Dalla Promozione alla Juventus: le parole del primo allenatore di Federico Gatti

Il calciomercato dei professionisti non ci ha regalato soltanto grandi colpi come Vlahovic e Gosens, ma anche delle bellissime storie, come quella di Federico Gatti. Un ragazzo che nel 2015 era quasi rimasto senza squadra, ma che poi fu notato dal Pavarolo, una squadra di Promozione: da lì, in cinque anni, è arrivato a firmare per la Juventus, segnando il suo primo gol “da bianconero” (al Frosinone).

Ai nostri microfoni è intervenuto proprio l’allenatore del Pavarolo a quei tempi, Antonio Ballario. Fu lui che lanciò per la prima volta Federico Gatti a soli 17 anni. Ballario – oggi direttore sportivo dell’Asti in Serie D – lo ricorda ancora oggi con grande affetto, al punto che “a volte ci sentiamo su WhatsApp, è rimasto umilissimo”.

Gli inizi di Federico Gatti

Piedi buoni, alto ma ancora non ben definito fisicamente: nonostante ciò, Gatti rischiò di rimanere senza squadra a 17 anni. Sia il Torino che l’Alessandria lo accantonarono, ma la passione per il calcio era sconfinata e anche un torneo con gli amici andava bene. “Io lo scoprii lì, in un torneo a calcetto. Lo vidi e decisi subito di portarlo con me a Pavarolo, in Promozione: giocò titolare tutto l’anno” ha dichiarato Ballario.

“Difensore centrale? Assolutamente no. Noi giocavamo con un centrocampo a tre e lui faceva la mezzala di sinistra nonostante sia un destro naturale: gli diedi anche la numero 10. Era ancora sotto età – come i 2004 di adesso per fare un esempio – e volevo già responsabilizzarlo un po’ con quel numero”, spiega il direttore sportivo dell’Asti. “Lui comunque giocò con grande personalità: era una spanna sopra agli altri. Sicuramente il miglior under di quel campionato”.

In alto Antonio Ballario, ai tempi allenatore del Pavarolo. In basso un giovanissimo Federico Gatti

La vittoria in Coppa Italia e il successivo fallimento

Quell’anno il Pavarolo vince la Coppa Italia di categoria e approda di diritto in Eccellenza, per la soddisfazione del suo allenatore e di tutta la squadra. Fu un’annata indimenticabile per tutti. L’obiettivo della società era il salto di categoria e ci siamo riusciti con la vittoria della Coppa Italia: lui si mise in mostra perché giocava sempre. A dicembre arrivò un under dalla Juniores nazionale del Chieri per stimolarlo un po’, perché spesso si adagiava, ma lui era davvero sopra la media”.

Federico Gatti decise di andare via per qualche mese, ma poi tornò e fu la sua fortuna. “A inizio campionato lui decise di andare al Saluzzo, ma dopo pochi mesi decise di tornare perché non si trovava bene. Ci salvammo, io fui esonerato mentre lui rimase lì. E fu la sua fortuna: la squadra fallì ed essendo tutti giovani, Federico veniva schierato da difensore centrale perché più esperiente e più alto rispetto agli altri. Da lì non ha più cambiato ruolo”.

Le qualità fisiche e umane di Gatti

Gatti era comunque un giocatore diverso ai tempi e il ruolo ne è la dimostrazione: doveva ancora formarsi fisicamente, doveva crescere su molti aspetti caratteriali, ma aveva già grande personalità. “È stato croce e delizia, con lui usavo spesso bastone e carote. Sono sincero: mai avrei pensato di vederlo dove è oggi. Aveva grandi qualità tecniche, già un bel fisico nonostante fosse ancora esile, ma era monopasso: non aveva grande corsa e nemmeno gli strappi di un centrocampista”.

“In lui avevo comunque visto grandi qualità: teneva già il passo degli altri a livello fisico. Tecnicamente era già fortissimo: questa sua qualità lo aiuta ancora oggi quando imposta dal basso. Caratterialmente è rimasto lo stesso: gran lavoratore, umile e di spiccata personalità. In campo metteva anima e attributi: sempre stato un combattente”, spiega Ballario. “Descriverlo con tre parole? Caparbio, tecnico e fisico. Un difetto? Sembra un paradosso vista l’altezza, ma non era forte di testa. Adesso è migliorato tantissimo”.

Gli aneddoti su Federico Gatti

La Promozione è un campionato dove tutti (o quasi) giocano dopo aver finito di lavorare: allenamenti di sera e pizza a metà settimana sono regole non scritte. A proposito delle mangiate di squadra in pizzeria, Bellario racconta: “Lui aveva 17 anni e non aveva la patente. Dopo aver cenato tutti insieme, spesso lo accompagnavo a casa e gli davo qualche consiglio. Se non io, i suoi compagni di squadra”, ha spiegato Ballario. “Ecco, i meriti dei suoi successi sono anche dei compagni di squadra che ha avuto: tutti lo avevano preso sotto la propria ala protettiva”.

Una delle curiosità che più si sentono in questi giorni, riguarda il mestiere di Federico Gatti da ragazzino, quando a calcio giocava solo per divertimento. “Sì, è vero: ha lavorato con il padre come muratore. La sua è una famiglia bellissima, di grandi valori, che gli ha dato un’ottima educazione. Iniziò a lavorare presto, già quando era da noi: anche perché lui e la scuola non andavano d’accordissimo (ride, ndr)”.

Da quel campionato, dove vinse la Coppa Italia Promozione, Gatti iniziò una scalata incredibile: vinse in seguito il campionato di Eccellenza con il Verbania, dove rimase anche in Serie D. Poi l’arrivo alla Pro Patria in C nella stagione 2020/21 e al Frosinone in Serie B l’anno successivo: adesso la firma con la Juventus. Dalla Promozione alla Serie A in sei anni, ma Ballario – colui che davvero gli permise di esordire – con tutta sincerità e umiltà afferma: “Non ti dico che ci ho visto lungo, non mi prendo meriti che non ho anche perché lo facevo giocare in un altro ruolo. Ho creduto tanto in lui, è vero, ma il merito è suo. Ha sempre creduto in sé stesso e ha lavorato su sé stesso: e questo è il risultato”.

A cura di Domenico Cannizzaro

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