza Olginatese non sta attraversando un momento facile. Janis Cavagna, centrocampista classe 1995 dei brianzoli, sta affrontando una delle sue stagioni migliori. Autore sino ad ora di 6 reti in campionato, è uno dei mediani col vizio del gol.

Ai microfoni di seried24.com racconta la sua storia, partendo dall’attualità, che vede i bianconeri in seria difficoltà: “È un periodo complicatissimo perché arriviamo da cinque sconfitte di fila. Abbiamo avuto partite sulla carta alla nostra portata, abbiamo giocato contro dirette concorrenti ma abbiamo un ruolino di marcia preoccupante. Domenica andiamo a giocare a Breno, sarà una tappa fondamentale. La classifica si sta delineando e ci sarà da lottare sino all’ultimo”.

La storia di Cavagna: “Scoperto dalla Dea del Maestro Bonifaccio”

Un bottino ampio quello delle 6 reti, bottino che per un mediano può stupire. Ma Cavagna è insaziabile e punta ancora più in alto: “Gioco da play, con l’allenatore di prima giocavamo a due a centrocampo avevo maggiori spazi per segnare. Ora ho meno occasioni ma avendo segnato sei gol sono abbastanza soddisfatto della mia stagione, fare altri gol diciamo sarebbe fondamentale”.

L’inizio della carriera del classe ’95 è a forti tinte nerazzurre. Un destino segnato da una persona molto importante, che per 37 anni, lavorando per l’Atalanta, ha scoperto giocatori tra cui Donadoni, Tacchinardi, Bellini, Montolivo, Gabbiadini, Consigli, Baselli, Grassi, Sportiello, Caldara, Gagliardini e Conti: “Ho iniziato a 8 anni nell’Atalanta, quando ancora c’era il Maestro Bonifaccio e sono arrivato a 18 anni a giocare come capitano in Primavera. Qui ho conosciuto moltissimi giocatori, tra cui Caldara, Grassi e Kessie”.

L’aneddoto su Kessie: “Giocava con gli scarpini slacciati”

Tra i ricordi più vivi che risalgono alla Primavera dell’Atalanta c’è senza dubbio l’arrivo di un giovanissimo e sconosciuto Franck Kessie: “Frank era appena arrivato in Italia e giocava difensore centrale. Era un giocatore già ‘fatto’ e fisicamente non era paragonabile a noi, che eravamo ancora dei ragazzini“.

Una superiorità talmente evidente, quella dell’attuale centrocampista del Milan, che lo portava a giocare in un modo molto curioso: “Era talmente superiore agli altri che giocava con gli scarpini slacciati, era un giocatore insuperabile. L’anno dopo è andato a Cesena, mister Drago gli ha cambiato ruolo e lì è esploso. Era un giocatore che dal punto di vista fisico faceva la differenza, era clamorosamente superiore agli altri”.

Il ricordo di Caldara: “Un perfezionista, soffriva il minimo errore”

Capitano della Primavera dell’Atalanta nel 2013/14 era Mattia Caldara, da cui Cavagna erediterà la fascia da capitano: “Caldara era il capitano nel mio primo anno di Primavera. Uno dei miei migliori ricordi è quando è arrivato a certi livelli perché ero contentissimo per lui. Mi ricordo che lui era un professionista a tutti gli effetti, già dal settore giovanile era un perfezionista, il minimo errore lo soffriva mentalmente“. Il cammino dell’attuale centrale del Venezia è stato ostacolato da numerosi infortuni, da cui però si sta riprendendo: “Quando è arrivato a certi livelli è stata una soddisfazione per tutti, è una persona da 10 e lode. Tutti gli infortuni che ha avuto lo hanno penalizzato, adesso si sta riprendendo piano piano quello che aveva lasciato”.

Un lungo cammino con Alberto Grassi: “Con lui i primi 8 anni all’Atalanta”

Il nome più segnante nel cammino di Cavagna è quello del centrocampista del Cagliari Alberto Grassi, con cui condivide i primi anni del settore giovanile: “Con Grassi ho fatto tutti i primi 8 anni del settore giovanile, dai 9 anni ai 16 abbiamo giocato assieme. Poi ha cominciato a giocare coi ragazzi più grandi del ’94. Quindi gli ultimi anni non eravamo nella stessa squadra ma a Zingonia ci si vedeva sempre. Lui un’altra persona da 10 e lode, pane al pane, vino al vino, un bravissimo ragazzo”. Tutti i giocatori incontrati nel suo cammino, vengono ritenuti da Janis Cavagna dei bravissimi ragazzi. Questo uno dei motivi che portano un ragazzo a diventare, un giorno, un campione: “La cosa che ho notato è che tutti i giocatori che sono arrivati a certi livelli hanno alla base della grande autostima e della grande umiltà. Se lo meritano tutto”.

Moltissimi i giocatori con cui ha modo di condividere lo spogliatoio. Nel 2016, infatti, Cavagna, dopo l’esperienza importante a Trapani, viene convocato dalla Nazionale B Italia, in cui gioca con altri giovani talenti della Serie B: “Ho giocato contro per tanti anni e con nella Nazionale Under 17 con Romagnoli, Cristante. Poi, dopo la mia prima esperienza in Serie B a Trapani, dove sono stato convocato con la Nazionale di B ho avuto modo di giocare assieme a Petagna, Del Fabro, Belloni. Logicamente è stata un’esperienza formativa, ho calcato campi da sogno. Il primo anno da professionista in B ho fatto 13 presenza in una squadra che ha raggiunto i playoff, è stata una soddisfazione importante”.

Il pensiero su D’Angelo: “Notò che non avevo la testa giusta”

La carriera del metronomo bianconero prosegue con una discesa in Serie C. L’attuale direttore sportivo della Sampdoria, Daniele Faggiano, vuole tenerlo, ma lui compie una scelta importante: “Dopo il primo anno a Trapani avevo l’opportunità di rimanere perché il direttore Faggiano voleva tenermi. Ma io dopo aver fatto un girone di ritorno con un mese e mezzo di infortunio e con la squadra in continua crescita non ho trovato spazio. A fine stagione, cercandomi tante squadre di C, ho deciso di scendere di categoria e sono andato a Bassano, dove ho avuto l’attuale allenatore del Pisa Luca D’Angelo, che col senno di poi posso dire che era un ottimo allenatore“.

Al momento del passaggio al Bassano, infatti, il giocatore non ha un ottimo rapporto con la guida tecnica, complice anche il momento e la giovane età: “Arrivando dalla B dove hai fatto diverse presenze non vai con la testa giusta e lui lo aveva notato, perché non ho avuto moltissimo spazio nonostante avessi notato subito che era un ottimo allenatore“.

Cavagna sul suo futuro: “Obiettivo tornare tra i professionisti, prima però la salvezza”

Il futuro di Janis Cavagna è molto chiaro. Prima la salvezza da centrare con la sua Brianza Olginatese e poi il ritorno tra i professionisti: “Il mio obiettivo è tornare tra i professionisti, sono categorie che conosco e non sono insormontabili e irraggiungibili. Poi passa tanto dal presente, il mio focus è concludere nel miglior modo possibile questa stagione raggiungendo obiettivi personali e di squadra. L’obiettivo è centrare la salvezza il prima possibile, visto che in questo momento ci troviamo in difficoltà, poi si tireranno i conti a fine stagione…

A cura di Simone Schillaci

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