Fanfulla, lo sfogo di Cera: “Andrò per vie legali. Ci metterò sempre la faccia”

Vito Cera racconta il suo addio al Fanfulla: l’ex dirigente del club, ai microfoni di Be.Pi TV, ha voluto far chiarezza sulla sua ultima esperienza. “Voglio descrivere gli ultimi quattro giorni, un qualcosa di incredibile – dice l’ex ds– Nel corso della stagione ci sono state diverse situazioni peggiori di quelle che ho vissuto in queste ore”.

Cera: “Sono una persona vera. Mai avuto problemi legali”

A partire dal comunicato diramato dal Fanfulla. Cera dice la sua. Affermando che la stessa nota “Non è stata scritta dalla società, ma da uno stretto collaboratore che gestisce un’altra pagina social. Lui è amico della proprietà. In giro ci sono persone vere e meno vere. Io sono una persona vera. Non ho mai avuto problemi a livello legale con nessuno, vado in giro a testa alta a differenza di altri”.

Dopo l’addio al Fanfulla, Cera afferma di aver subito Un danno di immagine. Ho già presentato tutto ai miei legali, sono stato accusato di aver fatto delle cose non vere. La prima è che all’interno dello spogliatoio, il martedì, inizio ad analizzare la partita della domenica. Sono andato a verificare: all’interno di esso non c’era nessun minorenne. Sono una persona disponibile con tutti – e aggiunge – Questa è l’unica proprietà che è riuscita far piangere due donne della società, due collaboratrici del Fanfulla”.

“Avrò un carattere di mer**, ma ci metterò sempre la faccia”

Lo scorso venerdì c’è stata un’udienza: tra i convocati c’è anche Cera. “Siamo stati chiamati dalla famiglia Tufo, io e i collaboratori dello scorso anno. Mi è stato chiesto di dire cose diverse dalla realtà, è questa è una cosa gravissima”. Un passaggio sulla sua vita privata. “Sono stato abbandonato dai miei genitori quando avevo quattro mesi, mi hanno cresciuto i miei nonni. A 16 anni andavo a pulire ‘i cessi’ al dormitorio pubblico. Avrò un carattere di mer** ma ci metterò sempre la faccia. La dignità la perderei solo per le mie figlie. Barbati? Avrà avuto duemila difetti ma almeno aveva empatia con le persone. C’era gente che lo stimava. Cosa sapevo dei problemi degli anni scorsi? Siamo usciti da questa udienza, vado a mangiare con una persona che era lì”.

“Crescenzo me ne ha dette di tutti i colori”

Dagli sponsor portati in società “per più di 100.000 euro” fino a quello che “ci ho rimesso dalle cene agli aperitivi passando per il fare il pagliaccio negli spogliatoi”. Tutto questo per togliere problematiche alla società e allo staff. Tornando a venerdì, io ho detto tutta la verità e dopo quest’udienza sono andato a mangiare con un’altra persona di quelle che doveva essere ascoltata nel corso della giornata. Parlando con Gandini gli ho detto che sarei stato sollevato nel giro di una settimana poiché non ho detto quello che mi hanno chiesto. Il pomeriggio di venerdì sono andato al campo e poi in sede, dove Crescenzo me ne ha dette un po’ di tutti i colori ed era abbastanza arrabbiato.

Si arriva dunque a domenica. “Si sono fatti trovare sul pullman i suoi figli che sono partiti con la squadra. La prima mancanza di rispetto è stato proprio a Forlì quando hanno cambiato tutti i nominativi per i pass ed io non rientravo tra quelli che ne avevano diritto. Poi poco male perché ho chiamato il direttore del Forlì e mi ha fatto aprire subito. La seconda è arrivata di ritorno dalla trasferta in Emilia quando hanno bloccato Albertini in sede ed hanno detto che avrebbe dovuto rassegnare le dimissioni oppure sarebbero arrivate per giusta causa siccome non aveva fatto allenare i ragazzi la prima volta dopo il mio allontanamento. Lui ha specificato che il mancato allenamento era solo per una questione di organizzazione.

“Mai detto a nessuno di non allenarsi quel giorno…”

Cera continua sottolineando che Non ho detto a nessuno di non allenarsi quel giorno, perché sennò sarei un uomo di mer** che non sono. Poi il martedì ci siamo ritrovati come sempre negli spogliatoi per vedere come è andata la gara della domenica e dopo qualche minuto sono entrati loro tre. All’inizio mi ha attaccato Crescenzo, poi dopo qualche minuto anche il figlio ha applaudito e detto: ‘Bravo, bravo pezzo di mer**’. Non nego – continua Cera – che da quel momento in poi i toni si sono accesi e ci siamo scambiati parole davvero pesanti, ma ci siamo fermati solamente alle parole. Dopo l’animata discussione, sono rimasto ancora cinque minuti su una piazzola a guardare gli allenamenti e infine me ne sono andato via. Aggiungo che prima di uscire mi ha fermato una pattuglia dei carabinieri e richiesto i documenti. Io ho chiesto informazioni riguardo una possibile querela e alla fine me ne sono andato via“.

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