Italia, Campania, Pompei. E’ qui che nasce Davide Evacuo, attaccante di grande esperienza ed affidabilità con in tasca un curriculum importante. Tante le squadre con il quale ha giocato: dall’Avellino alla Nocerina, passando per Turris, Brindisi, Pomezia, Angri, Fasano, Gelbison e tante altre. La Serie D la conosce come le proprie tasche, ma la sua gioia più grande – come ci racconterà anche lui nel corso dell’intervista – sarà la Serie C a Nocera.
I numeri sono tutti dalla sua parte: 325 presenze e 162 gol solo nei vari campionati, senza considerare coppe, play-off e play-out. Ricordate suo fratello? Felice Evacuo, anche lui attaccate. Due volte capocannoniere della Coppa Italia (2010-2011 e 2013-2014) e detentore del record di reti segnate (175) in Serie C. Tanto professionismo per lui, anche in B con Avellino, Frosinone, Spezia, Novara e Trapani. La cosa che accomuna entrambi, però, è il feeling con il gol.
La passione per il calcio nasce sin da piccoli, e in casa Evacuo è stato proprio così: “Mio papà faceva l’allenatore in una scuola calcio e i miei due fratelli, Felice e Christian, andavano a giocare lì. Dato che loro hanno 4 e 5 anni più di me stavo sul campo già prima di potermi iscrivere alla scuola calcio. Praticamente già a 3-4 anni ero sui campi. E’ una passione che mi ha trasmesso mio padre e poi i miei fratelli”.
Davide e Felice Evacuo sono due attaccanti. Percorsi diversi, ma con un aneddoto riguardante il ruolo: “Sono stati due percorsi completamente differenti. Mio fratello ha fatto il portiere fino a 17 anni, poi fece un paio di partite in attacco con la sua scuola calcio e lo prese la Turris in C2. Poi Felice ha quasi sempre fatto professionismo. E’ stato anche in quella Lazio di fenomeni del 2001 composta dai vari Crespo, Simeone, Nedved. Da lì ha fatto tutto un altro tipo di percorso. Poi andò alla Florentia Viola in C2 con Di Livio, Riganò, Quagliarella, Diamanti e tanti altri. Lui è stato bravo e fortunato all’inizio ad aver a che fare con questi fenomeni. Ha avuto tutt’altro percorso anche a livello mentale, perché quando hai a che fare con i campioni ti insegnano tanto.
Il mio, invece, è stato un percorso diverso dove sono partito dal basso. Ho fatto tanta Serie D, qualche anno in Eccellenza, poi la parentesi in C1 con la Nocerina. Per qualità sia mentali che fisiche non sono riuscito, per mie colpe, a salire di categoria. Mio fratello è riuscito a rimanere lì perché mentalmente e fisicamente è tutto un altro tipo di calciatore”.
Le prime esperienze non si dimenticano mai. Quella di Davide Evacuo è marchiata 2003: “La mia prima esperienza l’ho fatta nel 2003 con la Futura Scafati che era una squadra di Promozione. Ero negli Allievi, e mi chiamò questa squadra per farmi fare le ossa. Feci anche bene realizzando 3-4 gol giocando da esterno. Mi sono divertito. La prima vera esperienza, però, fu in Serie D nel 2004 con la Scafatese. Anche lì giocavo da esterno, e davanti avevo mostri sacri come Vincenzo Varriale, Fabio De Luca e Massimo Scarpa, tutti giocatori che per la Serie D erano un lusso. Ecco perché all’inizio ho fatto tanta panchina. Poi l’anno dopo sono andato nella Primavera dell’Avellino“.
Davide Evacuo ha totalizzato 325 presenze e 162 gol. Diversi sono e resteranno stampati nella memoria dell’attaccante: “Sicuramente l’esordio in C con la Nocerina alla prima giornata contro il Perugia che poi vinse il campionato. La bolgia di Nocera, lo stadio pieno, partita in diretta su Rai Sport dove tutti mi potevano seguire da casa. Giocare al “San Francesco” per la prima volta per me che avevo fatto già 7-8 anni alle spalle tra Serie D ed Eccellenza è stata una bellissima esperienza.
Poi due anni fa, quando arrivai qui alla Scafatese, feci doppietta contro il Santa Maria Cilento che era la prima in classifica. Davanti alla mia gente, fare due gol bellissimi e battere la prima della classe fu veramente una grande emozione”.
Numerose tappe in carriera: dalla Turris al Fasano, con in mezzo Brindisi, Pomezia, Angri e tante altre: “Una cosa ovvia è che vado via io e queste squadre ci mettono due anni per andare in Serie C. Vado via dalla Turris e dopo due anni viene promossa, stesso discorso per Campobasso, Matellica e Gelbison. Sarò una sorta di portafortuna. Sono state tutte piazze importanti che vivono di calcio 24 ore al giorno. Vengono in settimana a vedere gli allenamenti, seguono la squadra ovunque. E’ vero che ho fatto una carriera in Serie D, però mi posso ritenere fortunato perché ho giocato in grandi piazze con giocatori molto forti. Quando uno inizia a giocare a calcio spera sempre di arrivare almeno tra i professionisti, però non ho avuto le qualità per poter salire di categoria. Sono vent’anni che gioco, la mia passione l’ho trasformata in un lavoro che faccio ancora oggi con tanta passione, amore e sacrifici”.
Dopo tanta Serie D, la Gelbison lo scorso anno ha centrato una storica promozione in C. Evacuo conosce bene quell’ambiente: “Per salire di categoria ci vuole l’organizzazione e la programmazione. Quando sono stato in queste squadre, non solo a Vallo della Lucania, tutte hanno programmato e preso un direttore importante con presidenti seri. Tanti presidenti hanno i soldi, ma pensano di poter fare tutto loro. Ma invece non hanno capito che ognuno deve svolgere il proprio ruolo. A Vallo già s’intravedeva che volevano fare le cose fatte bene, tant’è vero che l’anno dopo arrivò Niccolò Pascuccio come direttore sportivo che la categoria la conosce come le proprie tasche. Il presidente Puglisi è una persona seria, hanno preso un allenatore che era molto quotato per la categoria e si sono ritrovati in Serie C. Poi, ovviamente, ci vogliono i giocatori. Quell’anno ricordo che ce n’erano tanti importanti. Se ci sono tutti questi elementi puoi solo far bene. Poi è normale che vincere non è mai facile, soprattutto in un campionato di Serie D dove viene promossa solamente la prima in classifica. E’ l’unico campionato, tra le altre, che se vinci i play-off non sali”.
Ad oggi, Davide Evacuo è l’attaccante inamovibile della Scafatese, club in Eccellenza ma con grandi ambizioni di ritornare al più presto in Serie D. Obiettivi? Segnare per aiutare la squadra: “Se prima perdevamo 5-1 con un mio gol ero contento, ora molto meno. Preferisco non segnare e vincere anziché andare in gol e perdere. Obiettivi personali? Sicuramente quello di fare più gol possibili per aiutare la squadra a vincere. Qui ci tengo tantissimo a fare bene perché è la mia maglia, quella della mia città, e sarei contento di vedere la Scafatese nelle categorie dove merita di stare. Andavo sempre allo stadio, ero il primo tifoso, avevo addirittura l’abbonamento. Quando potevo andavo a vedere la partita, e spero di riportarla dove merita”.
Tante maglie, tante esperienze vissute in positivo e negativo. Davide Evacuo ci svela quali sono state le tappe più importanti: “Ci sono state tante tappe che mi hanno fatto crescere. Quella con la Nocerina in Serie C poteva essere sicuramente quella più importante. Da lì poteva partire un altro tipo di carriera per me, però con i se e con i ma non si ottiene nulla. Diciamo che lì è stato un altro tipo di ambiente. Ogni giorno al campo c’erano 200 persone a vedere l’allenamento, la domenica lo stadio sempre pieno. Lì o cresci o cresci. Hai a che fare con altra gente, competente, che fa calcio professionistico da una vita. C’era Gigi Vavarese come direttore sportivo. Lì sono cresciuto tanto come uomo e come calciatore”.
Una volta aver smesso di giocare a calcio, il desiderio di Davide Evacuo è quello di restare nel mondo del calcio: “Sinceramente non ho pensato ancora a cosa vorrò fare, però mi piacerebbe rimanere nel mondo del calcio, magari aprendo qualche scuola calcio perché a me piace molto avere a che fare con i bambini che hanno voglia di imparare perché lo fanno veramente con il cuore. Non mi piacerebbe fare l’allenatore. Vorrei avere a che fare più con i piccini che con i grandi”.
Proviamo ad immaginare questo: i due fratelli insieme in campo. Cosa ne sarebbe potuto uscire?: “Siamo due attaccanti molto simili. Ad Avellino abbiamo fatto spesso allenamento insieme perché io stavo con la Primavera e lui in prima squadra. Il giovedì, Galderisi ci metteva anche in squadra insieme quando Biancolino non era al top. Però poi non mi ha mai convocato, tranne in qualche occasione in Coppa Italia. Quella era una squadra veramente eccezionale; c’erano Grieco, Moretti, Ametrano e tanti altri. In allenamento, però, qualche gol lo abbiamo fatto. Sarebbe stato bello anche giocare insieme in campionato, ma purtroppo non è successo”.
Un format che ha fatto e fa ancora oggi discutere diversi volti noti del calcio dilettantistico, tra i quali anche Davide Evacuo: “Secondo me sarebbe bello, come in tutti gli altri campionati, fare i play-off e poter salire di categoria. Invece in Serie D devi aspettare un ripescaggio, guardare i punteggi e tante altre cose. Una società che arriva seconda o terza e poi vince i play-off e non sale di categoria perché davanti ci sta il Catania, il Bari o il Palermo di turno, cosa la fa a fare la squadra? A questo punto mi conviene non iscrivere proprio la squadra al campionato o mi faccio una squadra che mi costa la metà. Mi metto nei panni dei presidenti che fanno tanti sacrifici economici per affrontare un campionato dove per arrivare almeno nei primi cinque posti ci vogliono bei soldi. Arrivo secondo, vinco i play-off e non vado in Serie C? Per me è un’ingiustizia.
In Eccellenza, se vinci i play-off, vai in D. Però c’è da affrontare una fase nazionale. In quel caso, le squadre sono di più e non potrebbero salire tutte proprio per una questione numerica. Devi vincere i play-off regionali, poi fare quelli nazionali con altre due squadre di due regioni. In Eccellenza posso capire perchè sarebbero tante squadre a salire. Secondo me si dovrebbe un pò modificare questo format dei play-off”.
Intervista a cura di Gerardo Guariglia