Il barcone, il Chieti nel cuore e papà Francesco. Masawoud: “Non sapevo nemmeno nuotare. Ora sogno la C”
Dall’Africa con il barcone al sogno San Siro. O perché no, l’Olimpico o l’Allianz Stadium. Il viaggio di Moro Masawoud è l’emblema del riscatto. Della voglia e della caparbietà. Di chi non molla. “La mia storia è molto lunga” dice il ghanese a SerieD24.com. Ronaldinho l’idolo di sempre. Il Chieti la piazza “unica”. E il duo Nzola-Carnesecchi? Beh, questo ce lo siamo fatti raccontare da papà Francesco Tola. Ma ci torneremo più tardi.
Masawoud: “Una storia difficile. Il calcio scorre nelle mie vene”
Piccolo riepilogo. Moro è un classe 2000. A 14 anni prende la decisione che gli cambierà la vita: prima parte verso la Libia grazie all’aiuto di sua zia. Due anni più tardi sbarca in Sicilia. “Non è stato semplice. Sono stato due giorni sul barcone… e non sapevo nemmeno nuotare“. Masawoud arriva a Palermo. “Nasco con il calcio nelle vene. Senza di lui non saprei cosa fare. Questo sport è tutto per me”. L’idolo di sempre? La risposta non tarda ad arrivare. “Ovviamente Ronaldinho – esclama Masawoud – Per me è unico. Ancora vedo i suoi video di quando giocava. Incontrarlo? Sarebbe un sogno”.
Ma intanto un piccolo-grande sogno, Moro, l’ha fatto vivere ai tifosi del Chieti. La formazione abruzzese, che ha chiuso la stagione 2023/24 all’ottavo posto del girone F, ha avuto modo di godersi il suo numero 7. “Devo tanto a questa piazza”. Fatica a parlare. Non trova le parole giuste. “I tifosi sono speciali, mi hanno emozionato. Ho sentito il loro supporto, il loro affetto nei miei confronti. Mi dispiace non avergli regalato una bella stagione. Ma Chieti è una piazza unica, è entrata nel mio cuore. Futuro? Non ti nascondo che vorrei la Serie C. Mi piacerebbe fare uno step in più”.
Papà Francesco: “Moro ne ‘ha passate tante’. A un soffio dalla B”
E quindi, ecco chi è davvero il talentuoso Moro Masawoud. Ma a noi non è bastato. Per farci raccontare la sua storia, infatti, decidiamo di interpellare anche il papà adottivo: il sopracitato Francesco Tola. “Moro ne ‘ha passate davvero tante'”. Dall’addio all’Africa all’arrivo a Palermo. “Sono il fondatore dell’Audace International – una squadra di Partinico, in provincia di Palermo, composta da ragazzi stranieri – Da qui parte tutto”. Ovvero? “Nel 2016 avevo tra i 25 e i 26 ragazzi. Due di loro, Sekou e Moro, mi chiamavano ‘papà‘”. Masawoud non aveva i genitori. Francesco percepisce subito la bontà. Le genuinità del piccolo Moro. “Il primo non ho potuto adottarlo, ha trovato lavoro in Francia e si è traferito lì. Moro è rimasto con noi”.
Dalla D al sogno professionismo. Un mondo che – a dirla tutta – Moro ha già conosciuto. Non solo per la recente esperienza vissuta con il Lecco. “Qualche anno fa ha sostenuto un provino con il Trapani. Fece un’amichevole contro la prima squadra composta da Carnesecchi e Nzola. Per un cavillo burocratico, il club non lo tesserò. Pochi mesi più tardi andò alla Cavese ma fu l’anno del Covid. Dunque non fece nulla”. Abbiamo citato l’attaccante della Fiorentina. A distanza di quattro anni… “Moro porta tanto rispetto nei suoi confronti. Se segna un gol gli dedica sempre una storia su Instagram”.
Una storia fatta di ambizione. Rispetto e tanto coraggio. Moro ha il futuro davanti a sé. Alle spalle una grande famiglia che lo ha accolto – e continuerà ad accudirlo – come un vero figlio.