Fano, Catalano: ”I meriti li lascio ai miei calciatori. Idolo? Seguo Guardiola…”
Alma Juventus Fano dalle ceneri della zona retrocessione alla quasi salvezza aritmetica in Serie D. Manca ancora un ulteriore sforzo e l’obiettivo prefissato dalla società sarà portato a termine. Non era facile risollevare le sorti di una squadra in crisi di identità e pure Raimondo Catalano ci è riuscito. Quarantasette anni, barese di nascita, Catalano firma con il Fano a dicembre, quando la squadra era reduce da due sconfitte di fila e un pareggio.
Non è semplice subentrare a campionato in corso: soprattutto se sei il terzo allenatore chiamato in quasi altrettanti mesi di stagione. Prima dell’ex Fasano si erano seduti sulla panchina dei granata Gioffrè e Cappellacci non riuscendo, però, a trovare il bandolo della matassa.
Con la pressione di dover assolutamente portare a casa risultati Catalano, all’esordio sulla panchina del Fano, conquista i suoi primi tre punti. Battuto in trasferta il Nereto con il punteggio di 2-0. Fortuna del “principiante” o casualità? Nessuna di queste due. Perché quando Catalano sceglie il Fano ha già un progetto di calcio nella mente.
“Ho scelto il Fano perché volevo far parte di una realtà importante”
La giornata dopo (ovvero la 15esima), infatti, aumentano addirittura i gol segnati: 3-0 rifilato all’Atletico Fiuggi e secondo successo consecutivo. “Era dicembre ed ero il terzo allenatore della squadra: la situazione non era idilliaca. Ho deciso di mettermi in gioco in un girone in cui non ero mai stato” – precisa in esclusiva ai microfoni di SerieD24. “Ho scelto il Fano perché volevo far parte di una realtà importante del calcio. Mi ha intrigato molto e quindi ho scelto nonostante le difficoltà di classifica. Ero convinto di porter dare un contributo alla squadra e fin qui ci sono riuscito”.
“Il Covid ci ha messo in difficoltà: a volte ci siamo allenati con soli otto giocatori”
Sedici partite alla guida del Fano e ben 26 punti ottenuti frutto di sette vittorie, cinque pareggi e quattro sconfitte. Un ruolino di marcia quasi da zone alte della classifica. “Non abbiamo ancora raggiunto il nostro obiettivo perché attualmente siamo in zona playout. Puntiamo alla salvezza diretta che ad oggi dista un solo punto”.
Anche sotto le direttive tecniche di Catalano i momenti di difficoltà ci sono stati: uno su tutti il Covid-19. “Siamo stati colpiti dal virus in maniera pesante. Abbiamo fatto allenamenti con solo otto calciatori a volte. Devo dire grazie alla squadra che nonostante tutto ha dato sempre il massimo in ogni momento” – sottolinea l’allenatore del Fano. “Se siamo riusciti a risollevarci il merito è dei miei ragazzi che hanno abbracciato il mio credo. Non voglio prendermi meriti oltre il dovuto”.
“Mi piace esprimere un gioco propositivo: il Fano me lo ha permesso”
Un calcio propositivo e votato alla fase offensiva piuttosto che a quella difensiva. Questo il credo tattico inculcato da Catalano ai suoi giocatori, che fin qui gli hanno regalato tante soddisfazioni. “Mi piace esprimere un un gioco propositivo: ai miei chiedo durante le gare di avere il pallino del gioco in mano. Ovviamente non sempre si può, quindi a volte bisogna accontentarsi. Le mie ambizioni? Come ogni allenatore c’è la voglia e il desiderio di arrivare in alto. Però le ambizioni si scontrano con le reali proposte che arrivano. Giorno dopo giorno cerco di migliorarmi”.
“Il giovane bravo gioca dovunque indipendentemente dalla carta d’identità”
“Diamo a Cesare quel che è di Cesare”: se il merito, come sostiene Catalano, è della squadra parole al miele vanno spese per i giovani a sua disposizione. “Credo che nel loro processo di crescita i giovani debbano aver la possibilità di poter sbagliare. Considero l’errore come una fase dell’apprendimento perché attraverso il lavoro su quello sbaglio si migliora. Nel calcio nessuno ti aspetta e quindi è importante che gli errori siano di natura diversa, in maniera tale che ci sia miglioramento” – sottolinea Catalano. “A me piace farli giocare tant’è che molto spesso siamo scesi in campo con più ‘under’ di quelli prestabiliti. Chi è bravo gioca dovunque, indipendentemente dalla sua carta d’identità”.
“Seguo Guardiola, ma non voglio copiarlo…”
Così come un calciatore anche l’allenatore ha una propria stella polare alla quale puntare per arrivare in alto. Fra i tanti Catalano opta per Pep Guardiola. “Io penso che la bravura di ciascuno di noi sia ‘rubare idee all’altro’. Il copia e incolla è infruttuoso perché le copie risultano sbiadite quando le replichi. Per esempio: mi piace Guardiola ma se facessi il copia e incolla della sua idea di calcio non riuscirebbe. Adoro guardare le partite di qualsiasi categoria: miglioro osservando gli altri e apprendendo un po’ di qua e un po’ di là” – conclude Catalano.
A cura di Fabrizio Frasca.