Il campione brasiliano Denilson torna in campo, 12 anni dopo il ritiro
Possiamo chiamarla sindrome di Peter Pan, volontà di non invecchiare mai o semplicemente crisi d’astinenza, ma certe passioni logorano dentro chi le prova quando decidono di smettere. Se si viene dal paese universalmente conosciuto per il calcio e la sua viscerale passione poi, questo bisogno di riallacciare gli scarpini dopo il ritiro sembra diffondersi come un morbo contagioso. Così, dopo Maicon che è tornato a giocare in Italia in serie D, Roberto Carlos che ultimamente si è rimesso la sua iconica numero 3, in una partita del campionato dilettantistico inglese, anche Denilson, campione del mondo nel 2002, ha deciso di riprovarci. Dopo 12 anni dal suo ritiro.
La carriera di Denilson
Nel lontano 1998, calcisticamente una vita fa, il Betis Siviglia decide di acquistare dal San Paolo, un giovane centrocampista brasiliano per la cifra record di 31 milioni di euro. Arriva così in Europa Denilson de Oliveira Araújo, conosciuto da tutti, semplicemente come Denilson. Mai nessuno, all’epoca, aveva speso così tanto. Il contatto firmato era di 12 anni, con una clausola fissata ad una cifra per quei tempi esorbitante (750 miliardi di lire). L’ingaggio era di 6 miliardi di lire più bonus a stagione, quanto basta per diventare il calciatore più pagato di sempre.
Esterno offensivo anarchico ma dotato di una tecnica superiore al normale, è diventato nel 2002 parte di quella iconica selezione verde oro che, guidata da Zagallo, conquistò il mondo. Infatti, il reparto offensivo di quella nazionale vedeva, oltre il nostro Denilson, giocatori come Ronaldo, Kakà, Leonardo, Rivaldo e Ronaldinho. Una squadra passata alla storia per il mito del Joga Bonito, coniato in maniera geniale da un famoso spot della Nike e di cui Denilson era testimonial di tutto rispetto.
Dopo l’esperienza a Siviglia, Denilson ha girato il mondo. Francia, Grecia, Usa, Arabia Saudita e Brasile. Fino a quella che sembrava essere la sua ultima esperienza sui campi verdi, in Vietnam, all’Hải Phòng.
Il ritorno in campo con la peggiore squadra del mondo
Evidentemente fare l’opinionista non gli bastava più. “Il papà ha deciso di tornare in campo dopo 12 anni” ha scritto sui propri profili social l’ex giocatore del Betis. A rendere tutto più magico e stravagante,(d’altronde si tratta del brasile) è il particolare titolo di cui si è auto insignita la sua nuova società; “la squadra peggiore del mondo“. Il vero nome è IBIS e gioca nel Campeonato Pernambucano, quarta divisione del calcio brasiliano.
Il nome effettivamente non è casuale, ma frutto di un vero e proprio primato stabilito dalla società paulista nel periodo tra il luglio 1980 e il giugno 1984. In questo arco temporale non sono riusciti a vincere neanche una partita. E siccome il Sudamerica è la patria delle cose romantiche e particolari loro di questa cosa ne fanno un vanto. Contattano il Guinnes dei primati, mostrano loro almanacchi e certificano la realtà. L’Ibis è la peggior squadra della storia; Pior time do mundo. Ora, questa particolare scritta campeggerà fiera sul petto di un campione del mondo.
A cura di Edoardo Gregori