“Sto bene, tranne per la squalifica ricevuta. Una partita non avrei voluto saltare: quella di domenica. Il destino ha voluto questo, ero solo uscito dall’area tecnica senza protestare e invece sono stato espulso”. Nella voce di Lorenzo Collacchioni c’è la stessa lucidità di quando venne presentato come allenatore del Livorno nel luglio del 2022. Il terzo posto, l’esonero e il ritorno all’Armando Picchi. Da quel giorno le cose sono cambiate. Quando ci risponde al telefono Collacchioni è sulla panchina del San Donato Tavarnelle, in Serie D. Lo scenario è cambiato, ma l’ambizione è rimasta la stessa. E domenica a San Donato arrivano gli amaranto. Ritorno al passato. “Sarà uno stimolo per noi. Esperienza a Livorno? La rifarei miliardi di volte ancora”.
Ma partiamo dal presente. Chiusa l’esperienza all’ombra dell’Armando Picchi con il Livorno, Lorenzo Collacchioni è ripartito. Lo ha fatto da San Donato. Dopo la retrocessione dalla Serie C, la società voleva porre le basi per un progetto. Disegnare un percorso con crescita e lavoro come concetti principali, i professionisti la destinazione. Così, il progetto ha bussato alla porta di Collacchioni. Lui ha risposto presente. Altro giro, altra corsa. “Per San Donato è un anno di ripartenza. Dopo la retrocessione c’era da ritrovare la quadra, ma questa è una società seria che ha ambizione, come dimostra lo stadio nuovo. Il club vuole ricostruire qualcosa, quest’anno vogliamo creare una base per poi puntare verso obiettivi più ambiziosi“.
Quattro vittorie, tre sconfitte, tre pareggi, con quindici punti collezionati nel girone E. Sono questi i numeri raccolti dal San Donato Tavarnelle sul campo dopo dieci giornate. “Facciamo fatica a fare gol, stiamo massimizzando le prestazioni singole. Nelle ultime partite abbiamo avuto un po’ di sfortuna“. In classifica il club occupa l’ottavo posto. Davanti, a due punti di distanza, anche se con una partita in meno, c’è il Livorno.
Già, il Livorno. Perché quella dell’Armando Picchi è stata la prima panchina in Serie D per Lorenzo Collacchioni. Arrivava dal San Miniato Basso. I tifosi del Livorno avevano già conosciuto l’allenatore dato che, in Eccellenza, fu proprio lui a condannare gli amaranto alla prima sconfitta in campionato. Dopo esser tornato in Serie D, il Livorno voleva competere per giocarsi i professionisti. Le chiavi dello spogliatoio vennero affidate a Collacchioni. “Rimpianti? Per me lo scorso anno è stato bello. Particolare, certo, ci sono state tante vicissitudini non dipese da me, ma mi ha formato, dato delle certezze. Devo esser sincero, non ho tutta questa esperienza sulla panchina, ma ho un’ambizione molto forte. Sono andato a Livorno senza riflettere più di tanto, catapultato in una piazza che è grande per tanti allenatori. Ma lo farei miliardi di volte ancora. Con il senno di poi, riflettendo, forse non ero nemmeno pronto. Sono stato invaso da tutte le circostanze e ci ho messo tutto me stesso. Non nego che quando sono ritornato per la seconda volta mi sentivo già diverso, anche i giocatori lo avevano percepito”.
Immaginate di essere un allenatore all’inizio della carriera. Passa un treno: è quello del Livorno. Poche scelte, lasciarlo andare o saltarci sopra, abbracciando tutto ciò che comporta la costa livornese. Pressioni, risultati e blasone. Collacchioni ha deciso di prenderlo, quel treno. Mettendosi in gioco. “A Livorno non ho mai avuto problemi, mi sono trovato bene ed è una piazza che mi ha dato davvero tanta forza. Livorno ha delle pretese, io volevo dimostrare di essere all’altezza. Quest’anno mi sento diverso, forse mi sentirei anche più pronto visto che ho una consapevolezza diversa. Ma non voglio pensare troppo al passato, già in questa stagione voglio fare il meglio possibile con quello che ho per cercare di migliorare. Il San Donato è la migliore squadra che potessi allenare in questo momento. Il rimpianto può anche esserci, quando sei in certe piazze sono occasioni da sfruttare sempre al meglio. Ma sono convinto che l’esperienza raccolta a Livorno mi aiuterà moltissimo nel percorso”.
30 ottobre 2022. La sconfitta contro il Montespaccato alla nona giornata fa riflettere Paolo Toccafondi, allora presidente del Livorno. La decisione è quella di esonerare Lorenzo Collacchioni. Passano soltanto quarantotto ore e l’allenatore è di nuovo sulla panchina amaranto, richiamato dai calciatori. Nei mesi successivi nel club succede di tutto. Collacchioni viene esonerato ancora una volta, arriva Esposito e a gennaio la squadra subisce una rivoluzione totale dopo il mercato. A marzo il Livorno è sesto in classifica: così non va. Esposito decide di dimettersi, per Collacchioni comincia il terzo capitolo, in una stagione, all’Armando Picchi. “Ci sono state tante situazioni particolari, dove magari potevo anche non essere d’accordo. Io naturalmente non mi sarei mai mandato via. C’è stato un mercato rivoluzionato, l’arrivo di un altro allenatore, una squadra nuova. Tra tutte queste cose io ci ho messo il massimo dell’impegno. Se avessi la testa di ora affronterei l’esperienza con più tranquillità. A Livorno c’era la ricerca del risultato, io avevo percepito che non avrei avuto tanto tempo per un progetto. E questo è normale che ci sia in una piazza del genere data la voglia di tornare in alto”.
Pochi rimpianti. Nelle parole di Lorenzo Collacchioni i concetti di crescita e maturità si riflettono in continuazione. Livorno lo ha formato, adesso vuole scrivere altri capitoli. “Livorno è un’esperienza che non capita a tutti, sono contento sia capitata a me. Le difficoltà mi hanno fatto crescere, Livorno non è solo allenare, ma preoccuparsi di un contesto intero. Cercare di essere all’altezza di tutto ciò che circonda la società. Tutte le componenti hanno un’importanza, dai giornalisti ai tifosi. Per me è stata una scuola, devi essere pronto. C’è poco margine di errore. Tifosi? Sarà emozionante incontrarli di nuovo. Abbiamo visto qualche partita con i tifosi ma Livorno è un’altra cosa. I ragazzi dovranno tramutare l’emozione in energia positiva per fare sempre meglio e far crescere un’ambizione personale che possa spingerli verso piazze dove ci sono certi tipi di stimoli. Dimostreremo di essere all’altezza dando il massimo”.
E domenica a San Donato arrivano gli amaranto, dicevamo. Ma Collacchioni non sarà l’unico ex. In campo infatti ci saranno Lucatti, Belli e Neri. Tre giocatori che la scorsa stagione hanno vestito la maglia del Livorno. “Parliamo di una partita che si prepara da sola. Per noi è importante come lo è per il Livorno, abbiamo fame di punti per raggiungere un equilibrio mentale. I tre ex? Quando giochi contro la vecchia squadra c’è sempre un’aspettativa particolare. Per quanto mi riguarda, l’unica partita che non avrei voluto saltare è quella di domenica, e invece dovrò stare in tribuna. Sono amareggiato per questo ma sicuro che i ragazzi diranno la loro. Per far parlare di noi dobbiamo fare prestazioni e punti“.
Dalla retrocessione al nuovo progetto. Il San Donato Tavarnelle vuole ottenere dei risultati costruendo delle basi solide per poter puntare a obiettivi sempre più ambiziosi. Percorso e crescita, ancora una volta, sono le due colonne portanti. Ci vogliono tempo e determinazione. “Sono dell’idea che al giorno d’oggi vediamo troppi esoneri affrettati. Una società non deve fermarsi sulla superficie. Guardare il risultato ci sta, ma la prestazione della domenica può dipendere da tanti fattori. Serve una valutazione più lucida di tutto quello che c’è sotto. Gli allenatori giovani forse vengono testati troppo velocemente. Per questo la società deve tutelare il lavoro che c’è dietro“.
Domenica il sentiero di Lorenzo Collacchioni si incrocerà di nuovo con i colori amaranto. Questa volta nelle vesti dell’avversario. “Per San Donato la retrocessione è stata dolorosa. Qui però c’è la voglia di ricostruire. Io non mi pongo limiti, voglio tirare fuori il meglio dalla squadra che ho e da me stesso. Per l’esperienze e il legame che ho stabilito con tante persone che lavoravano per il Livorno, posso solo sperare che la squadra faccia il percorso giusto perché non c’entra niente in queste categorie. Magari dopo domenica”. Lo scenario è cambiato, ma l’ambizione per Collacchioni è rimasta la stessa. E domenica a San Donato arrivano gli amaranto. Ritorno al passato.
A cura di Jacopo Morelli