Nato e cresciuto a Bari per diventare una bandiera. Tra senatori e ragazzini come Emiliano Bigica c’era in mezzo un entusiasmo che ha portato alla promozione in Serie A nel 1994/95. Le immagini stampate nella mente di quella meravigliosa avventura con Gautieri che entrava nella pista del San Nicola girando con la macchina nello stadio, e l’esultanza del cane nata con l’arrivo del colombiano Miguel Angel Guerrero. Il momento più brutto? L’addio al Bari, destinazione Fiorentina, complici i problemi economici dei pugliesi.
Dopo aver chiuso la carriera da calciatore con la maglia del Novara, Emiliano Bigica decide di indossare tuta e scarpetta per iniziare ad intraprendere il percorso da allenatore. Studiando, ha deciso di rubare qualche piccolo segreto a Ranieri e Malesani e di adottare, quando possibile, il 4-3-1-2 con cui ha esordito nei dilettanti.
Dal 2007 al 2009 alla guida degli Allievi Nazionali del Novara, poi il Vigevano in Serie D, Verbania (con la quale ha vinto il campionato) e Sporting Bellinzago in Eccellenza. Nel 2014 torna ad allenare nelle giovanili, a Empoli, e poi nel 2016 diventa il CT della Nazionale U17. Dopo un anno alla guida degli Azzurrini, nel 2017 arriva la svolta e diventa l’allenatore della Primavera della Fiorentina dove vince due Coppa Italia Primavera consecutive (nel 2019 e nel 2020) lanciando tanti giovani come Vlahovic e Sottil.
Poi la Primavera del Sassuolo per arrivare, ad oggi, alla nomina ad interim della prima squadra per via dell’esonero di Alessio Dionisi. Anche in Emilia ha avuto modo di far crescere e lanciare giovani promettenti come Turati e Luca D’Andrea. A lui il compito di risollevare una squadra in grande difficoltà e immischiata nella scomodissima lotta per non retrocedere.