Dai vicoletti a Di Bartolomei: Angelo Nicoletti, l’allenatore gentiluomo
Cilentano DOC, amico di tutti, gentiluomo sin dalla nascita. Angelo Nicoletti sta facendo letteralmente volare la Polisportiva Santa Maria, compagine al secondo anno di Serie D e che si migliora sempre di più sotto tutti i punti di vista. Nicoletti, nato e cresciuto proprio nella suggestiva Santa Maria di Castellabate, svela quelle che sono state finora le sue emozioni, sensazioni, e l’importanza di confrontarsi per la prima volta in una campionato così intenso e difficile.
Inizio altalenante, ma era inevitabile visto il cambio in panchina
“Quando si cambia allenatore c’è bisogno di un pò più di tempo. E’ una cosa che capita anche nelle società più grandi che danno minimo un biennio per poter trarre qualche conclusione dal progetto tecnico”.
Obiettivi personali
“Di sicuro preservare il progetto Polisportiva Santa Maria – ha proseguito l’allenatore -. E’ quello il mio chiodo fisso, perché ritengo che sia una ricchezza per il territorio avere una squadra in Serie D, e anche una possibilità per ragazzi che potrebbero affacciarsi a campionati così importanti. Essere da trampolino di lancio, esperienze formative di vita. Sono tante le esperienze che il calcio può dare. Dare lustro al territorio, perché è importante. Il mio obiettivo è proprio quello di valorizzare il nostro territorio attraverso anche il calcio”.
L’avventura con il Santa Maria è nata così, all’improvviso..
“Praticamente stavo smettendo di giocare in Promozione a Casal Velino, e con gli amici di sempre Carmine Di Napoli, Alberico Guariglia e Domenico Giannella mi è stato chiesto di collaborare con la scuola calcio. Mi è stato proposto un progetto per il territorio, e così è nato tutto. Ho fatto la trafila con tutte le categorie, a partire dai Primi Calci ai Pulcini, passando per Esordienti, Giovanissimi e la parentesi dello scorso anno con l’U19. Poi ho allenato la Prima Squadra in Promozione e in Eccellenza. Ho fatto tutta la gavetta. E’ stato molto formativo, molto importante perché poi la carriera calcistica scinde dalla carriera di allenatore. Sono due carriere diverse, e due esperienze diverse che ho avuto modo di farle nel mio paese”.
L’arma in più della squadra
“L’arma in più di questa squadra è la società. Non ci fa mancare mai niente, ci mette a disposizione tutto quello di cui abbiamo bisogno, e di conseguenza poi quando hai tutti questi aspetti il gruppo diventa fondamentale. Riconfermando lo zoccolo duro dell’anno scorso, è una squadra che ha valori umani molto importanti. Un gruppo formatosi l’anno scorso e che si sta consolidando quest’anno, perché oltre ad essere ottimi calciatori sono ragazzi eccezionali. Anche i nuovi acquisti si stanno rivelando persone molto positive. Hanno voglia di vivere questa esperienza perché capiscono che è un posto ideale dove giocare a calcio, dove si sta bene, e anche loro vogliono conservare questa realtà”.
Essere l’allenatore del paese in cui si è nati e cresciuti
“Mi sento orgoglioso perché aver avuto questa opportunità. Sicuramente è una grande responsabilità, perché farlo nel proprio paese si sente un pò di più il peso dell’importanza, perché io sono molto legato al territorio e ci tengo a far bene e portare avanti questo progetto”.
La preparazione della partita
“Il mio lavoro è molto agevolato, perché la società mi ha messo a disposizione uno staff tecnico di livello. Dal preparatore atletico al preparatore dei portieri, all’allenatore in seconda. Da novembre si è aggiunta anche la figura dello psicologo. Abbiamo tutti gli strumenti per poter lavorare in modo certosino. I primi giorni della settimana sono dedicati all’aspetto fisico, il mercoledì e il giovedì ci dedichiamo all’aspetto tecnico-tattico con l’aggiunta dello psicologo, e il sabato la classifica rifinitura. Con tutto lo staff, però, monitoriamo tutti gli aspetti delle squadre avversarie. Siamo attenti a tutto, e questo se non hai gli strumenti per poterlo fare diventa difficile”.
Una sconfitta, alle volte, può significare qualcosa..
“Paradossalmente la partita dove abbiamo perso, ossia quella di Cava de’Tirreni dove a mio avviso abbiamo fatto una partita eccellente sotto tutti i punti di vista, sia tatticamente che caratterialmente. Proprio lì ho avuto la sensazione che avevo a disposizione una squadra forte, perché se non hai dei valori tecnici e umani non può importi in quel modo contro la Cavese. E’ svanito tutto negli ultimi secondi, ma quella partita è stata molto significativa, e ci ha dato consapevolezza dei nostri mezzi”.
La passione per il calcio sin da bambino
“La mia passione per il calcio è nata per strada. Da piccolo giocavo nei vicoli del mio quartiere, a San Marco di Castellabate. Poi a 8 anni ho iniziato la scuola calcio con Luigi Di Giaimo, e l’anno dopo con l’avvento di Agostino Di Bartolomei, sono cresciuto nella sua scuola calcio facendo tutta la trafila delle giovanili. Poi ho girovagato per l’Italia, però la passione c’è sempre stata. Non è mai tramontata”.
I principi alla base di tutto
“Di sicuro la meritocrazia, essere lineare nelle scelte e negli atteggiamenti. Essere sempre chiaro e limpido, gestendo tutti gli aspetti in modo oculato, perché i calciatori, in qualsiasi categoria quando gestisci un gruppo, ti etichettano subito, e per questo devi essere molto credibile e devi essere chiaro negli atteggiamenti senza essere intransigente. Secondo me è importante essere sempre limpidi nel comportamento e nelle scelte, poi di conseguenza formare un gruppo coeso che è la cosa più importante per una squadra di calcio”.
Il bel calcio e i giocatori tecnici..
“Di sicuro tutti gli allenatori che ho avuto nella mia umilissima carriera mi hanno lasciato qualcosa, perché a mio avviso per fare questo mestiere c’è bisogno di una personalità forte, perché sono tanti gli aspetti da curare, tante le sfaccettature che quotidianamente un gestore di una squadra di calcio deve affrontare. Non puoi assolutamente fare un copia e incolla, devi essere bravo a cercare di risolvere le problematiche che si presentano quotidianamente. Sotto l’aspetto tattico, se vogliamo fare dei nomi importanti, di sicuro mi piace il bel gioco e i giocatori tecnici, quindi possiamo dire che l’ispirazione va su di loro, come Guardiola e Sarri del Napoli ad. esempio”.
Suona il telefono, è la Polisportiva Santa Maria a chiamarti
“Ribadisco il mio grande orgoglio. La scelta è caduta su di me perché è stata fatta una valutazione prima sull’aspetto umano della persona e poi su altri aspetti. Essere considerato una persona adatta a questo tipo di progetto, soprattutto sotto l’aspetto umano, mi ha fatto tanto piacere. Ancora oggi ringrazio la proprietà per avermi scelto, e spero di ripagare questa fiducia con i risultati che si aspettano e che la società si è prefissata”.