Avete presente quel romanzo che viene riscritto più volte? Perché si vuole cambiare la storia, provando a renderla sempre migliore. Lo fece Manzoni con i suoi Promessi Sposi. Ecco. Denis Godeas ha riscritto più volte il romanzo della sua carriera, e lo ha arricchito con tante tappe speciali, dalla Serie A alla terza categoria. “Ogni cosa è stata frutto di fatica e lavoro, ma con la passione che ho e che ho avuto, non è stato un grande peso“.
Oltre 840 presenze tra professionisti e dilettanti, con più di 330 reti messe a segno. Semplici dati, che danno però l’idea di ciò che ha conquistato Godeas in carriera. Su SerieD24.com abbiamo rivissuto alcune pagine di questo suo percorso proprio insieme all’ex attaccante.
L’ariete Godeas è il miglior marcatore della storia della Triestina con ben 88 gol ed è uno dei tre giocatori, insieme ad Antonio Martorella e Marcello Diomedi, ad aver segnato in tutte le categorie del calcio italiano. Record e numeri di grande valore, ma qual è quello di cui va più fiero il classe 1975? La risposta ce la dà direttamente lui. “Tutti, perché sono frutto di fatica e lavoro. So di essermi dedicato molto al lavoro, e di aver sacrificato amici, famiglia, per essere sempre sul pezzo. Queste caratteristiche mi hanno anche portato a giocare così a lungo“.
Insomma, tanti i traguardi raggiunti dal bomber friulano, che racconta a SerieD24.com come la passione sia stata la costante più importante nella sua carriera. “La fatica con il passare degli anni raddoppia, però ho fatto tutto con passione perché il calcio è sempre stato la mia vita. Per me non è stato un peso, ho fatto alcuni sacrifici, ma senza troppa fatica perché ho sempre messo il calcio al primo posto“.
Nel 2002, a 27 anni, Godeas esordì in Serie A con il Como. Un cambiamento notevole per l’attaccante, che fino a quel momento aveva solo militato in Serie C1 e B. Tuttavia non si lasciò trasportare dall’emozione, anzi. “Se devo dire la verità, il vero cambio di mentalità l’ho avuto quando ho vinto il campionato di Serie C a Messina. Da lì in poi è stato tutto molto più professionale. Ho vissuto anche gli esordi e i gol in maniera più asettica, ero sempre concentrato sull’obiettivo“.
Una mentalità fondamentale per la carriera dell’ex bomber. “Mi emoziono molto di più adesso rispetto a quando l’ho vissuto, ero davvero tanto sul pezzo e vivevo meno la gioia. Da un lato penso che mi abbia aiutato, ho giocato sempre in modo sereno senza farmi condizionare dall’ambiente. Mi ha dato la possibilità di essere più lucido quando mi serviva, dall’altra parte mi ha tolto qualche emozione, ma a ripensarci tutto ciò mi ha arricchito“.
Nella stagione 2005/06 Godeas si trasferì al Palermo. Con i rosanero trova anche un gol decisivo in Coppa Uefa, nell’1-0 contro lo Slavia Praga. Una squadra con tanti campioni del mondo come Barzagli, Grosso e Zaccardo. “Con Grosso e Zaccardo ho avuto un rapporto bellissimo, giocavamo alla PlayStation e guardavamo “Campioni” insieme, ci facevamo tante risate. Palermo è stata un’esperienza fantastica, una fortuna aver potuto giocare in quella squadra“.
Facciamo un salto in avanti. Da Palermo ci spostiamo a Mantova, l’anno è il 2007. In quella stagione Godeas si prende la scena e chiude il campionato da capocannoniere con 28 reti. Sembrerebbe un autentico capolavoro, invece non fu proprio così. “A livello individuale fu una soddisfazione ovviamente, ma la vissi in modo diverso. Avevamo la promozione in Serie A come obiettivo, ed eravamo una squadra davvero forte. C’erano giocatori da 100 presenze in Serie A, nomi importanti come Corona, Balestri o Passoni“.
“Quell’anno Tesser fu esonerato nel girone di ritorno, perciò fu un’annata complicata, forse con più fastidi che gioie. Avevamo la sensazione di non aver fatto ciò che dovevamo e questo andava al di là dei gol di quell’anno. Raramente mi è capitata una squadra così forte in Serie B quindi è stato un vero peccato“.
La carriera di Denis Godeas l’ha visto vestire tante maglie prestigiose, girando altrettante città. Prato, Cremonese, Bari, Livorno, Messina e Chievo per citarne alcune. Ma c’è un fil rouge che lega tutto il suo percorso, dall’inizio alla fine: la Triestina. “Sono tanto legato a questo territorio, l’ho sempre considerato come la mia seconda casa. Quando sono andato a Palermo, il fallimento della Triestina ha influito, in condizioni normali e con un contesto normale difficilmente sarei andato. Non per Palermo, che è stata un’esperienza incredibile, ma perché a Trieste ero capitano e avevo fatto già dei campionati importanti“.
Un legame speciale, che ha accompagnato l’ex alabardato dai primi anni fino al nuovo inizio tra i dilettanti. “Per me Trieste è sempre stato un punto di riferimento, se la Triestina fosse stata la Juve della Serie B, difficilmente mi sarei spostato. Ho fatto il settore giovanile e sono cresciuto, la vedo davvero come una seconda casa, perciò posso raccontare solo cose belle su Trieste, nonostante i momenti difficili“.
Dopo tanti anni tra i professionisti, Godeas passa tra i dilettanti. Veste le maglie di Monfalcone, Lumignacco, Triestina Victory e Trieste Calcio. Ed è qui che raggiunge un altro record: segnare almeno un gol in tutte le categorie, dalla Serie A alla terza categoria. “Il record è stato assolutamente casuale. Un mio amico che è malato di statistiche mi ha detto che in due o tre anni avrei potuto battere questo record, e allora mi sono trovato in questa situazione. Non l’ho mai inseguito come obiettivo prefissato, mi è capitato. Mi sono divertito tanto, per assurdo molto di più perché era esclusivamente divertimento e passione, senza altri fini. Ciononostante ho comunque cercato di fare sempre le cose con cura e serietà“.
Nel 2021, all’età di 46 anni, dopo aver giocato in qualsiasi campo possibile, Godeas decide di smettere. Ma solo con il calcio giocato. La passione è ancora tanta, così il classe ’75 inizia la carriera in panchina, prima come vice al Cjarlins Muzane, adesso come allenatore al Sistiana Sesljan, squadra di Eccellenza friulana.
“Di sicuro è più stressante, in campo ti devi concentrare solo sulla tua prestazione. L’allenatore può avere 150 idee, ma poi trasferirle alla squadra e mettere insieme più di venti teste è davvero complicato. Io anche da giocatore ero molto pignolo, in certi contesti è difficile mettere insieme queste cose ed essendo sempre stato quel tipo di giocatore magari mi arrabbio per delle cavolate che per me sono invece fondamentali“.
“Io sono fatto così, difficilmente faccio le cose in maniera superficiale, pretendo molto prima da me e poi da tutti gli altri. Vediamo quello che succede, non mi pongo grandi obiettivi e faccio il meglio che posso. In panchina mi diverto, speriamo che si possa arrivare a qualcosa di più serio“.
Alla fine della chiamata, c’è ancora spazio per un’ultima domanda: chi è il nuovo Denis Godeas? L’ariete risponde con la sua solita umiltà. “Ce ne possono essere tantissimi, sicuramente anche più forti! Io giocavo in un modo che si adatta di più al calcio moderno, perciò tantissimi attaccanti possono diventare così, e certamente anche più bravi“.