Lo sfogo del presidente: “Chi non dà il massimo resta in panchina”

“Non sono assolutamente soddisfatto del rendimento fin qui ottenuto”, così ha esordito il vulcanico presidente del Prato, Stefano Commini, in un’intervista rilasciata ai canali ufficiali del club toscano. A tenere banco la difficile situazione del collettivo biancazzurro, ancorato nel limbo del Girone D e lontano dai piani alti della graduatoria.

A finire nel mirino sono soprattutto alcuni calciatori, rei secondo il presidente di non dare il massimo una volta scesi in campo. Seppur non ne abbia parlato direttamente, pare vacillare la posizione dell’allenatore Giancarlo Favarin. Tuttavia Commini non vede in un cambio in panchina la soluzione a tutti i mali: “Non sarà solo una persona a pagare, o si vince in gruppo o si perde tutti insieme”. Infine ha speso parole al miele per la tifoseria e la città di Prato: “Sono loro a darmi fiducia”.

Il complesso inizio di stagione del Prato

Dopo una campagna acquisti di tutto rispetto, il Prato si avviava ai nastri di partenza di questa stagione con ben altre aspettative. Eppur l’inizio era stato più che incoraggiante, con 7 punti totalizzati nelle prime tre giornate ottenuti grazie alle vittorie contro Ravenna (1-2) e Bagnolese (1-0) ed al pareggio di Forlì (2-2). Da lì in avanti i biancazzurri sono piombati in un vortice burrascoso che ha portato in dote solo 3 punti, frutto di tre pari ed altrettante sconfitte. A preoccupare è soprattutto la verve realizzativa del Prato, autore di soli tre centri negli ultimi 270′ ed una difesa che scricchiola ogni volta che viene chiamata in causa.

Il periodo negativo si è tramutato con una normale flessione anche in classifica, portando il Prato al dodicesimo posto con 10 punti, con due sole lunghezze di vantaggio sulla calda zona play-out. Il pari interno contro il Fanfulla sembra aver salvato momentaneamente la panchina dell’allenatore Giancarlo Favarin, rinviando alla delicata trasferta di Budrio contro il Mezzolara ogni discorso sull’eventuale esonero. A giudicare dalle parole di Stefano Commini, Favarin potrebbe non essere l’unico a pagare dazio.

Giancarlo Favarin, allenatore del Prato

Le parole del presidente Stefano Commini

Intervenuto sui canali ufficiali del club, il presidente del Prato, Stefano Commini, si è lasciato andare ad un lungo sfogo sul momento difficile. Il vertice societario non le ha mandate a dire, puntando il dito contro una frangia della rosa promettendo severi provvedimenti.

“Non sono assolutamente soddisfatto del rendimento fin qui, non mi aspettavo dopo nove giornate di essere a questo punto della classifica con una squadra che a mio giudizio è stata costruita con un budget importante. Come azienda la spesa è prossima al milione, cifra non banale in Serie D. Non sono contento, non mi aspettavo di essere necessariamente in testa, ma pensavo di lottare nei piani alti prima di fare le dovute valutazioni a dicembre e fare ulteriori investimenti”.

“Oggi siamo a due punti dai play-out e a due dai play-off, lì nel mezzo con un rendimento molto basso. Le aspettative non erano queste e bisogna darsi una svegliata. Non è giusto nei confronti della tifoseria e della città e neanche verso una proprietà che sta dando tutto.

Mentalità e gruppo unito il diktat del presidente

“La cosa più facile sarebbe quella di cambiare l’allenatore ma non è necessariamente la soluzione giusta. Qui si vince e si perde come collettivo, è vero che è il mister a disegnare la squadra, ma in campo ci vanno i calciatori. Qui vedo un 50% della rosa che dà l’anima, il resto che potrebbe dare qualcosa in più. Abbiamo preso calciatori di qualità con stipendi importanti che a mio giudizio non stanno rendendo. Se tiriamo in porta e non segniamo e alla prima occasione prendiamo gol è maggiormente una questione di mentalità“.

“Tutti i professionisti – continua Stefano Commini – hanno dei compiti da rispettare, c’è gente come Francesco Renzi (in gol contro il Fanfulla, ndr), sempre in panchina che quando è entrato ha dato il 100%: questa è la dimostrazione di cosa deve fare un calciatore. Nessuno ha il posto assicurato, tutti devono meritarselo. Se la società deciderà di cambiare qualcosa, poiché da adesso in poi io voglio i punti, non sarà una sola persona a pagare. Se dovessi cambiare allenatore, i calciatori che non danno il massimo finiranno in panchina a costo di pagarli lo stipendio intero. O si vince in gruppo o si perde tutti insieme. In un gruppo non paga una persona sola”.

Infine un plauso alla tifoseria e a tutta la città per il sostegno: “Se dovessimo vincere domenica la situazione non sarà superata. Tutte le partite vanno giocate come se dovessero essere partite della vita. I tifosi sono gli unici che ci sono sempre stati; la città sta rispondendo alla grande e sono loro a darmi fiducia, non solo in termini economici. Il mio impegno c’è, ma non posso far tutto da solo”.

A cura di Michele Di Vincenzo

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