Di Gaetano: “Trapani, un entusiasmo così non lo vedevo dai tempi di Morace”

Mercato agli sgoccioli, ma panchine tutte occupate per ora. Francesco Di Gaetano è uno dei tanti allenatori rimasti senza squadra, ma il suo curriculum è di tutto rispetto: classe 1973, palermitano DOC, terminata la carriera da calciatore, decide di “accomodarsi” in panchina per ricoprire il ruolo di allenatore. Dal 2010 al 2015 vice del Trapani di Roberto Boscaglia con cui ha conquistato la storica promozione in Serie B. Nella stagione successiva, sempre a Trapani, ha guidato la Primavera dei siciliani. Poi, l’avventura sulla panchina del Paceco in Serie D, la promozione in D con il Biancavilla, le esperienze sulle panchine di PalazzoloAkragas e Cittanova, prima di approdare a Santa Maria di Castellabate.

Francesco Di Gaetano: “Ho avuto tante richieste, ma ho preferito aspettare”

Per Francesco Di Gaetano non sono mancate le lusinghe da parte di alcuni club: “Avevo tante richieste tra Serie D ed Eccellenza, ma ho preferito aspettare. Volevo alzare un po’ l’asticella. Rispetto agli anni passati c’è stato più interesse verso di me, ma ho valutato con attenzione e declinato tutto. Vengo da due campionati fatti bene e sono convito che non appena si libererà qualche panchina potrei essere uno dei primi candidati. Non ho nessun rimpianto perché alla fine il calcio è anche questo.

Offerte concrete? Sto ricevendo inviti per andare a guardare le partite. Vado perché mi servono per aggiornarmi e capire cosa fanno gli altri. Quando sei senza squadra è il momento giusto per studiare un po’ di più, cosa che quando alleni non riesci a fare. In questo momento sto prendo spunti su come migliorare. Ne approfitto per tranquillizzare tutti gli allenatori perché quando vado allo stadio non vado per provare a rubargli il posto, ma solamente per crescere (ndr). Penso che è giusto che chi non sta allenando vada a vedere un po’ di partite per aggiornarsi”.

“Ricercato da Akragas e Trapani? C’è stata una chiacchierata”

Non sono stato ricercato dal Trapani ha dichiarato -, mentre all’Akragas ho avuto qualche chiacchierata illustrativa con loro. Ad Agrigento ci sono particolarmente legato perché mio papà ha allenato lì vincendo un campionato. Io anche ci ho allenato, ma ho perso una finale playoff che difficilmente potrò dimenticare. Sono scorie negative che purtroppo mi porto ancora dentro. Un giorno mi piacerebbe ritornarci per provare a vincere qualcosa“.

“Trapani, un entusiasmo così non lo vedevo dai tempi di Morace”

A Trapani ho tanti amici e parlando con loro riescono a trasmettermi l’entusiasmo che ha portato il presidente Antonini. Lo percepisci e lo vedi anche dal modo in cui ha fatto i lavori allo stadio, dalla squadra che ha allestito, l’organizzazione e la professionalità che ci mette. Non sta badando a spese sotto l’aspetto strutturale e gestionale.

Il Trapani ha una squadra forte che può tranquillamente ambire alla vittoria del campionato. Antonini vorrebbe centrare l’obiettivo entro marzo, però se dovesse raggiungerla a maggio non credo ci siano problemi (n.d.r.). Mi sembra di rivivere un po’ l’era Morace forse in maniera più colorita, nel senso che c’è ancora più voglia di fare.

Il presidente è un tipo più estroverso rispetto a Morace che era un più riservato. Sono due personaggi diversi ma che hanno a cuore quello che è il futuro di questa squadra. Mi auguro che possano arrivare il più in alto possibile perché lì ho vissuto gli anni più belli della mia carriera. Abbiamo vinto tanti campionati, giocato in Serie B, sfiorato la Serie A. Il Trapani è la squadra da battere nel Girone I”.

Francesco Di Gaetano conclude: “Santa Maria? Le strade si sono divise in maniera serena”

Mi sento onorato di aver allenato il Santa Maria Cilento e di aver conosciuto la famiglia Tavassi, Alberico Guariglia, Angelo Nicoletti e tanti altri. Durante l’anno puoi e non puoi andarci d’accordo, ma fa parte del lavoro. Li ringrazierò sempre perché mi hanno offerto un lavoro. Alla fine è stato un anno positivo sotto l’aspetto dell’entusiasmo che si era creato con la gente che tornava allo stadio.

Spesso mi fermavano per strada dicendo che avevano ritrovato la voglia di andare allo stadio a vedere le partite. A fine stagione si è presa questa decisione che non so se definire giusta o meno, ma ci siamo divisi in maniera molto serena. Quando fai questo lavoro e giri tante città ti porti dietro sempre qualcosa, e io di Santa Maria mi porto tanto”.

Intervista a cura di Gerardo Guariglia

Published by
Redazione