Alessio Dionisi sempre più protagonista in una Serie A mai davvero prevedibile, come quella di quest’anno. Il suo Sassuolo è l’ammazzagrandi per antonomasia, ma non solo: le grandi le ammazza tutte a casa loro. Prima è toccato alla Juventus cadere: 1-2 all’Allianz Stadium. Poi, la doppia conquista a San Siro: prima l’1-3 rifilato al Milan, poi lo 0-2 all’Inter con Raspadori e Scamacca goleador, oltre che semplici obiettivi di mercato proprio del club nerazzurro.
Ma la storia di Dionisi è una storia fatta di sacrificio, nel segno dell’amore per questo sport e per il mestiere di allenatore. Soprattutto, una storia partita dal basso, partita proprio dalla Serie D che sa cresce talenti sul campo, ma anche in panchina. Tutto cominciò dall’Olginatese, club brianzolo oggi nel girone B della Serie D, dove l’allora 34enne Alessio decise di smettere di giocare per cominciare, appunto, ad allenare.
Dopo una carriera da difensore centrale prevalentemente trascorsa in Serie C soprattutto con le maglie di Siena, Varese, Ivrea e Tritium, termina la carriera da calciatore a 34 anni prima di cominciare la nuova annata (la seconda) con l’Olginatese in Serie D, nel 2014/15. Il padre – che a suo tempo fu “il primo difensore a marcare Diego Armando Maradona appena arrivato a Napoli” – gli disse: “Sei matto? Finché puoi gioca” (QUI l’intervista completa e il racconto sul figlio Alessio Dionisi).
Dopo 7 panchine, dove arrivarono quattro sconfitte e tre 0-0 di fila, però, arrivò il primo (ed unico) esonero. Una bella batosta dopo la scelta compiuta. Una scelta che può sembrare difficile, ma non lo fu almeno per Alessio Dionisi, che desiderava allenare. Chi ha dato l’opportunità e la pazienza giusta a Dionisi è stato il Borgosesia – oggi nel girone A di Serie D – che è stata la casa dell’allenatore per due stagioni. Dopo 70 panchine e una semifinale di play-off, arrivò l’ambizioso Fiorenzuola ad offrirgli la panchina. Anche lì riuscì a raggiungere le semifinali dei play-off, dopo aver raccolto 64 punti in quel campionato.
Le prestazioni convincenti delle sue squadre in Serie D, la continuità delle formazioni allenate, nel 2018 convinsero l’Imolese a puntare su di lui dopo la promozione in Serie C. Il suo gioco veloce, intelligente e innovativo colpì ben presto tutta la categoria. Dionisi, in quel 2018/19, portò la formazione romagnola al terzo posto del girone B, da neopromossa. La corsa verso la Serie B si interruppe solo ai quarti dei play-off.
Dopo essersi confermato ancora come uno tra gli allenatori più sorprendenti e in vista della sua categoria, Dionisi fece innamorare anche il Venezia, che avrebbe giocato ancora la Serie B nell’annata 2019/20 dopo la sua riammissione – arrivata a causa prima della retrocessione tramite play-out, poi per la successiva esclusione del Palermo da quel campionato. Il club arancioneroverde concesse all’allenatore toscano la sua prima chance nella seconda divisione italiana. Un anno di Venezia, poi un anno di Empoli – che ha riconquistato così la Serie A, arrivando al primo posto – alla sua seconda (e ultima) Serie B: come si suol dire, il resto è storia. Il Sassuolo ha scommesso su di lui e lui, ancora una volta, sta ripagando largamente le aspettative.
L’ultima volta in cui si è vista una squadra di Serie A battere in casa propria Juventus, Milan e Inter nello stesso campionato, come ha fatto il Sassuolo quest’anno, fu nel 1955/56. Quella volta ci riuscì alla Fiorentina, che in quell’anno – a dirla tutta – vinse il suo primo scudetto con Fulvio Bernardini in panchina.