Fano, Rino d’Agnelli: “Non dobbiamo guardare la classifica. Settori giovanili? Vi spiego i problemi”
Secondo posto nel Girone F di Serie D, la vetta della classifica ‘Giovani D Valore’ e la grande stima e sintonia con Andrea Mosconi ed il Presidente Mario Alessandro Russo. Il Direttore Sportivo del Fano Rino d’Agnelli – ai microfoni di seried24.com – racconta il suo lavoro svolto finora, inserendo anche un accenno su quelli che sono, a detta sua, i principali problemi nei settori giovanili in Italia.
Rino d’Agnelli: “Nel girone F c’è più agonismo e determinazione”
Arrivato questa estate a Fano, Rino d’Agnelli vanta un curriculum di tutto rispetto: Rimini, Mariglianese, Vastese, Mantova e, nella passata stagione, Fanfulla: “Lo scorso anno ero al Fanfulla nel girone D di Serie D e quello, rispetto al girone F, è leggermente più tecnico. Da quello che vedo, il girone F è invece più agonistico, c’è più determinazione”. Un girone equilibrato che, al momento, non vede una squadra prevalere sulle altre: “E’ un girone equilibrato. Secondo me non c’è né l’ammazza campionato né la squadra materasso. – come potevano essere rispettivamente Recanatese e Aurora Alto Casertano la scorsa stagione, NDR – Secondo me questo è un girone che si giocherà fino all’ultimo”.
“Non dobbiamo guardare la classifica ma il punteggio”
Se la stagione terminasse oggi, il Fano di Andrea Mosconi si classificherebbe secondo nel girone F di Serie D con Pineto ed Avezzano, tutte e tre a quota 15 punti: “Noi abbiamo degli obiettivi chiari che ci ha dato la proprietà: fare un campionato migliore di quello dello scorso anno – concluso in 13º posizione con 48 punti, NDR– e poi, eventualmente, provare a toglierci anche qualche soddisfazione. Io dico sempre ai ragazzi e a tutto lo staff che non dobbiamo mai guardare la classifica ma piuttosto il punteggio. Noi dobbiamo focalizzarci su quello e non sulla classifica. Questi sono due aspetti diversi: il punteggio ti dà l’opportunità di mettere un po’ di ‘fieno in cascina’ per gli eventuali momento peggiori che potranno esserci. Adesso dobbiamo fare più punti possibili, poi tra qualche mese si vedrà”.
L’infortunio di Padovani e la scelta di Cecconi
Dopo il match con il Roma City, arriva l’infortunio di Ettore Padovani. Uno dei giocatori simbolo del Fano che, da come appreso, pare debba star fermo per diversi mesi. D’Agnelli e la società si sono ovviamente attivati per sopperire a ciò: “Padovani? E’ una grandissima perdita per noi. Stava anche facendo bene, non solo sotto il punto di vista delle realizzazioni. Lui è una sorta di leader silenzioso. Di conseguenza siamo dovuti intervenire sul mercato e abbiamo virato su Giacomo Cecconi”. Attaccante classe ‘95, Cecconi vanta diverse esperienze in Lega Pro. “Ho preso Cecconi – dichiara d’Agnelli – perché, oltre ad averlo già avuto con me a Rimini, è stata secondo me la scelta migliore che potessimo fare tra gli svincolati disponibili”.
Giovani D Valore, d’Agnelli: “A noi piace far giocare e valorizzare i giovani”
Notizia di pochi giorni fa è il primato che l’Alma Juventus Fano occupa nella classifica dei ‘Giovani D valore’. La squadra marchigiana infatti, è stata rinominata come quella che, per il momento, punta maggiormente sui giovani. Il punteggio accumulato è infatti di 442 punti. Ne abbiamo parlato con il Direttore d’Agnelli che, già lo scorso anno, ha vinto questa speciale classifica con il Fanfulla: “A livello personale, questa per me non è una novità perché l’anno scorso l’ho vinta a Fanfulla. Al di là del punteggio attuale, la mia mentalità, così come quella di tutta la società, è quella di puntare e valorizzare i nostri giovani. Anche sotto questo aspetto ci siamo trovati molto d’accordo. A noi piace far giocare e valorizzare i giovani. Dovunque sono stato, i giovani sono sempre stati al centro del progetto”.
“Sfida con l’Avezzano? Non lo consideriamo uno scontro al vertice”
Il prossimo turno di campionato, fissato per domenica 30 ottobre, vedrà il Fano impegnato in casa dell’Avezzano. “Vedo una partita difficile – afferma il Direttore – l’Avezzano lo stiamo studiando da oltre una settimana. E’ una squadra tosta, molto quadrata. Ha al suo interno quattro o cinque giocatori molto forti. Sappiamo che non ci sarà Casolla ma, in generale, è una squadra davvero molto forte”.
Abruzzesi che, in vista della partita contro i marchigiani, hanno attivato la ‘Giornata Biancoverde’: “Troveremo un’ambiente molto caldo ma questo per noi, dovrà essere uno stimolo. Sappiamo che sarà una partita difficile ma non vogliamo considerarlo come uno scontro al vertice. Lo reputiamo piuttosto come un altro step del nostro cammino che, come detto in precedenza, è ben delineato”.
Fano, d’Agnelli: “Vi dico le mie favorite alla vittoria finale”
Un girone F dalla classifica molto corta e che, per il momento, non vede una squadra prevalere sulle altre. Per quanto riguarda le favorite alla vittoria finale però, il Direttore d’Agnelli ha le idee chiare: “Io vedo il Pineto, che ha ovviamente una squadra importante e che ha speso dei soldi, molto bene. Personalmente spero che anche la Sambenedettese riesca ad uscire da questo periodo di crisi perché, oltre a conoscere personalmente la piazza, quella di San Benedetto è una città che merita altri palcoscenici. Ho anche visto bene il Trastevere che, quest’anno, darà del filo da torcere un po’ a tutti”.
Rino d’Agnelli: “I giovani forti non si trovano? Vi spiego il mio punto di vista”
Spostandoci di poco dal contesto Fano, con il Direttore Rino d’Agnelli parliamo di una problematica importante. Sempre più spesso si legge che, almeno in Italia, i giovani forti non si trovano. “Diciamo che un fondo di verità in questa affermazione c’è – dichiara d’Agnelli – ma nel contesto generale, ci sono davvero troppe problematiche. Magari i Top Club non hanno più voglia di ‘costruire il campione in casa’ ma piuttosto di acquistarlo ‘già fatto’. Oltre ciò però, un problema molto importante è legato ai settori giovanili. A differenza di ciò che avviene all’estero, in Italia ci sono pochi investimenti sui di essi”. Sono situazioni evidenti quelle che rende note il Direttore.
Allo stesso modo però, come dichiara d’Agnelli stesso: “Non possiamo alzare le mani. Ci sono questi problemi, è vero. Ma noi direttori dobbiamo tirarci ‘su le maniche’ e operare in altra maniera. Ad esempio possiamo andare a visionare più partite, senza limitarci ad un consiglio dato da un amico. Magari non ce ne sono come una volta, ma in generale i giovani forti si trovano. Bisogna avere la capacità di andargli a scovare e la volontà di andare sul campo”.
L’uso di Internet, che è sempre più presente nel mondo del calcio, ha influito in quello che è il mestiere dei direttori sportivi: “L’ausilio della tecnologia, e di Internet in generale, è stato sicuramente positivo. Allo stesso tempo però, ha un po’ offuscato quella che è la voglia di noi addetti ai lavori di andare sul campo. Ci fidiamo un po’ troppo della tecnologia. Sotto questo aspetto noi direttori sportivi dobbiamo fare meglio”.
Rino d’Agnelli: “Scouting come un costo e non come una risorsa”
Federazione, scouting ed allenatori. Tre fattori determinanti nella creazione di un futuro campione. Tre fattori che però, almeno in Italia, sembrano esser ancora leggermente indietro: “Io ho lavorato anche in Svizzera e lì ho trovato una mentalità molto più aperta, la Federazione investe molto sui giovani. In Italia invece, l’investimento sui giovani e sullo scouting, che io ritengo fondamentali, è ancora scarso. A parte i Top Club, lo scouting viene visto dalle altre squadre più come un costo che come una risorsa”.
“Mancanza di coraggio da parte degli allenatori? Questo può essere un altro aspetto – dichiara d’Agnelli – In Italia soprattutto, non lasciano purtroppo lavorare. La gente vuole subito il risultato, non ha voglia di aspettare. Il giovane ha anche bisogno di sbagliare.
“Ovviamente i tempi sono cambiati rispetto al passato. Penso al mio caso: io sono di Torino e cresco con la cultura di Sergio Vatta. Lui è stato uno dei pochi maestri che ancora ricordiamo nel calcio. Costruiva quello che definisco come il ‘campione in casa’. Il Torino all’epoca era una delle squadre che creava più campioni: Corradini, Fuzer, Lentini solo per citarne alcuni. Dalla primavera uscivano sette o otto giocatori che venivano poi promossi in prima squadra. – prosegue – Oggi invece, se va bene, in prima squadra ne vengono mandati uno o due. Non c’è più voglia e tempo da dedicare ai settori giovanili. Negli anni passati c’erano Sassuolo, Atalanta e Empoli che mi colpivano particolarmente. Poi però, un po’ come le altre top squadre, anche loro hanno iniziato a potenziare lo scouting e quindi a ingaggiare nuovi giocatori dall’esterno”.
A cura di Davide Balestra