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Ferreira Pinto si racconta: “A Bergamo i miei anni migliori. Ponte San Pietro la mia seconda casa”

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Ferreira Pinto

Dal sole e la spiaggia di Quinta do Sol ai campi di Serie A: questa è la storia di Adriano Ferreira Pinto. Brasiliano classe 1979 che, grazie alle sue eccellenti doti atletiche e fisiche, ha spiccato il volo proprio su quella fascia che, nella sua carriera, gli ha regalato tante soddisfazioni.

A 18 anni lavorava come muratore, e allo stesso tempo raccoglieva pomodori coltivando, grazie alla passione tramandata dal padre.“La mia passione per il calcio è nata già da quando ero bambino grazie a mio papà. Tutte le domeniche lo seguivo sui campi di paese, ha esordito Ferreira Pinto, raccontandosi a SerieD24.

Ferreira Pinto

Gli inizi della carriera di Ferreira Pinto: l’arrivo in Abruzzo

Pur non avendo mai frequentato una scuola calcio, nel 1999 sostiene e supera un provino con l’União São João, riuscendo a segnare ben 28 reti nella sua prima stagione da professionista in Serie C. Le buone prestazioni gli valgono prontamente la chiamata dell’Europa; ci sarebbe lo Standard Liegi, ma diverse ragioni quel trasferimento non andò a buon fine.

Il suo cartellino passerà nelle mani del Lanciano, ed è proprio da lì che Ferreira Pinto inizia a mettere le proprie radici nel calcio italiano.“Sono arrivato in Italia tramite il mio amico Adriano Mezavilla (oggi al Sorrento, ndr), all’epoca tesserato anche lui lì”. In Abruzzo disputa ottimi campionati dal 2001 al 2004, per poi approdare in Serie B per vestire prima la maglia del Perugia e poi del Cesena.

Con l’Atalanta è stato subito amore

Il suo rendimento resta alto, a tal punto che arriva la definitiva consacrazione grazie alla chiamata dell’Atalanta.“Quello è stato il momento più alto della mia carriera, la chiamata in Serie A dell’Atalanta dopo aver segnato30 gol in Serie B e C. Finalmente riuscivo a coronare il sogno che avevo fin da bambino”. Con i bergamaschi sviluppa un feeling speciale: infatti, resterà in nerazzurro per quasi 8 anni, tra il 2006 e il 2013, totalizzando la bellezza di 146 presenze e 14 reti, una delle quali contro l’Inter.

Vari gli allenatori chiave incontrati da Ferreira Pinto: Stefano Colantuono è stato molto importante nella mia carriera, è stato l’allenatore che mi ha dato la possibilità di esordire nella massima serie italiana. Un riconoscimento va fatto anche a Castori che a Cesena, cambiando il mio ruolo da attaccante a centrocampista esterno, ha dato una svolta al mio percorso. Mi piacerebbe citare anche Delneri perché è stato l’unico allenatore che mi ha fatto giocare tutte le partite del campionato 2007/08, feci 38 presenze”.

Il legame che si stabilisce tra il calciatore brasiliano è la città di Bergamo è un legame difficile da creare, legato dal profondo amore reciproco, che passa tra il calciatore e la piazza. A Bergamo ho vissuto i migliori anni della mia carriera. Il gol contro il Napoli sotto la Curva Nord non lo dimenticherò mai. Il tifo bergamasco è eccezionale, i numeri uno. Non potrò mai dimenticarli, ha detto Ferreira Pinto.

Nella mia carriera non ho nessun rimorso. Sicuramente, se non fosse stato per il mio grave infortunio al ginocchio, nel momento top della mia carriera sicuramente sarei approdato in qualche big. Ma zero rimorsi”.

Ferreira Pinto

Dopo Varese e Lecce, l’esperienza in D con il Ponte San Pietro

Dopo Bergamo, il brasiliano è tornato in Serie B al Varese e poi nuovamente in C con il Lecce. Saranno queste se le sue ultime due tappe nel mondo dei professionisti. Ad oggi, Ferreira Pinto ha scelto di ritornare nella sua Bergamo per vestire la maglia del Ponte San Pietro, club militante in Serie D.

Il Ponte San Pietro è la mia seconda casa. Ormai questa è l’ottava stagione, mi trovo benissimo, mi diverto e aiuto i giovani a crescere. Ringrazio tutta la società che crede ancora in me e mi da l’opportunità di continuare a fare quello che mi piace. Inoltre, un ringraziamento speciale va all’allenatore Curioni e al preparatore atletico Matteo Colleoni”.

L’attenzione ai giovani, anche con quella sua autobiografia

Adriano Ferreira Pinto continua a giocare, come ha detto lui stesso, anche per insegnare tanto ai giovani, anche tecnicamente parlando, ma soprattutto per trasmettere la sua forte passione per questo sport alle generazioni future. Da tempo sente l’impulso di trasmettere l’amore per il calcio, così come è accaduto a lui, tramite suo padre.

“Il libro che ho scritto nel 2009, dal titolo «Volevo solo giocare a calcio», racconta la mia storia di vita. È un’autobiografia indirizzata ad un pubblico adolescenziale con lo scopo di trasmettere a loro passione, costanza e impegno senza mai mollare anche quando ti sembra tutto in salita”, ha ricordato il centrocampista brasiliano, chiudendo l’intervista.

A cura di Gerardo Guariglia