Una lunga carriera, tante battaglie, amicizie, gioie e anche dolori purtroppo. Francesco Campanella ha raccontato attraverso i microfoni dell’ufficio stampa della Polisportiva Santa Maria quello che è stato il suo passato e anche quello che potrebbe essere il suo futuro. Mancato karateca, la Samp, l’esordio in Serie B. Tanti gli aneddoti del difensore centrale classe ’89.
“Ho fato karate dai 5 ai 10 anni – ha dichiarato il centrale difensivo -. Quando sei bambino cerchi di imitare parenti e amici negli sport. C’erano due miei coetanei che facevano karate, e chiesi a mia mamma di iscrivermi al corso. Avevo ottenuto anche bei risultati”.
“Nella scuola calcio del mio paese, tramite un torneo che avevano organizzato con la scuola, l’allenatore mi chiese di andare lì con loro, e da lì ho iniziato a giocare tra Primi Calci e Pulcini. Poi andai a Mercato San Severino per iniziare con i campionati Regionali, e da lì in poi l’inizio della mia carriera”.
“Perché indosso il numero 6? Non c’è un motivo particolare. Il mio numero preferito è sempre stato il 5, essendo un grande fan di Fabio Cannavaro. Negli anni in Serie D potevo capitare con qualsiasi numero, dipendeva dalla formazione ovviamente”.
“Secondo anno a Santa Maria. Esperienza molto bella. Ambiente sano e genuino, partendo dalla società e dai Presidenti. E’ un posto fantastico, e ho avuto la possibilità di conoscere dei compagni di squadra che sono persone eccezionali con la quale condivido e condividerò ancora tanti bei momenti”.
“Lo spogliatoio è sacro. Noi già dall’anno scorso siamo stati bravi a creare una fortezza. Qui si ride e si scherza, tant’è vero che siamo finiti anche sui social e addirittura su Sky per Gol Deejay. Io vivo lo spogliatoio come un momento di gioia e aggregazione. Questo dev’essere anche un divertimento. Su questo si base la mia esperienza calcistica”.
“La squadra ha dei valori importanti. Inizialmente, con un cambio di allenatore e inserimento di ragazzi nuovi, ci voleva un pò di tempo. Il nostro segreto dev’essere sempre l’allegria. Il rapporto con il mister è ottimo. E’ un rapporto di stima personale e poi calcistico. E’ una persona molto buona, cosa estranea in questa calcio dove ci sono tante persone ciniche. Ha accettato un ruolo non facile, perché allenare nel posto dove si vive è sempre particolare da gestire visto che spesso si fanno giudizi troppo affrettati. Dobbiamo migliorare la classifica dell’anno scorso. Il nostro è stato un campionato importante, e dobbiamo sia confermarci e che migliorarci a livello di prestazione”.
“Arrivavo in un settore giovanile della Samp che era reduce dalla vittoria di campionato e Coppa Italia. Ho avuto anche la fortuna di stare con la Prima squadra, perché spesso venivo convocato da Mazzarri. Fu un’esperienza molto bella, perché mi proiettavo nel calcio dei grandi. Ho accarezzato l’idea di sfiorare grandi palcoscenici. L’anno dopo ho esordito in Serie B con l’Avellino all’ultima contro il Brescia. Prima presenza tra i professionisti quella. Non potrò dimenticarla mai”.
“Domenico Maggio è il calciatore più forte con il quale ho giocato. E’ il nostro attaccante. I numeri parlano per lui, ed è un ragazzo che poteva raccogliere ancora di più. E’ uno che va sempre in doppia cifra, e umanamente è un ragazzo d’oro con il quale condivido tanti momenti”.
“Facendo questa categoria ti porta a pensare a quello che dovrà essere il futuro. Sono vicino alla laurea, e vorrei cercare di inserirmi nelle scuole per insegnare, provando, però, a non abbandonare il calcio”.