De Lucia: “Avevo ricevuto un paio di offerte ma…”

Alfonso De Lucia si racconta ai microfoni di SerieD24.com. Dalla situazione dei molteplici esoneri sulle panchine della Serie D alla sua visione personale del calcio. Un tuffo indietro nel tempo anche ricordando i suoi tempi d’oro nel calcio giocato.

De Lucia: “Tutti sono presidenti sulla carta ma non tutti sanno fare calcio”

Dopo l’addio a Nola, nello scorso Novembre, Alfonso De Lucia non ha più preso posto su nessuna panchina. Oggi ai microfoni di SerieD24, parla della sua situazione attuale. Inizia parlando dei contatti ricevuti ultimamente: “Io prima dell’inizio di questo Campionato avevo ricevuto un paio di offerte e sono andato a parlare con un paio di società. Solo che poi il progetto alla fine non mi ha convinto più di tanto. Nel senso che in queste categorie è difficile anche trovare un progetto che sia serio e duraturo.

Parla poi delle società attuali: “Purtroppo si fa presto a cacciare un allenatore, bastano 5 o 6 partite in cui non fai risultati. In queste categorie la progettualità è solo una parola che si usa sulle carte. I presidenti come rappresentanti delle società fanno calcio non proprio come prima attività. Tutti sono presidenti sulla carta ma non tutti sanno fare calcio. Ad oggi è difficile trovare una società che possa dare del tempo, non te lo danno in Serie A, figuriamoci in queste categorie. Però siccome noi siamo agli inizi, dobbiamo valutare tutte queste cose. Anche perché se tu ti siedi su una panchina e ti cacciano dopo 4 o 5 partite, sicuramente già la carriera si è rovinata.

Conosce bene il contesto in quanto ex Presidente in Serie D: “Siccome ho fatto il presidente a Nola, nella mia città, per quattro anni so come ragionano in queste categorie. So effettivamente l’uso e il costume che si fa. Poi ho fatto anche il calcio da professionista per molti anni, quindi ho visto molte situazioni diverse. Per me una vittoria è quando effettivamente si combacia una società, che è guidata da persone serie prima di tutto, nella quale si abbia un progetto serio.

Tornando alle varie offerte ricevute: “Hanno fatto solo qualche chiamata di routine per sapere la mia disponibilità. Io la disponibilità la do a tutti però poi non si è concluso niente. Loro sanno come ragiono io, non mi accontento, perché prima di tutto non voglio farci soldi. Adesso che voglio intraprendere questa carriera non guardo assolutamente l’aspetto economico. Quando troverò una situazione con le caratteristiche che ho detto prima, allora la prenderò in considerazione. Al momento però nulla.

Le impressioni su Cavallaro, nuovo allenatore del Nola

Rimanendo sulla sua società del cuore, ci racconta le sue impressioni sul nuovo allenatore del Nola: “Sono molto amico di Giovanni, abbiamo fatto anche un corso insieme da allenatore un po’ di tempo fa. Lui è un ottimo allenatore, ha delle idee molto chiare su come vuole far giocare la squadra. È molto improntato sul calcio moderno e cerca di far giocare la palla e di fare del possesso palla il suo punto forte. Spero che queste sue idee vengano prese in considerazione, prima di tutto dai calciatori, anche perché sono poi loro che ti fanno fare la differenza.

Si sposta poi sul tema calciatori di oggi: “A volte bisogna anche far capire ai calciatori che in queste categorie vengono pagati profumatamente e quindi c‘è anche da imparare quello che è il Credo dell’allenatore. Invece, parecchie volte, capita che vai ad allenare e ti trovi dei giocatori di media età che fanno di queste categorie il cosiddetto “palla lunga e pedalare”. Se non si parte da queste categorie con i giovani è ovvio che poi si dice che in Italia non ci sono più giovani. Se non si parte dal basso, da dove si dovrebbe iniziare?! Stiamo parlando comunque di Serie D, che è un Campionato importante. Un allenatore che non insegna, per me, è un allenatore solo sulla carta. Ad oggi allenatori che insegnano calcio ce ne sono davvero pochi.

Ribadisce ancora una volta l’ottima scelta del Nola, anche da tifoso: “Quindi Giovanni è uno di questi qua che può insegnare. Quindi anche io da tifoso del Nola, mi fa piacere che Giovanni è stato scelto come allenatore.

De Lucia spiega poi l’importanza degli allenatori giovani: “Ci sono tanti giovani allenatori bravi che però a volte non vengono presi in considerazione perché sono troppo giovani. Ma se uno è giovane a 36 o 37 anni per allenare una Serie D, significa che non potrà mai allenare una Serie A in futuro.

Un tuffo nel suo passato

Tornando indietro nel tempo, l‘ex Serie A ci racconta le emozioni più belle vissute da calciatore: “Il mio esordio in Serie A è quello che ricordo con più piacere perché te lo ricordi sempre ed è quello che ti rimane più impresso. Poi ci sono le vittorie del Campionato a Livorno, la vittoria della Coppa Italia a Parma. Ci sono tanti ricordi che ho dentro di me e che porto sempre dietro. Le vittorie però sono sempre quelle che ti rimangono più impresse. Anche importante fu l’esordio in Europa League, quando ancora si chiamava Coppa Uefa. Sono tutte cose belle.”

Spiega anche l’importanza di tutti questi successi ottenuti: “Poi per un ragazzino che viene dalla periferia e viene catapultato in queste grandi piazze, è la realizzazione di un sogno. È stato più emozionante sicuramente l’esordio da calciatore rispetto a quello da allenatore, anche perché ho fatto l’esordio in panchina come giocatore di Serie A. Ho assistito ad un Milan-Parma, a San Siro con 70.000 persone, con campioni di ogni tipo. Questa era l’epoca in cui in Italia c’erano i grandi campioni.

A cura di Cleris Ferrera

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